Comune di Villanova di Camposampiero
Villanova di Camposampiero
Via Caltana 172 - 35010 - Villanova di Camposampiero (PD)
Veneto
tel: 049 9222111 fax: 049 9222105
e-mail: urp@comune.villanova.pd.it
pec: villanova.pd@cert.ip-veneto.net
web: www.comune.villanova.pd.it
Storia
La storia di Villanova ha i punti significativi nella romanità del suo territorio, nella Pieve di S. Prosdocimo oltre Brenta, nei signori feudali con i quali compare il nome stesso di Villanova, nel comune rurale che gestiva il suo ambiente, nella nobile famiglia veneziana dei Ruzzini che nel secolo XVII si era inserita nell'agglomerato. Con la caduta della Repubblica veneta nel 1797 prenderà avvio il comune e la storia recente del luogo.
L'inizio, dunque, si colloca in epoca romana con la centuriazione. Il territorio di Villanova è, infatti, segnato dal "Graticolato romano". Alcuni studiosi pensano che il graticolato sia stato costruito a partire dal 41 a.C., altri ritengono, invece, che esso risalga al primo secolo d. C. Certo è che la gran parte dei reperti romani rinvenuti nel territorio del graticolato appartengono al primo secolo dopo Cristo. Il graticolato conserva la struttura viaria origiale, segnata da quadrati di m. 710, 40 per lato; è una rete di strade che si incrociano ad angolo retto, disposte secondo i punti cardinali: da settentrione a mezzogiorno erano dette cardini, da oriente a ponente erano dette decumani. A tale orientamento si adeguavano le altre strutture del territorio: i campi, i filari, i fossati e, inoltre, le chiese parrocchiali, le ville dei signori, le case coloniche. In questa struttura è inserito il territorio di Villanova.
Al dissolversi della romanità e in epoca medievale, primi ad apparire furono gli insediamenti raggruppati intorno ad una chiesa chiesa. I primi centri religiosi fondati in campagna erano le pievi alle quali confluivano gli abitanti dalle aree circostanti per le funzioni del culto. Alla pieve convergeva la vita religiosa e anche quella sociale ed economica. Una pieve venne fondata anche nel territorio di Villanonova e porta il nome significativo del simbolo della Chiesa padovana, S. Prosdocimo, al quale nome si aggiungeva l'indicazione del sito oltre Brenta, il fiume che era il limite meridionale del graticolato. La Pieve di S. Prosdocimo oltre Brenta è di origine antica. Alcuni studiosi la ritengono edificata prima dell'arrivo dei Longobardi, popolo qui calato nel 568 attraverso il Friuli e che nel 602 incendiò e devastò Padova. Questa pieve viene ciatata nel 1297 nel pontificio Rationem decimarum Italiae, dal quale si apprende che da essa dipendono le cappelle, poi diventate parrocchie, di Sant'Andrea di Codiverno, della SS. Trinità di Codiverno, di San daniele di Reschigliano, di Santa Maria di Murelle, di Sant'Ambrogio di Pionca e di San Giacomo di Caselle. Ora di questa antica Pieve resta solo il ricordo nella vecchia parrocchiale di Villanova.
