Comune di Arzene
Arzene
Piazza Municipio, 1 - 33098 - Arzene (PN)
Friuli Venezia Giulia
tel: 0434 89044 fax: 0434 899315
e-mail: flavia@comune.arzene.pn.it
pec: comune.arzene@certgov.fvg.it
web: www.comune.arzene.pn.it
Approfondimenti
Chiesa di S. Lorenzo, ArzeneChiesa di S. Margherita, Arzene
Storia
Le prime notizie su Arzene si trovano in un documento del 1189 nel quale viene considerato giuridicamente proprietà del monastero di Mossacensi. Successivamente nel 1204 viene citata come “ villa Arzeni”, in un altro documento del 1268 viene descritta come un piccolo borgo. Poi nell’atto di investitura dei signori di Valvasone, da parte del patriarca di Aquileia nel 1275 si trova scritto “il paese situato in Arzene inferiore e due in Arzene superiore sono sotto l’amministrazione giuridica di Valvasone.
La derivazione del nome di Arzene secondo alcuni etimologi proviene “dall’argine” che proteggeva l’abitato dalle piene del Tagliamento. Dai manoscritti di Mons. Giusto Fontanini si sa che anticamente il Tagliamento passava presso Valvasone per dove oggi si trovano le ville di Arzene e Arzenutto, chiamate così perché in quei posti si trovavano i ripari di quel torrente molto veloce. Però c’è anche l’ipotesi che fosse l’argine del torrente Meduna a dare il nome del paese per il fatto che circa un secolo e mezzo fa passava per il territorio di Arzene. Infatti solo tra il 1846 e il 1862 fu costruito l’argine a nord di Rauscedo collegando anche il Colvera, che passava per il confine del territorio di Arzene e Castions riprendendo a Murlis il suo attuale andamento.
Attraverso questo paese, situato quasi nella stessa distanza dai fiumi del Tagliamento e Meduna, passava la strada romana “Postumia” che da Oderzo usciva per Torre di Pordenone e da qui proseguiva verso Valvasone e Codroipo. Questa strada fu per 1800 anni una importante via di comunicazione perché collegaba il Veneto con l’Austria, e fu abbandonata solo nella metà del XIX secolo.
Nel Tredicesimo secolo, periodo in cui si è già certi della sua esistenza, Arzene aveva le dimensioni di una modesta borgata. Le case erano raramente a due piani, fatte con graticcio ed argilla e solamente le famiglie più agiate usavano la pietra e le tavole. Inizialmente i tetti erano di paglia ma in seguito, anche a causa dei frequenti incendi, si incomincio ad adoperare le tegole.
Il Municipio
Per diversi anni la vita di Arzene si collegava a quella del feudo e castello di Valvasone, i primi signori di Valvasone erano probabilmente discendenti di guerrieri Longobardi o Franchi che avevano conquistato l’Italia. Ma anche quelli Franchi avevano adottato la regola Longobarda che li autorizzava ad esigere ai soggetti un terzo del prodotto della terra ed il diritto di imporre ai borghigiani altri oneri come il servizio obbligatorio e gratuito di trasporto per conto dei signori. In contraccambio i signore garantiva la protezione contro le bande di saccheggiatori e ladri. Tutto questo creò tra signore e contadino un rapporto complesso di comunanza e di interessi.
Già prima del 1268 Arzene era soggetta ai signori di Valvasone, i quali, in tale periodo, vennero privati dal feudo perché furono accusati di tradimento dal patriarca di Aquileia, e nel 1292 l’Antistite aquileiese Raimondo della Torre investiva del territorio di Valvasone i nobili di Cucagna che assunsero il nome di Valvasone ed ai quali risalgono gli attuali discenenti. I Valvasone esercitavano la giurisdizione civile e criminale, avevano la facoltà di far leggi e il diritto di approvare la nomina fatta dalla Vicinia dei Podestà e dei due giurati che lo assistevano nei giudizi minori, nei casi criminali maggiori il giudizio veniva sempre emesso dal giurisdiscente.
In questo modo le cose procedettero fino alla fine del dominio temporale dei Patriarchi di Aquileia sotto i quali gli arbitri e le potenze della nobiltà friulana non si fermarono. I poveri abitanti di Arzene durante il periodo patriarcale erano pieni di tributi innumerevoli, i nobili di Valvasone possedevano quasi la totalità dei terreni, poi i signori di Varmo che possedevano una decima in Arzene e una a San Lorenzo che, con atto del notaio Antonio Ailino fu venduta ai signori di Maniago nel 1339.
Nell’anno 1424 Venezia riconosceva e confermava i privilegi della casa Cucagna-Valvasone su tutte le ville del suo feudo, che era formato da Valvasone, Arzene, S. Lorenzo, Orcenico di Sopra, S. Martino, Arzenutto, Postoncicco, Redencicco, Camino con Pieve, San Vidotto, San Zenone, il Bando presso Valvasone, il Boscat presso San Giovanni di Casarsa e Mereto di Tomba.
