Comune di Sedico
Sedico
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Veneto
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Storia
Un centinaio di manufatti litici in selce (grattatoi, lame, punte, schegge, nuclei, ecc.) rinvenuti verso la metà di gennaio 2003 sparsi per un raggio di circa cento metri, in un campo arato in profondità, tra gli abitati di Sgréi e Triva (quindi in zona collinare molto panoramica), fa pensare che in quel luogo tra il tardo Neolitico e l’Eneolitico (ossia nelle ultime fasi dell’Età della Pietra e precisamente da 5.500 a 4.000 anni or sono) sia esistito il più antico insediamento, finora conosciuto, nel comune di Sedico. Doveva trattarsi di un piccolo villaggio composto di alcune capanne e abitato da un esiguo nucleo dei primi agricoltori che inizieranno così il popolamento della Val Belluna. Un’altra ventina di manufatti, però alquanto rovinati, era stata rinvenuta un anno prima a Triva.
Nell’estate del 2003 il gruppo archeologico agordino A.R.C.A. ha effettuato la prima campagna di scavo nel riparo sotto roccia, probabilmente di antichi pastori, scoperto qualche anno prima in Val del Mus, una laterale della Val Pegolèra, nelle vicinanze di Agre, in comune di Sedico e all’interno del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Dai reperti trovati (cocci di vasi e una punta di freccia in selce) si fa risalire la frequentazione del sito ad un’epoca preistorica dell’Età del Bronzo ancora in fase di definizione. Le campagne di scavo dei prossimi anni, finanziate dall’Ente Parco, dovrebbero fornire ulteriori informazioni su questi pastori forse legati in qualche modo ai primi abitanti del castelliere di Noàl.
Il più importante insediamento umano dell’antichità in comune di Sedico risale alla tarda Età del Bronzo (1.200 a.C. circa) ed è stato portato alla luce nel 1986, in località Noàl, su di un colle denominato "dei Mirabèi". Si tratta di un castelliere (villaggio fortificato in altura), forse l’unico del Veneto ancora integro, situato sulla sommità di tale colle, in luogo dominante la pianura e facilmente difendibile: lo testimoniano le poderose e complesse strutture murarie sovrapposte a secco, ancora visibili.
Un’indagine preliminare, del gennaio 1994, e cinque campagne di scavo (autunno 1994, estate 1996, primavera 2000, estate 2001 e autunno 2002), curate dal Comune di Sedico e dalla Soprintendenza Archeologica del Veneto (col determinante contributo della Comunità Europea, della Fondazione Cassa di Risparmio di VR-VI-BL-AN e della Regione del Veneto) hanno consentito di accertare che, successivamente all’Età del Bronzo, il complesso fu abitato anche nell’ Età di passaggio tra Bronzo e Ferro (IX sec. a.C.) e nella tarda Età del Ferro (IV - III sec. a.C.), vale a dire verso la fine della cultura Paleoveneta, di cui è attestata ai piedi del castelliere, in località Curzoi, la presenza di sepolture, in una delle quali, negli anni ‘60 del secolo scorso, fu rinvenuta una splendida fibula a navicella di bronzo, tutta lavorata, tipica, appunto, dei Veneti antichi. E proprio i reperti del castelliere (strumenti in selce, mezzo falcetto di bronzo, spilloni di bronzo e una fusaiola di terracotta usata per filare), unitamente ai cocci ceramici lì rinvenuti e ad alcuni campioni di carboni ivi prelevati negli strati hanno permesso di datare le varie epoche di frequentazione del sito dei Mirabèi e di attribuire il primo insediamento ad una popolazione di cultura sub appenninica, forse proveniente dall’Italia centrale. Non è stato ancora possibile stabilire quali genti (certamente molte persone) abbiano in due distinti momenti tra il IX e il IV secolo a.C. fortificato la cima del colle innalzando un alto terrapieno di muro a secco, che mostra tracce vistose di un incendio, usando la tecnica dei gradoni. L’ipotesi è che il castelliere di Noàl, situato in un punto strategico all’incrocio di due importanti valli, facesse parte di un sistema di fortificazioni poste su entrambe le rive del Cordevole e del Piave, nel tratto pianeggiante compreso fra Sedico e Feltre, a controllare e difendere la via dei metalli, che provenivano dalle valli del Mis e Imperina (quest’ultima famosa per il suo rame). Il sito, abbandonato in epoca romana, fu poi riutilizzato, anche da consistenti nuclei, in epoca medievale (dal VI sec. Al 1196). Si spera che i vari Enti continuino a finanziare gli scavi e gli studi al fine di rendere fruibile entro breve tempo l’area che è stata donata dalla proprietaria Iole Pasa Fumei nel 1998 al Comune di Sedico, per farne un parco archeologico.