Notizie precise del primo centro abitato di Villanova cominciamo ad averle nel Medioevo e precisamente a partire dal 1109, quando la contessa Matilde di Canossa restituisce al vescovo di Ferrara, Landolfo, dei beni situati anche nel padovano e alcuni a Villanova. Oltre mezzo secolo più tardi, nel 1173, si nomina ancora Villanova, quando gli Alvarotti, antica e nobile famiglia padovana, acquista la signoria del luogo da Cunizza, moglie del conte padovano Giacomo Manfredini. E' allora che, come riporta il Codice Capodilista, Illi de Alvarotis fortilicium in Villa Nova, sine privilegio fecerunt, cioè costruirono, o rifecero il castello o meglio il fortilizio al quale non erano annessi privilegi feudali. Se conosciamo dove era situata la Pieve di S. Prosdocimo oltre Brenta, fondata secoli prima, non si ha memoria invece del luogo dove stava il fortilizio di Villanova che era insediamento non coincidente, ma distinto dalla pieve: dal 1200 e oltre, infatti, si nominano quali centri separati. E' stata avanzata l'ipotesi che tale complesso edilizio fosse situato dove si trova l'attuale sede municipale di Villanova di Camposampiero che era la villeggiatura, il palazzo, dei patrizi veneziani Ruzzini, presenti a Villanova dal 1600. Successivamente, gli Statuti padovani, come ricorda lo storico Bernardino Scardeone, a partire dal 1265, nominano Villanova dominorum Avaroti et Hengulfi, e ancora nel 1275 Alvaroto e Jacopo, figlio di Corrado da Villanova, illustri giureconsulti discendenti di questo nobile casato. Il medioevo a Villanova è rappresentato anche dalla feudataria Speronella e più tardi dai Camposampiero. La feudataria Speronella per redimere la sua vita dissoluta, spregiudicata e avventurosa nel 1192 beneficò monasteri, ospedali e chiese, fra le quali la Pieve di S. Prosdocimo oltre Brenta e la chiesa di Murelle. Alla potente famiglia dei Camposampiero apparteneva Guglielmo II, il quale a Villanova e dintorni possedeva delle terre. Era un valoroso uomo d'arme e fu sepolto nella chiesa di s. Prospdocimo: sul pavimento stava una pietra sepolcrale bianca con questa iscrizione: Hic iacet nobilis miles Gulielmus - de Campisamperio, anno MCCCLXXIV. A questo casato appartennero grandi e potenti feudatari, prima amici e poi nemici di Ezzelino III da Romano. A quell'epoca, nel 1258, risale un fatto crudele, quando alcune compagnie di mercenari al soldo del tiranno effettuarono scorrerie e saccheggi nel padovano e poi si fermarono a Villanova. Essi, al sopraggiungere dei soccorsi inviati dal Comune di Padova, fuggirono dopo aver incendiato il paese, ma, raggiunti, vennero tutti uccisi, ad eccezione di 27 che furono consegnati al Podestà della Città del Santo. Questi diede l'ordine di strappare loro gli occhi, ad eccezione di due, ai quali venne tolto un occhio solo, perché conduccessero ad Ezzelino gli altri accecati. Al medioevo si fanno risalire anche due santi. Uno era S. Gualberto - o Alberto - al quale fino al secolo XVII e oltre era intitolata la chiesetta di Mussolini; chiesa campestre si diceva nel 1656, appartenente al Comun di Mussolini: il piccolo agglomerato pertanto appariva organizzato in autonomia, almeno per quanto riguardava la gestione del suo oratorio. Dell'altro santo, S. Engulfo, il cui culto è durato a lungo, le spoglie erano conservate sull'altare a lui consacrato nella chiesa di S. Prosdocimo oltre Brenta.
La storia concreta di Villanova comincia ad emergere dal secolo XIII, quando negli Statuti padovani gli agglomerati rurali vengono chiamati a concorrere al recupero del territorio, con la costruzione di strade, ponti, argini, ecc. Tali agglomerati erano indicati come ville nel senso di villaggi ed erano abitate da un gruppo di famiglie associate. Le ville erano organismi sociali, anche politici, organizzati intorno al luogo di culto. La chiesa era possesso della villa, bene comune, mantenuto e spesse volte costruito dalle stesse famiglie che componevano questo organismo primitivo a carattere amministrativo e relativamente autonomo che assumerà poi una fisionomia ben precisa e conosciuta anche dalla Serenissima che lo inserirà nel suo ordinamento amministrativo. Il termine villa si continuerà ad usare per secoli, fino alla caduta della Repubblica veneta nel 1797. Le ville che emergono alla storia negli Statuti padovani erano documentate anche prima del XII sec.: Villanova nel 1109, Murelle nel 1119, Puotti nel 1127 e Mussolini nel 1234; ma le ville dal secolo XIII cominciarono ad apparire quali organismi amministrativi primitivi che dal comune di Padova ricevevano ordini per il recupero del loro stesso ambiente.
Il 1300 fu tumultuoso per le rivalità e le guerre tra signori i quali detenevano il potere nelle città: a Padova stavano i da Carrara, i quali furono coinvolti di continuo nelle lotte per il potere. Una loro importante base di operazioni militari era il castello di Camposampiero e, seppure non si sia a conoscenza di fatti notevoli accaduti a Villanova, è da presumere che in qualche modo anche il nostro territorio sia stato coinvolto a cominciare dal prelievo forzato di vettovaglie per il rifornimento delle milizie.
