Comune di Quero
Quero
Piazza G. Marconi 1 - 32030 - Quero (BL)
Veneto
tel: 0439 781811 fax: 0439 787584
e-mail: quero@feltrino.bl.it
pec: quero.bl@cert.ip-veneto.net
web: www.feltrino.bl.it
Storia
Le caratterische morfologiche del territorio sono tali da renderlo, nell'antichità, sede privilegiata di un nucleo abitativo fortificato, dominante la "stretta", utilizzabile a scopi strategici di difesa della pianura trevigiana rispetto ad invasioni dal Nord, e di controllo della strada.
E' verosimile, dunque, che la località avesse già ospitato insediamenti umani pre-romani, di cui, però, allo stato attuale, non si sa praticamente nulla. Quero conserva ancora oggi una struttura a perimetro molto approssimativamente rettangolare, scandita nel suo interno in quattro isolati regolari disegnati da un reticolato viario a scacchiera. Il tracciato potrebbe costituire la memoria della primitiva fondazione di un accampamento romano (castra) la cui datazione dovrebbe risalire approssimativamente al primo secolo dopo Cristo. Per il periodo tardo romano e tutto l'alto medioevo nessuna fonte scritta ci conserva il nome Quero.
Si può con sufficiente sicurezza pensare che il villaggio di Quero, già nella seconda metà del '900 d.C. facesse parte amministrativamente del Comitato di Treviso, in seguito alla divisione territoriale voluta da Ottone I re di Germania e Regno Italico. Da questa posizione strategica e geografica ("stretta" rocciosa sul Piave) fu fortificato e sbarrato il passaggio con la contea di Feltre. E' intorno al 1200 che alcune famiglie rurali creano delle proprie vaste basi patrimoniali nel territorio pedemontano, sviluppando il proprio potere a partire da alcuni castelli sulle colline dell'asolano per estendersi poi fino alla zona pedemontana del Piave e, come i "da Castelli", alla "Pieve" di Quero. I da Castelli rappresentavano la fazione ghibellina filoimperiale dei "rossi", in alternativa ai "bianchi" fautori del Papa, e Quero fu la sede del complotto ordito nel 1265 per cacciare il Vescovo da Feltre. Uno scontro armato fra i due partiti, il 15 novembre 1283, si concluse con la vittoria dei "bianchi", guidati da Gherardo da Camino e la sconfitta dei da Castelli. Da Camino diventa quindi signore di Treviso ed estende la propria influenza anche su Quero. Dopo due dominazioni, una austriaca (1319-1329), l'altra scaligera (1329-1338), troppo brevi e precarie per portare nel trevigiano delle modifiche destinate ad incidere, l'annessione da parte di Venezia durò più di quarant'anni (1339-1381) ed ebbe come conseguenza dei mutamenti amministrativi più profondi. Una importante novità è costituita dalla perdita di competenze del Comune di Treviso nella scelta dei magistrati sul territorio del distretto, con la loro nomina da parte della repubblica di Venezia. Altro elemento nuovo è l'importanza che acquistò la linea di confine tra Quero e Feltre, ovvero si afferma nettamente il concetto di un territorio omogeneo su cui si esercitava il potere della Repubblica. E' durante un breve periodo di declino della dominazione veneziana (verso il 1376) che fu avviata la costruzione della fortezza di Castelnuovo sul canale di Quero. Tra il 1384 e il 1388 Quero fu assoggettata prima a Francesco da Carrara e poi definitivamente a Venezia che estese il proprio dominio per più di quattro secoli. Con la conquista veneziana di Feltre nel 1420 Quero cessò di essere un luogo di confine (opere di irrigazione nel 1445). Durante gli anni della Lega di Cambrai, Quero fu teatro di continui scontri per la conquista di Castelnuovo (prima metà del 1500); finita la terribile guerra, il paese di Quero lentamente ebbe una ripresa. Il suo territorio, per quasi tre secoli, non fu più teatro di eventi bellici che lo sconvolgessero così profondamente. Ciò creò i presupposti per uno sviluppo economico. La storia di Quero è legata all'importante strada che vi passava, la Claudia Augusta Altinate che, partendo da Altino ed attraversando la pianura trevigiana, conduceva a Feltre e verso il Nord.
Nel corso del Medioevo, nei suoi percorsi modificati a seguito di inondazioni o smottamenti, ma con un punto di passaggio obbligato nella stratta della Chiusa, la strada continuò a costituire una via di comunicazione europea per mercanti e viaggiatori, oltre a servire per il traffico locale. Accanto alla strada c'era il percorso fluviale del Piave. Tale percorso era certamente meno costoso per le persone, ma soprattutto per le merci rappresentate nel '600 e nel '700 da manufatti tessili, la cui produzione vedeva il paese di Quero altamente impegnato. Come Castelnuovo fungeva da posto di blocco o comunque di controllo (pagamento delle gabelle di transito) sulla strada, così all'altezza di Castelnuovo era possibile fermare o controllare chi scendeva lungo il fiume per mezzo di una catena stesa dalla fortezza alle aree della riva opposta.
