Comune di Galliera Veneta
Galliera Veneta
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Veneto
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Approfondimenti
Villa ImperialeStoria
La presenza a Galliera della nobile famiglia veneziana dei Cappello, è testimoniata nel 1530 da un documento di acquisto di terre.
Recenti studi avvalorano l'ipotesi che il palazzo esisteva già quantomeno dal 1534, costituito da un piano terreno, da un piano superiore e da una bottega, facendo conseguentemente naufragare l'attribuzione dell'opera al Palladio. I caratteri stilistici della parte più antica della villa Cappello indicano che l'autore agiva nell'ambito della cultura padovana e non vicentina, al di fuori cioè di qualsiasi suggestione palladiana.
Successivi ampliamenti e modifiche hanno reso il complesso grandioso: il palazzo presenta un lungo prospetto ritmato da coppie di lesene su cui appoggia una lunga trabeazione che abbraccia l'intero edificio. Ha ingresso colonnato e sopraelevazione con terrazza e lanterna. Di fronte al pronao d'ingresso c'è una bella fontana.
Di fronte ci sono due barchesse porticate, separate verso la strada da una cancellata in ferro. L'estremità delle barchesse si conclude con due torri merlate con tetto a pagoda. La barchessa a ovest ha incorporato l'oratorio che verso l'esterno presenta una facciata classica, con il frontone coronato di statue.
A Galliera i Cappello avevano vastissime proprietà: nel 1797, alla fine della Repubblica di Venezia, possedevano oltre 1700 campi, più case, osterie, beccarie, diritti "di far pane", diritti "di acqua" (nel 1630 avevano fatto deviare una roggia dal Brenta, detta ancor oggi "Cappella"). C'erano un mulino, una cartiera, una sega, un maglio di ferro, facenti parte di un grosso patrimonio e di rendite che giustificavano la costruzione della villa.
Il complesso monumentale, pur nell'insieme integro, ha subito notevoli interventi: il brolo, ora chiamato parco dell'Imperatrice, è diventato parco all'inglese su progetto dello scenografo Francesco Bagnara. l'area del brolo venne ridotta di dimensioni e modificata con inserti romantici, come laghetti e ponticelli sospesi.
Dal 1808 ci furono vari passaggi di proprietà, nel 1858 divenne proprietà di Anna Maria di Savoia che aveva sposato Ferdinando I imperatore austriaco: da allora la villa si chiamò Imperiale. Successivamente nel 1896 la Villa venne acquistata dalla famiglia Raggio De Micheli di Genova.
Durante la prima guerra mondiale la Villa fu sede del Comando della IV Armata Italiana, come ricorda un'iscrizione nel parco.
Nel 1929 la Villa, nel complesso decaduta, veniva posta all'asta. La Villa fu rilevata dall'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale che la trasformò in Sanatorio.
Attualmente è sede di alcuni reparti dipendenti dall'U.L.S.S. n° 15 Cittadella-Camposampiero.
La chiesa di San Giacomo di Crefanesco, contitolare della parrocchia di Galliera Veneta già dal 1425, assumendo le sembianze di sacello campestre, conferma l'ipotesi della sua antichità e priorità rispetto alla Chiesa di Santa Maria Maddalena.
La chiesa di San Giacomo si presenta a croce greca, con campanile ora congiunto alla parte presbiteriale, orientata secondo la disposizione liturgica antica, fornita di elevato tamburo sopra l'incrocio.
E' evidente un riassetto che ha alterato, oltre misura, l'altezza dell'edificio, l'abitacolo, mantenendo l'impianto romano o esarcale della crociera, era sicuramente privo delle grandi finestre termali, al cui posto dovevano essere le solite, strette feritoie, con strombatura all'interno.
La facciata, classicamente elaborata in età recente, in origine era semplice frontespizio monofastigato o a capanna, privo di ornamenti.
I restauri radicali, cioè le alterazioni di fondo, con la sostituzione dell'altare, furono compiute nel 1603 e successivamente nel 1729. Nel 1967 la chiesa perdeva anche la recinzione del sagrato, fatto con il consueto muro di sassi, alternati a file di mattoni, forse di origine trecentesca, elemento, comunque, necessario per un'area destinata ad uso cimiteriale.