Dal 1405, quando la repubblica di Venezia prese ad estendere il suo dominio sulla terraferma, il territorio attuale di Villanova era diviso in due ville: Villanova con la Pieve di S. Prosdocimo e Murelle, ognuna organizzata intorno alla chiesa. A sua volta queste erano divise in Comuni da loro dipendenti. Dal Cattasticho et perticazione della Quinta Presa, scritto nel 1686 da Paulo Rossi, si apprende che dalla villa di Villa Nova dipendono quattro Comuni: Villa Nova, Pieve di S. Prosdocimo, Comune di Mussolini e il Comun di Puotti, mentre dalla villa di Morelle dipendevano il Comun di Morelle e il Comun di Caltana di Morelle. Ogni Comune durante il periodo veneziano aveva un suo capo, chiamato Degan o Meriga, che aveva il compito di provvedere ai vari bisogni della piccola comunità e rappresentarla. I singoli comuni convocavano periodicamente delle assemblee, chiamate Riduzioni o Vicinie, dove venivano prese le varie deliberazioni, dette parti. Questi antichi comuni, che garantivano una partecipazione democratica molto larga, erano tra loro legati da un'antica chiesa. In questo la località veniva chiamata Villa e con il suo nome veniva chiamato l'insieme dei comuni da essa dipendenti. Il caso di Villa Nova costituisce, però, un'eccezione, in quanto la chiesa non è situata nella Villa di Villa Nova, ma nel Comune di Pieve di San Prosdocimo.
Durante la repubblica della Serenissima, in terraferma si diffuse la presenza della nobiltà, specie veneziana, che dalla fine del secolo XVI riversava i propri ingenti capitali nell'acquisto di vaste proprietà terriere dove costruiva le proprie case domenicali, dette villeggiature.
A Villanova dalla metà del secolo XVII si stabilisce la famiglia patrizia veneziana dei Ruzzini, che qui possedevano estese proprietà e la casa di villeggiatura, ora sede minicipale. Questa nobile famiglia, che annovera illustri dicendendi, toccò il culmine dell'onore quando nel 1732 Carlo Ruzzini venne eletto Doge di Venezia.
La villa veneta dei Ruzzini, dopo l'intervento di restauro cui è stata sottoposta, si è rivelata un notevole monumento. Nella struttura dell'edificio si nota la diversità tra la facciata verso strada di tipo tradizionale e il fronte sud dove l'inserimento di un pronao tetrastilo con colonne di ordine ionico sormontate da architrave e timpano sul fronte sud, ha conferito al manufatto - che ha pianta rettangolare e tetto a capanna - l'aspetto tipico della villa veneta. Tale intervento architettonico di ispirazione palladiana è da attribuire ai Ruzzini anche per il loro stemma che sormonta la porta di entrata. Il restauro ha reso evidenti alcune preesistenze, tanto che è stata avanzata l'ipotesi che si fosse in presenza di resti del fortilicium. La sala del prano nobile è affrescata da un ciclo pittorico di autore ignoto del XVII secolo, che rappresenta scene cittadine ed episodi marinari da collegarsi alla storia del nobile casato. La villeggiatura si inseriva in un complesso edilizio di azienda agricola tradizionale, aveva varie adiacenze organizzate intorno al cortile concluso dal brolo, il tutto era circondato da muretta; l'oratorio, ancora esistente, è intitolato a S. Domenico.
Chiese, oratori, ville, case coloniche, capitelli, opere di pittura e arredi del culto sono il patrimonio di cultura, depositato a Villanova dalla sua storia fino alla caduta della Repubblica veneta.
Con l'avvento di Napoleone e la promulgazione del codice napoleonico nel 1806 si cambiarono le istituzioni politiche e in campagna le conseguenze più sconvolgenti furono la separazione tra il culto e l'amministrazione del comune e la fine della partecipazione contadina alla gestione del proprio territorio. Dal comune coincidente con la parrocchia e privo di qualsiasi struttura burocratica si passò al comune laico, amministrato razionalmente attraverso un bilancio. Nel nuovo istituto la gestione pubblica non era più compito della vicinia, ma del consiglio comunale i cui membri, in numero limitato, erano tratti e avvicendati da una lista dei più abbienti.