Numerosi sono i segni che attestano la presenza dei Romani nel nostro comune, sia sotto forma di reperti archeologici, ora esposti al Museo Civico di Belluno, sia di rinvenimenti occasionali, in gran parte andati dispersi: un’arca funeraria a Maieràn, alcune tombe a Pasa, forse un mausoleo a Libàno dedicato a Giove, di cui resta solo una lapide ora murata esternamente nella vecchia chiesa parrocchiale sconsacrata. Meritano poi di essere segnalati, nella parte meridionale del comune, le tracce della centuriazione con i relativi cippi di confinazione ed il tratto, da Longàno a San Fermo, di un’importante strada romana proveniente da Feltre e diretta a Belluno, che l’archeologo Alessio De Bon ritenne, nel 1938, essere la Via Claudia Augusta. Detta strada, nell’attraversamento del nostro territorio, è ancora ben riconoscibile nei due guadi a Longàno, sul colle di Santa Susanna (fra Longàno e Triva), vicino al roccolo di Pasa e nel tratto verso San Fermo. Interessanti sono i toponimi, fra Longàno e Triva, strada delle laste, per il fondo lastricato naturalmente, e ca10 stelet, ossia torri di guardia, dove dieci anni fa furono rinvenuti tre recipienti di bronzo, sicuramente corredo di un soldato romano, ora custoditi al Museo Civico di Belluno. La via meriterebbe di essere ripulita e segnalata, anche per evitarne la distruzione. Altre strade minori romane attraversavano le frazioni del comune di Sedico: in una di esse, nei pressi di Mas, su una collina, sono stati rinvenuti qualche anno fa i resti di una torre di guardia con reperti romani (borchie militari di bronzo a margherita, risalenti al I-III sec. d.C.). Infine, sono di sicura origine romana parecchi toponimi, che si possono suddividere in due gruppi: quelli in "ico" ed "igo" (come Sedico) sono i più antichi e riprendono l’uso celtico della terminazione dei nomi propri, per indicare i possessori dei terreni; quelli in "ano" (come Bribàno, Longàno, Libàno) si riferiscono alla colonizzazione esclusivamente romana.
Nell’estate del 2003 il gruppo archeologico agordino A.R.C.A. ha effettuato la prima campagna di scavo nel riparo sotto roccia, probabilmente di antichi pastori, scoperto qualche anno prima in Val del Mus, una laterale della Val Pegolèra, nelle vicinanze di Agre, in comune di Sedico e all’interno del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Dai reperti trovati (cocci di vasi e una punta di freccia in selce) si fa risalire la frequentazione del sito ad un’epoca preistorica dell’Età del Bronzo ancora in fase di definizione. Le campagne di scavo dei prossimi anni, finanziate dall’Ente Parco, dovrebbero fornire ulteriori informazioni su questi pastori forse legati in qualche modo ai primi abitanti del castelliere di Noàl.
Il più importante insediamento umano dell’antichità in comune di Sedico risale alla tarda Età del Bronzo (1.200 a.C. circa) ed è stato portato alla luce nel 1986, in località Noàl, su di un colle denominato "dei Mirabèi". Si tratta di un castelliere (villaggio fortificato in altura), forse l’unico del Veneto ancora integro, situato sulla sommità di tale colle, in luogo dominante la pianura e facilmente difendibile: lo testimoniano le poderose e complesse strutture murarie sovrapposte a secco, ancora visibili.