Nelle vicinanze un capitello votivo, recentemente restaurato, completa il suggestivo ambiente.
Intitolata a Santa Maria Maddalena, è stata costruita sull'area di quella vecchia, dal 17223 al 1747, su disegno di Giorgio Massari.
La sua architettura è costituita da un'ampia navata a base rettangolare e dalla tribuna quadrata dell'altare, sui lati si aprono, due per fianco, le cappelle incorniciate da pilastri sporgenti dalla parete con capitelli corinzi sormontati da architrave e cornice su cui poggia il soffitto a bauletto.
La facciata si presenta, come le consuete e coerenti soluzioni massariane, con l'ordine classico a quattro paraste e capitello corinzio, sopra la zoccolatura. Oltre l'architrave e la cornice vi è un frontone incorniciato dal timpano, sorretto da dentelli. Negli intercolumni laterali, due nicchie con le statue di San Giovanni Battista e di San Giacomo.
La parte artisticamente più rilevante della chiesa è data dall'insieme dei cinque altari che occupano la cappella maggiore e le quattro laterali, dove Giuseppe Bernardi scolpì le statue con elegante base di sostegno. Le statue, in marmo bianco di Carrara, raffigurano San Valentino prete, La Crocefissione con i santi Rocco e Domenico, Sant'Antonio da Padova, Santa Maria Maddalena, a questo assieme si dovrebbe aggiungere la statua della Madonna del Rosario, alienata in passato.
Il grande soffitto, dipinto nel 1804, da scuola di G.B. Canal, raffigura La penitenza e la glorificazione di Santa Maria Maddalena, mentre il tondo del presbiterio dello stesso pittore esprime Il trionfo dell'Eucarestia.
L'altare maggiore è pure del Bernardi, con gli angeli ai lati del tempietto ostensoriale. La pala raffigurante San Giovanni Battista dipinta da Domenico Pellegrini originariamente era collocata nell'oratorio della villa Imperiale dedicato al santo.
Recenti studi avvalorano l'ipotesi che il palazzo esisteva già quantomeno dal 1534, costituito da un piano terreno, da un piano superiore e da una bottega, facendo conseguentemente naufragare l'attribuzione dell'opera al Palladio. I caratteri stilistici della parte più antica della villa Cappello indicano che l'autore agiva nell'ambito della cultura padovana e non vicentina, al di fuori cioè di qualsiasi suggestione palladiana.
Successivi ampliamenti e modifiche hanno reso il complesso grandioso: il palazzo presenta un lungo prospetto ritmato da coppie di lesene su cui appoggia una lunga trabeazione che abbraccia l'intero edificio. Ha ingresso colonnato e sopraelevazione con terrazza e lanterna. Di fronte al pronao d'ingresso c'è una bella fontana.
Di fronte ci sono due barchesse porticate, separate verso la strada da una cancellata in ferro. L'estremità delle barchesse si conclude con due torri merlate con tetto a pagoda. La barchessa a ovest ha incorporato l'oratorio che verso l'esterno presenta una facciata classica, con il frontone coronato di statue.
A Galliera i Cappello avevano vastissime proprietà: nel 1797, alla fine della Repubblica di Venezia, possedevano oltre 1700 campi, più case, osterie, beccarie, diritti "di far pane", diritti "di acqua" (nel 1630 avevano fatto deviare una roggia dal Brenta, detta ancor oggi "Cappella"). C'erano un mulino, una cartiera, una sega, un maglio di ferro, facenti parte di un grosso patrimonio e di rendite che giustificavano la costruzione della villa.
Il complesso monumentale, pur nell'insieme integro, ha subito notevoli interventi: il brolo, ora chiamato parco dell'Imperatrice, è diventato parco all'inglese su progetto dello scenografo Francesco Bagnara. l'area del brolo venne ridotta di dimensioni e modificata con inserti romantici, come laghetti e ponticelli sospesi.