L'Austria, quando tornò in possesso del Veneto e della Lombardia tra il 1813 e il 1814, mantenne la struttura amministartiva impostata dai francesi. Nel periodo dell'austriaco regno Lombardo-Veneto si diffuse un grande malcontento. Alla fine della terza guerra per l'Indipendenza italiana, nel 1866 la popolazione del Comune di Villanova aderì plebiscitariamente al Regno d'Italia di Vittorio Emanuele II e con decreto del Re Vittorio Emanuele II in data 11 Agosto 1867 il nostro comune, per evitare omonimie, venne definitivamente denominato Villanova di Camposampiero.
L'inizio, dunque, si colloca in epoca romana con la centuriazione. Il territorio di Villanova è, infatti, segnato dal "Graticolato romano". Alcuni studiosi pensano che il graticolato sia stato costruito a partire dal 41 a.C., altri ritengono, invece, che esso risalga al primo secolo d. C. Certo è che la gran parte dei reperti romani rinvenuti nel territorio del graticolato appartengono al primo secolo dopo Cristo. Il graticolato conserva la struttura viaria origiale, segnata da quadrati di m. 710, 40 per lato; è una rete di strade che si incrociano ad angolo retto, disposte secondo i punti cardinali: da settentrione a mezzogiorno erano dette cardini, da oriente a ponente erano dette decumani. A tale orientamento si adeguavano le altre strutture del territorio: i campi, i filari, i fossati e, inoltre, le chiese parrocchiali, le ville dei signori, le case coloniche. In questa struttura è inserito il territorio di Villanova.
Al dissolversi della romanità e in epoca medievale, primi ad apparire furono gli insediamenti raggruppati intorno ad una chiesa chiesa. I primi centri religiosi fondati in campagna erano le pievi alle quali confluivano gli abitanti dalle aree circostanti per le funzioni del culto. Alla pieve convergeva la vita religiosa e anche quella sociale ed economica. Una pieve venne fondata anche nel territorio di Villanonova e porta il nome significativo del simbolo della Chiesa padovana, S. Prosdocimo, al quale nome si aggiungeva l'indicazione del sito oltre Brenta, il fiume che era il limite meridionale del graticolato. La Pieve di S. Prosdocimo oltre Brenta è di origine antica. Alcuni studiosi la ritengono edificata prima dell'arrivo dei Longobardi, popolo qui calato nel 568 attraverso il Friuli e che nel 602 incendiò e devastò Padova. Questa pieve viene ciatata nel 1297 nel pontificio Rationem decimarum Italiae, dal quale si apprende che da essa dipendono le cappelle, poi diventate parrocchie, di Sant'Andrea di Codiverno, della SS. Trinità di Codiverno, di San daniele di Reschigliano, di Santa Maria di Murelle, di Sant'Ambrogio di Pionca e di San Giacomo di Caselle. Ora di questa antica Pieve resta solo il ricordo nella vecchia parrocchiale di Villanova.
Notizie precise del primo centro abitato di Villanova cominciamo ad averle nel Medioevo e precisamente a partire dal 1109, quando la contessa Matilde di Canossa restituisce al vescovo di Ferrara, Landolfo, dei beni situati anche nel padovano e alcuni a Villanova. Oltre mezzo secolo più tardi, nel 1173, si nomina ancora Villanova, quando gli Alvarotti, antica e nobile famiglia padovana, acquista la signoria del luogo da Cunizza, moglie del conte padovano Giacomo Manfredini. E' allora che, come riporta il Codice Capodilista, Illi de Alvarotis fortilicium in Villa Nova, sine privilegio fecerunt, cioè costruirono, o rifecero il castello o meglio il fortilizio al quale non erano annessi privilegi feudali. Se conosciamo dove era situata la Pieve di S. Prosdocimo oltre Brenta, fondata secoli prima, non si ha memoria invece del luogo dove stava il fortilizio di Villanova che era insediamento non coincidente, ma distinto dalla pieve: dal 1200 e oltre, infatti, si nominano quali centri separati. E' stata avanzata l'ipotesi che tale complesso edilizio fosse situato dove si trova l'attuale sede municipale di Villanova di Camposampiero che era la villeggiatura, il palazzo, dei