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Comune di Arba

Arba

Via Vittorio Emanuele, 19 - 33090 - Arba (PN)
Friuli Venezia Giulia

tel: 0427 93346 fax: 0427 938878

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pec: comune.arba@certgov.fvg.it
web: www.comunearba.it

Approfondimenti

Chiesa di S. Michele Arcangelo, Arba

Storia

Il documento più antico nel quale viene citata per la prima volta la “curtem et villam de Arba cum omnibus pertinentiis suis” è la bolla di Urbano III del 1186, in piena epoca di ricostruzione del Friuli dopo le invasioni ungare. Il comune di Arba come tanti altri centri del Friuli, fu soggetta alle varie vicende che nascevano e si alternavano sia dai frequenti passaggi di truppe di varia provenienza, sia dalle continue lotte fra famiglie feudali, vescovi e patriarchi. Fra le poche fonti documentarie si sa che Arba faceva parte della giurisdizione del Castello di Meduno e perciò apparteneva alla Diocesi di Concordia.
La pergamena che si trova nella mensa vescovile attesta che il 15 agosto del 1292 il vescovo concordiese Fulcherio di Zuccola concesse il permesso a tre fratelli di Arba di costruire un mulino sulla “Roja della Meduna”. Nel 1385 all’epoca delle lotte per la elezione di Filippo d’Alencon a patriarca di Aquileia i Maniaghesi incendiarono Arba lasciando gravi danni.
Il territorio di Arba nel 1600
Nel 1420 in seguito al mutamento politico avvenuto in Friuli e cioè alla fine del potere patriarcale sostituito da quello della Serenissima Repubblica di Venezia, i vescovi di Concordia presero la responsabilità di far riconoscere dai i nuovi dominatori i loro diritti di giurisdizione civile sulla villa di Arba, questo afferma un documento del 28 agosto del 1472, rinominato da mons. Ernesto Degani nella sua opera “La Diocesi di Concordia”.
Il fatto di essere collegata al Castello di Meduno e perciò al vescovo di Concordia, concesse agli abitanti di Arba  di acquisire qualche diritto di amministrazione della loro terra, così nel 1550 il monsignor Pietro Querini pubblicò le Costituzioni e gli Statuti da lui concessi agli abitanti di Arba, nei quali “confirmavit omnes et singulas antiquas consuetudines ipsius ville in jure reddendo”. Il 24 maggio del 1498 la vicinia della villa di Arba stabilì di solennizzare il giorno di S.Urbano, poi nel 1499 i Turchi arrivarono in Friuli dove lasciarono devastazioni e senza dubbio fu lasciato qualche segno anche ad Arba. Le grandi carestie del XVI e XVII secolo causarono grandi perdite umane e l’incremento dei prezzi peggiorò la situazione. Nel maggio del 1499 la grande vittoria dei Veneziani contro i Turchi nel porto delle Folgies(Fochies) migliora la situazione.
Il sistema insediativo di Arba costituisce un esempio singolare del sistema della “curtis” e dei “mansi” che erano sistemi organizzative agricoli, la presenza di questa struttura delle terre comuni della villa di Arba è stata studiata nel 1983 dal Guaitoli durante le sue ricerche sul territorio agricolo. Però il ritrovamento di campi fossili all’interno di queste aree ha posto il problema della datazione di questi insediamenti e della loro permanenza nel territorio.
Chiesa Parrocchiale di San Michele
In un disegno seicentesco vengono rappresentate sette torri che al suo interno conteneva oltre ad alcuni edifici anche la chiesa parrocchiale “San Michele Arcangelo”. Fu costruita durante la reggenza del vescovo Jacopo Ottonello nel 1293 e 1317 però si sa che esisteva già dal 1186 forse non ancora costituita come parrocchiale, poi le due comunita di Arba e Tesis avevano un unico parroco lo afferma un documento del 1321. Successivamente Arba ebbe i suoi parroci nominati dal vescovo di Concordia, finchè nel 1517, a seguito della rinuncia del beneficio parrocchiale da parte di Don Leonardo Grassi, il Papa Leone X assegno il beneficio al Monastero di Santa Maria Maggiore di Treviso che in quel periodo era ridotto in condizioni di estrema miseria.
Poi il 29 dicembre del 1517 il priore del Monastero, Ubaldo da Venezia, prese possesso della chiesa di Arba e da allora i canonici del Monastero di Treviso mandarono regolarmente due dei loro monaci alla cura della parrocchia. Fino al 1770, anno di soppressione del Monastero di Santa Maria Maggiore, la nobile famiglia Querini acquistò i beni e i diritti del monastero e così ebbe il giuspatronato sulla chiesa di Arba fino all’estinzione, quando la parrocchia fu nuovamente di libero diritto del Vescovo di Concordia.
 
V.Riadis