Nel periodo napoleonico le circoscrizioni furono radicalmente modificate, distaccando Quero da Treviso. Alla fine del 1807 fu costituito il dipartimento del Bacchiglione, con sede a Vicenza, diviso nei quattro distretti di Vicenza, Schio, Bassano e Asiago; il distretto di Bassano, a sua volta, comprendeva i cantoni di Bassano (composto di 14 Comuni), Asolo (39 Comuni), Marostica (19 Comuni) e Quero (7 Comuni). Nel 1810 il cantone di Quero fu staccato dal dipartimento del Bacchiglione e passò a far parte del dipartimento del Piave, che aveva sede a Belluno e del distretto di Feltre, che era diviso nei cantoni di Feltre, Fonzaso e Quero. Dopo cinquant'anni di dominazione austriaca (passò sotto tale dominazione nel 1813), nel 1866 Quero passò al Regno d'Italia. Il Comune di Quero fu fondato nel 1871, anno nel quale fu anche eletto il primo sindaco, tale Gaspare Bacchetti. Durante la Grande Guerra, Quero subì un'invasione durata 355 giorni, dal 16 novembre 1917 al 31 ottobre 1918; per un anno intero le artiglierie italiane dalla linea del Grappa e quelle nemiche dalla linea del Piave martellarono ogni giorno, incessantemente, la zona di Quero, distruggendo l'intero abitato.
Lo spirito della ritrovata libertà seppe dare la forza per iniziare l'opera di ricostruzione del centro di Quero, attraverso le cooperative costituite (il primo edificio ricostruito di cui si hanno notizie fu la chiesa la cui inaugurazione risale al 1923). Durante tutto il periodo del I conflitto mondiale, l'Amministrazione di Quero si era spostata in territorio non occupato, precisamente a Parma, per continuare così a dirigere il Comune. Alla fine della guerra non esisteva una sola casa abitabile e per accelerare il rientro dei profughi, il Genio Militare aveva allestito una "baraccopoli", destinata ad ospitare ciò che restava della vita del paese. Il periodo della resistenza va ricordato, oltre che per i morti, che furono molti (oltre 830 su 3000 abitanti), anche per gli atti di eroismo e per i sacrifici, nonchè per i valori che l'hanno ispirata e per ciò che di nuovo ha saputo far crescere nelle coscienze.
E' verosimile, dunque, che la località avesse già ospitato insediamenti umani pre-romani, di cui, però, allo stato attuale, non si sa praticamente nulla. Quero conserva ancora oggi una struttura a perimetro molto approssimativamente rettangolare, scandita nel suo interno in quattro isolati regolari disegnati da un reticolato viario a scacchiera. Il tracciato potrebbe costituire la memoria della primitiva fondazione di un accampamento romano (castra) la cui datazione dovrebbe risalire approssimativamente al primo secolo dopo Cristo. Per il periodo tardo romano e tutto l'alto medioevo nessuna fonte scritta ci conserva il nome Quero.
Si può con sufficiente sicurezza pensare che il villaggio di Quero, già nella seconda metà del '900 d.C. facesse parte amministrativamente del Comitato di Treviso, in seguito alla divisione territoriale voluta da Ottone I re di Germania e Regno Italico. Da questa posizione strategica e geografica ("stretta" rocciosa sul Piave) fu fortificato e sbarrato il passaggio con la contea di Feltre. E' intorno al 1200 che alcune famiglie rurali creano delle proprie vaste basi patrimoniali nel territorio pedemontano, sviluppando il proprio potere a partire da alcuni castelli sulle colline dell'asolano per estendersi poi fino alla zona pedemontana del Piave e, come i "da Castelli", alla "Pieve" di Quero. I da Castelli rappresentavano la fazione ghibellina filoimperiale dei "rossi", in alternativa ai "bianchi" fautori del Papa, e Quero fu la sede del complotto ordito nel 1265 per cacciare il Vescovo da Feltre. Uno scontro armato fra i due partiti, il 15 novembre 1283, si concluse con la vittoria dei "bianchi", guidati da Gherardo da Camino e la sconfitta dei da Castelli. Da Camino diventa quindi signore di Treviso ed estende la propria influenza anche su Quero. Dopo due dominazioni, una austriaca (1319-1329), l'altra scaligera (1329-1338), troppo brevi e precarie per portare nel trevigiano delle modifiche destinate ad incidere, l'annessione da parte di Venezia durò più di quarant'anni (1339-1381) ed ebbe come conseguenza dei mutamenti amministrativi più profondi. Una importante novità è costituita dalla perdita di competenze del Comune di