patrizi veneziani Ruzzini, presenti a Villanova dal 1600. Successivamente, gli Statuti padovani, come ricorda lo storico Bernardino Scardeone, a partire dal 1265, nominano Villanova dominorum Avaroti et Hengulfi, e ancora nel 1275 Alvaroto e Jacopo, figlio di Corrado da Villanova, illustri giureconsulti discendenti di questo nobile casato. Il medioevo a Villanova è rappresentato anche dalla feudataria Speronella e più tardi dai Camposampiero. La feudataria Speronella per redimere la sua vita dissoluta, spregiudicata e avventurosa nel 1192 beneficò monasteri, ospedali e chiese, fra le quali la Pieve di S. Prosdocimo oltre Brenta e la chiesa di Murelle. Alla potente famiglia dei Camposampiero apparteneva Guglielmo II, il quale a Villanova e dintorni possedeva delle terre. Era un valoroso uomo d'arme e fu sepolto nella chiesa di s. Prospdocimo: sul pavimento stava una pietra sepolcrale bianca con questa iscrizione: Hic iacet nobilis miles Gulielmus - de Campisamperio, anno MCCCLXXIV. A questo casato appartennero grandi e potenti feudatari, prima amici e poi nemici di Ezzelino III da Romano. A quell'epoca, nel 1258, risale un fatto crudele, quando alcune compagnie di mercenari al soldo del tiranno effettuarono scorrerie e saccheggi nel padovano e poi si fermarono a Villanova. Essi, al sopraggiungere dei soccorsi inviati dal Comune di Padova, fuggirono dopo aver incendiato il paese, ma, raggiunti, vennero tutti uccisi, ad eccezione di 27 che furono consegnati al Podestà della Città del Santo. Questi diede l'ordine di strappare loro gli occhi, ad eccezione di due, ai quali venne tolto un occhio solo, perché conduccessero ad Ezzelino gli altri accecati. Al medioevo si fanno risalire anche due santi. Uno era S. Gualberto - o Alberto - al quale fino al secolo XVII e oltre era intitolata la chiesetta di Mussolini; chiesa campestre si diceva nel 1656, appartenente al Comun di Mussolini: il piccolo agglomerato pertanto appariva organizzato in autonomia, almeno per quanto riguardava la gestione del suo oratorio. Dell'altro santo, S. Engulfo, il cui culto è durato a lungo, le spoglie erano conservate sull'altare a lui consacrato nella chiesa di S. Prosdocimo oltre Brenta.
La storia concreta di Villanova comincia ad emergere dal secolo XIII, quando negli Statuti padovani gli agglomerati rurali vengono chiamati a concorrere al recupero del territorio, con la costruzione di strade, ponti, argini, ecc. Tali agglomerati erano indicati come ville nel senso di villaggi ed erano abitate da un gruppo di famiglie associate. Le ville erano organismi sociali, anche politici, organizzati intorno al luogo di culto. La chiesa era possesso della villa, bene comune, mantenuto e spesse volte costruito dalle stesse famiglie che componevano questo organismo primitivo a carattere amministrativo e relativamente autonomo che assumerà poi una fisionomia ben precisa e conosciuta anche dalla Serenissima che lo inserirà nel suo ordinamento amministrativo. Il termine villa si continuerà ad usare per secoli, fino alla caduta della Repubblica veneta nel 1797. Le ville che emergono alla storia negli Statuti padovani erano documentate anche prima del XII sec.: Villanova nel 1109, Murelle nel 1119, Puotti nel 1127 e Mussolini nel 1234; ma le ville dal secolo XIII cominciarono ad apparire quali organismi amministrativi primitivi che dal comune di Padova ricevevano ordini per il recupero del loro stesso ambiente.
Il 1300 fu tumultuoso per le rivalità e le guerre tra signori i quali detenevano il potere nelle città: a Padova stavano i da Carrara, i quali furono coinvolti di continuo nelle lotte per il potere. Una loro importante base di operazioni militari era il castello di Camposampiero e, seppure non si sia a conoscenza di fatti notevoli accaduti a Villanova, è da presumere che in qualche modo anche il nostro territorio sia stato coinvolto a cominciare dal prelievo forzato di vettovaglie per il rifornimento delle milizie.