Un’indagine preliminare, del gennaio 1994, e cinque campagne di scavo (autunno 1994, estate 1996, primavera 2000, estate 2001 e autunno 2002), curate dal Comune di Sedico e dalla Soprintendenza Archeologica del Veneto (col determinante contributo della Comunità Europea, della Fondazione Cassa di Risparmio di VR-VI-BL-AN e della Regione del Veneto) hanno consentito di accertare che, successivamente all’Età del Bronzo, il complesso fu abitato anche nell’ Età di passaggio tra Bronzo e Ferro (IX sec. a.C.) e nella tarda Età del Ferro (IV - III sec. a.C.), vale a dire verso la fine della cultura Paleoveneta, di cui è attestata ai piedi del castelliere, in località Curzoi, la presenza di sepolture, in una delle quali, negli anni ‘60 del secolo scorso, fu rinvenuta una splendida fibula a navicella di bronzo, tutta lavorata, tipica, appunto, dei Veneti antichi. E proprio i reperti del castelliere (strumenti in selce, mezzo falcetto di bronzo, spilloni di bronzo e una fusaiola di terracotta usata per filare), unitamente ai cocci ceramici lì rinvenuti e ad alcuni campioni di carboni ivi prelevati negli strati hanno permesso di datare le varie epoche di frequentazione del sito dei Mirabèi e di attribuire il primo insediamento ad una popolazione di cultura sub appenninica, forse proveniente dall’Italia centrale. Non è stato ancora possibile stabilire quali genti (certamente molte persone) abbiano in due distinti momenti tra il IX e il IV secolo a.C. fortificato la cima del colle innalzando un alto terrapieno di muro a secco, che mostra tracce vistose di un incendio, usando la tecnica dei gradoni. L’ipotesi è che il castelliere di Noàl, situato in un punto strategico all’incrocio di due importanti valli, facesse parte di un sistema di fortificazioni poste su entrambe le rive del Cordevole e del Piave, nel tratto pianeggiante compreso fra Sedico e Feltre, a controllare e difendere la via dei metalli, che provenivano dalle valli del Mis e Imperina (quest’ultima famosa per il suo rame). Il sito, abbandonato in epoca romana, fu poi riutilizzato, anche da consistenti nuclei, in epoca medievale (dal VI sec. Al 1196). Si spera che i vari Enti continuino a finanziare gli scavi e gli studi al fine di rendere fruibile entro breve tempo l’area che è stata donata dalla proprietaria Iole Pasa Fumei nel 1998 al Comune di Sedico, per farne un parco archeologico.
Numerosi sono i segni che attestano la presenza dei Romani nel nostro comune, sia sotto forma di reperti archeologici, ora esposti al Museo Civico di Belluno, sia di rinvenimenti occasionali, in gran parte andati dispersi: un’arca funeraria a Maieràn, alcune tombe a Pasa, forse un mausoleo a Libàno dedicato a Giove, di cui resta solo una lapide ora murata esternamente nella vecchia chiesa parrocchiale sconsacrata. Meritano poi di essere segnalati, nella parte meridionale del comune, le tracce della centuriazione con i relativi cippi di confinazione ed il tratto, da Longàno a San Fermo, di un’importante strada romana proveniente da Feltre e diretta a Belluno, che l’archeologo Alessio De Bon ritenne, nel 1938, essere la Via Claudia Augusta. Detta strada, nell’attraversamento del nostro territorio, è ancora ben riconoscibile nei due guadi a Longàno, sul colle di Santa Susanna (fra Longàno e Triva), vicino al roccolo di Pasa e nel tratto verso San Fermo. Interessanti sono i toponimi, fra Longàno e Triva, strada delle laste, per il fondo lastricato naturalmente, e ca10 stelet, ossia torri di guardia, dove dieci anni fa furono rinvenuti tre recipienti di bronzo, sicuramente corredo di un soldato romano, ora custoditi al Museo Civico di Belluno. La via meriterebbe di essere ripulita e segnalata, anche per evitarne la distruzione. Altre strade minori romane attraversavano le frazioni del comune di Sedico: in una di esse, nei pressi di Mas, su una collina, sono stati rinvenuti qualche anno fa i resti di una torre di guardia con reperti romani (borchie militari di bronzo a margherita, risalenti al I-III sec. d.C.). Infine, sono di sicura origine romana parecchi toponimi, che si possono suddividere in due gruppi: quelli in "ico" ed "igo" (come Sedico) sono i più antichi e riprendono l’uso celtico della terminazione dei nomi propri, per indicare i possessori dei terreni; quelli in "ano" (come Bribàno, Longàno, Libàno) si riferiscono alla colonizzazione esclusivamente romana.