Treviso nella scelta dei magistrati sul territorio del distretto, con la loro nomina da parte della repubblica di Venezia. Altro elemento nuovo è l'importanza che acquistò la linea di confine tra Quero e Feltre, ovvero si afferma nettamente il concetto di un territorio omogeneo su cui si esercitava il potere della Repubblica. E' durante un breve periodo di declino della dominazione veneziana (verso il 1376) che fu avviata la costruzione della fortezza di Castelnuovo sul canale di Quero. Tra il 1384 e il 1388 Quero fu assoggettata prima a Francesco da Carrara e poi definitivamente a Venezia che estese il proprio dominio per più di quattro secoli. Con la conquista veneziana di Feltre nel 1420 Quero cessò di essere un luogo di confine (opere di irrigazione nel 1445). Durante gli anni della Lega di Cambrai, Quero fu teatro di continui scontri per la conquista di Castelnuovo (prima metà del 1500); finita la terribile guerra, il paese di Quero lentamente ebbe una ripresa. Il suo territorio, per quasi tre secoli, non fu più teatro di eventi bellici che lo sconvolgessero così profondamente. Ciò creò i presupposti per uno sviluppo economico. La storia di Quero è legata all'importante strada che vi passava, la Claudia Augusta Altinate che, partendo da Altino ed attraversando la pianura trevigiana, conduceva a Feltre e verso il Nord.
Nel corso del Medioevo, nei suoi percorsi modificati a seguito di inondazioni o smottamenti, ma con un punto di passaggio obbligato nella stratta della Chiusa, la strada continuò a costituire una via di comunicazione europea per mercanti e viaggiatori, oltre a servire per il traffico locale. Accanto alla strada c'era il percorso fluviale del Piave. Tale percorso era certamente meno costoso per le persone, ma soprattutto per le merci rappresentate nel '600 e nel '700 da manufatti tessili, la cui produzione vedeva il paese di Quero altamente impegnato. Come Castelnuovo fungeva da posto di blocco o comunque di controllo (pagamento delle gabelle di transito) sulla strada, così all'altezza di Castelnuovo era possibile fermare o controllare chi scendeva lungo il fiume per mezzo di una catena stesa dalla fortezza alle aree della riva opposta.
Nel periodo napoleonico le circoscrizioni furono radicalmente modificate, distaccando Quero da Treviso. Alla fine del 1807 fu costituito il dipartimento del Bacchiglione, con sede a Vicenza, diviso nei quattro distretti di Vicenza, Schio, Bassano e Asiago; il distretto di Bassano, a sua volta, comprendeva i cantoni di Bassano (composto di 14 Comuni), Asolo (39 Comuni), Marostica (19 Comuni) e Quero (7 Comuni). Nel 1810 il cantone di Quero fu staccato dal dipartimento del Bacchiglione e passò a far parte del dipartimento del Piave, che aveva sede a Belluno e del distretto di Feltre, che era diviso nei cantoni di Feltre, Fonzaso e Quero. Dopo cinquant'anni di dominazione austriaca (passò sotto tale dominazione nel 1813), nel 1866 Quero passò al Regno d'Italia. Il Comune di Quero fu fondato nel 1871, anno nel quale fu anche eletto il primo sindaco, tale Gaspare Bacchetti. Durante la Grande Guerra, Quero subì un'invasione durata 355 giorni, dal 16 novembre 1917 al 31 ottobre 1918; per un anno intero le artiglierie italiane dalla linea del Grappa e quelle nemiche dalla linea del Piave martellarono ogni giorno, incessantemente, la zona di Quero, distruggendo l'intero abitato.
Lo spirito della ritrovata libertà seppe dare la forza per iniziare l'opera di ricostruzione del centro di Quero, attraverso le cooperative costituite (il primo edificio ricostruito di cui si hanno notizie fu la chiesa la cui inaugurazione risale al 1923). Durante tutto il periodo del I conflitto mondiale, l'Amministrazione di Quero si era spostata in territorio non occupato, precisamente a Parma, per continuare così a dirigere il Comune. Alla fine della guerra non esisteva una sola casa abitabile e per accelerare il rientro dei profughi, il Genio Militare aveva allestito una "baraccopoli", destinata ad ospitare ciò che restava della vita del paese. Il periodo della resistenza va ricordato, oltre che per i morti, che furono molti (oltre 830 su 3000 abitanti), anche per gli atti di eroismo e per i sacrifici, nonchè per i valori che l'hanno ispirata e per ciò che di nuovo ha saputo far crescere nelle coscienze.