Dal 1405, quando la repubblica di Venezia prese ad estendere il suo dominio sulla terraferma, il territorio attuale di Villanova era diviso in due ville: Villanova con la Pieve di S. Prosdocimo e Murelle, ognuna organizzata intorno alla chiesa. A sua volta queste erano divise in Comuni da loro dipendenti. Dal Cattasticho et perticazione della Quinta Presa, scritto nel 1686 da Paulo Rossi, si apprende che dalla villa di Villa Nova dipendono quattro Comuni: Villa Nova, Pieve di S. Prosdocimo, Comune di Mussolini e il Comun di Puotti, mentre dalla villa di Morelle dipendevano il Comun di Morelle e il Comun di Caltana di Morelle. Ogni Comune durante il periodo veneziano aveva un suo capo, chiamato Degan o Meriga, che aveva il compito di provvedere ai vari bisogni della piccola comunità e rappresentarla. I singoli comuni convocavano periodicamente delle assemblee, chiamate Riduzioni o Vicinie, dove venivano prese le varie deliberazioni, dette parti. Questi antichi comuni, che garantivano una partecipazione democratica molto larga, erano tra loro legati da un'antica chiesa. In questo la località veniva chiamata Villa e con il suo nome veniva chiamato l'insieme dei comuni da essa dipendenti. Il caso di Villa Nova costituisce, però, un'eccezione, in quanto la chiesa non è situata nella Villa di Villa Nova, ma nel Comune di Pieve di San Prosdocimo.
Durante la repubblica della Serenissima, in terraferma si diffuse la presenza della nobiltà, specie veneziana, che dalla fine del secolo XVI riversava i propri ingenti capitali nell'acquisto di vaste proprietà terriere dove costruiva le proprie case domenicali, dette villeggiature.
A Villanova dalla metà del secolo XVII si stabilisce la famiglia patrizia veneziana dei Ruzzini, che qui possedevano estese proprietà e la casa di villeggiatura, ora sede minicipale. Questa nobile famiglia, che annovera illustri dicendendi, toccò il culmine dell'onore quando nel 1732 Carlo Ruzzini venne eletto Doge di Venezia.
La villa veneta dei Ruzzini, dopo l'intervento di restauro cui è stata sottoposta, si è rivelata un notevole monumento. Nella struttura dell'edificio si nota la diversità tra la facciata verso strada di tipo tradizionale e il fronte sud dove l'inserimento di un pronao tetrastilo con colonne di ordine ionico sormontate da architrave e timpano sul fronte sud, ha conferito al manufatto - che ha pianta rettangolare e tetto a capanna - l'aspetto tipico della villa veneta. Tale intervento architettonico di ispirazione palladiana è da attribuire ai Ruzzini anche per il loro stemma che sormonta la porta di entrata. Il restauro ha reso evidenti alcune preesistenze, tanto che è stata avanzata l'ipotesi che si fosse in presenza di resti del fortilicium. La sala del prano nobile è affrescata da un ciclo pittorico di autore ignoto del XVII secolo, che rappresenta scene cittadine ed episodi marinari da collegarsi alla storia del nobile casato. La villeggiatura si inseriva in un complesso edilizio di azienda agricola tradizionale, aveva varie adiacenze organizzate intorno al cortile concluso dal brolo, il tutto era circondato da muretta; l'oratorio, ancora esistente, è intitolato a S. Domenico.
Chiese, oratori, ville, case coloniche, capitelli, opere di pittura e arredi del culto sono il patrimonio di cultura, depositato a Villanova dalla sua storia fino alla caduta della Repubblica veneta.
Con l'avvento di Napoleone e la promulgazione del codice napoleonico nel 1806 si cambiarono le istituzioni politiche e in campagna le conseguenze più sconvolgenti furono la separazione tra il culto e l'amministrazione del comune e la fine della partecipazione contadina alla gestione del proprio territorio. Dal comune coincidente con la parrocchia e privo di qualsiasi struttura burocratica si passò al comune laico, amministrato razionalmente attraverso un bilancio. Nel nuovo istituto la gestione pubblica non era più compito della vicinia, ma del consiglio comunale i cui membri, in numero limitato, erano tratti e avvicendati da una lista dei più abbienti.
L'Austria, quando tornò in possesso del Veneto e della Lombardia tra il 1813 e il 1814, mantenne la struttura amministartiva impostata dai francesi. Nel periodo dell'austriaco regno Lombardo-Veneto si diffuse un grande malcontento. Alla fine della terza guerra per l'Indipendenza italiana, nel 1866 la popolazione del Comune di Villanova aderì plebiscitariamente al Regno d'Italia di Vittorio Emanuele II e con decreto del Re Vittorio Emanuele II in data 11 Agosto 1867 il nostro comune, per evitare omonimie, venne definitivamente denominato Villanova di Camposampiero.