Dal 1808 ci furono vari passaggi di proprietà, nel 1858 divenne proprietà di Anna Maria di Savoia che aveva sposato Ferdinando I imperatore austriaco: da allora la villa si chiamò Imperiale. Successivamente nel 1896 la Villa venne acquistata dalla famiglia Raggio De Micheli di Genova.
Durante la prima guerra mondiale la Villa fu sede del Comando della IV Armata Italiana, come ricorda un'iscrizione nel parco.
Nel 1929 la Villa, nel complesso decaduta, veniva posta all'asta. La Villa fu rilevata dall'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale che la trasformò in Sanatorio.
Attualmente è sede di alcuni reparti dipendenti dall'U.L.S.S. n° 15 Cittadella-Camposampiero.
La chiesa di San Giacomo di Crefanesco, contitolare della parrocchia di Galliera Veneta già dal 1425, assumendo le sembianze di sacello campestre, conferma l'ipotesi della sua antichità e priorità rispetto alla Chiesa di Santa Maria Maddalena.
La chiesa di San Giacomo si presenta a croce greca, con campanile ora congiunto alla parte presbiteriale, orientata secondo la disposizione liturgica antica, fornita di elevato tamburo sopra l'incrocio.
E' evidente un riassetto che ha alterato, oltre misura, l'altezza dell'edificio, l'abitacolo, mantenendo l'impianto romano o esarcale della crociera, era sicuramente privo delle grandi finestre termali, al cui posto dovevano essere le solite, strette feritoie, con strombatura all'interno.
La facciata, classicamente elaborata in età recente, in origine era semplice frontespizio monofastigato o a capanna, privo di ornamenti.
I restauri radicali, cioè le alterazioni di fondo, con la sostituzione dell'altare, furono compiute nel 1603 e successivamente nel 1729. Nel 1967 la chiesa perdeva anche la recinzione del sagrato, fatto con il consueto muro di sassi, alternati a file di mattoni, forse di origine trecentesca, elemento, comunque, necessario per un'area destinata ad uso cimiteriale.
Nelle vicinanze un capitello votivo, recentemente restaurato, completa il suggestivo ambiente.
Intitolata a Santa Maria Maddalena, è stata costruita sull'area di quella vecchia, dal 17223 al 1747, su disegno di Giorgio Massari.
La sua architettura è costituita da un'ampia navata a base rettangolare e dalla tribuna quadrata dell'altare, sui lati si aprono, due per fianco, le cappelle incorniciate da pilastri sporgenti dalla parete con capitelli corinzi sormontati da architrave e cornice su cui poggia il soffitto a bauletto.
La facciata si presenta, come le consuete e coerenti soluzioni massariane, con l'ordine classico a quattro paraste e capitello corinzio, sopra la zoccolatura. Oltre l'architrave e la cornice vi è un frontone incorniciato dal timpano, sorretto da dentelli. Negli intercolumni laterali, due nicchie con le statue di San Giovanni Battista e di San Giacomo.
La parte artisticamente più rilevante della chiesa è data dall'insieme dei cinque altari che occupano la cappella maggiore e le quattro laterali, dove Giuseppe Bernardi scolpì le statue con elegante base di sostegno. Le statue, in marmo bianco di Carrara, raffigurano San Valentino prete, La Crocefissione con i santi Rocco e Domenico, Sant'Antonio da Padova, Santa Maria Maddalena, a questo assieme si dovrebbe aggiungere la statua della Madonna del Rosario, alienata in passato.
Il grande soffitto, dipinto nel 1804, da scuola di G.B. Canal, raffigura La penitenza e la glorificazione di Santa Maria Maddalena, mentre il tondo del presbiterio dello stesso pittore esprime Il trionfo dell'Eucarestia.
L'altare maggiore è pure del Bernardi, con gli angeli ai lati del tempietto ostensoriale. La pala raffigurante San Giovanni Battista dipinta da Domenico Pellegrini originariamente era collocata nell'oratorio della villa Imperiale dedicato al santo.