Nel 1695 con sentenza del Luogotenente ad istanza dei Consorti di Valvasone gli abitanti di Arzene, San Lorenzo, San Martino e Orcenico sono obbligati come era di solito a recarsi al castello di Valvasone il giorno di Corpus Domini e l’ultima domenica di luglio, per custodire lo stendardo .
La villa di Arzene finché appartenne al Feudo non si governò da sola, tutti gli affari riguardanti la villa, sia religiosi che amministrativi tratti dalla Vicinia, dovevano essere approvati dai giurisdicenti signori di Valvasone. Nel marzo del 1797 si ebbe la fine della dominazione Veneta e l’avvento dell’occupazione Francese che durò fino al 27 ottobre 1797 e poi subentrarono gli Austriaci. I Francesi abolirono i Feudi, invece il governo Austriaco li ripristinò coi diritti, privilegi e legislazioni come sotto la Repubblica Veneta.
La battaglia di Austerliz, vinta gloriosamente da Napoleone, portò alla pace di Presburgo con la quale gli antichi stati di Venezia furono ceduti alla Francia e uniti al Regno d’Italia il 26 dicembre 1805 e nel 1806 con decreto governativo l’antico Friuli fu diviso in due dipartimenti: quello di Passariano che si estendeva dall’Isonzo al Tagliamento con capoluogo Udine e quello della destra Tagliamento con capoluogo Treviso.
Con un altro decreto del 22 dicembre 1807 i dipartimenti vennero divisi in distretti, in cantoni ed in comuni, allora furono sempre soppresse le Vicinie e sostituiti con gli odierni Municipi e con legislazioni del tutto nuove. Nel capoluogo del dipartimento risiedeva un Prefetto, nei distretti un Vice-Prefetto e nei cantoni un Cancelliere del Censo e un Giudice di pace. In questo periodo il Municipio di Arzene dipendeva dal cantone di Valvasone e dal distretto di San Vito.
Il Regno Lombardo-Veneto che aveva per capitale Milano, dove risiedeva il Vice-Re, fu dotato di una legislazione nuova, tutta propria e che riteneva le buone riforme introdotte dalla rivoluzione Francese col codice Napoleonico. Caduto Napoleone, con il trattato di Vienna firmato il 20 novembre 1815 si stabilì fra l’altro che tutti i possessi di terra ferma, dell’antica Repubblica di Venezia, dovevano ritornare sotto il dominio austriaco. In questa seconda occupazione non si ricostituì il governo feudale, ma si mantennero i Municipi.
Il territorio venne diviso in Provincie, in distretti e in comuni, di ciascuno dei quali fu ben determinata la circoscrizione, quattro anni dopo si decretò che i Cancellieri dovevano portare il titolo di Commissari distrettuali. Il comune di Arzene con la villa di San Lorenzo ebbe la stessa circoscrizione sia nel secondo periodo della dominazione Francese che durante la seconda dominazione Austriaca ed è la stessa che ha attualmente. Questo risulta evidente confrontando il catasto Napoleonico con quello Austriaco e con quello attuale italiano.
Ecclesiasticamente Arzene apparteneva all’antichissima pieve di San Giorgio della Richinvelda, che nel anno 1179 entrò a far parte del capitolo di Concordia. Nell’anno 1355, con bolla del Vescovo di Concordia la chiesa di Valvasone si smembrava dalla matrice di San Giorgio e veniva eretta a parrocchia con giurisdizione ecclesiastica sulle chiese di Arzene e san Martino.
Nel 1359 lo stesso Vescovo col consenso del suo capitolo considerava come parrocchia la chiesa di Santa Margherita di Arzene e di San Martino confermando il giuspatronato ai nobili di Valvasone ed esonerava le popolazioni di tali parrocchie da ogni dipendenza dalla Pieve di San Giorgio. Cosi venivano dispensati i fedeli dal doversi recare, come in passato, con le croci in processione al tempo delle rogazioni alla pieve di San Giorgio, però erano obbligati a pagare ogni anno, il giorno della natività, 4 libbre di cera all’antica chiesa matrice.
Il titolare della parrocchia era Santa Margherita alla quale è dedicata la chiesetta tuttora esistente, solo verso la prima metà del XV secolo appare come titolare la chiesa di San Michele Arcangelo. Il beneficio parrocchiale fu regolarmente istituito il 10 marzo 1453 anno in cui si ha la nomina del primo parroco, che fu canonicamente investito il 4 giugno dello stesso anno, poi nel 1440 fu costruita la nuova chiesa parrocchiale dedicata al nuovo Patrono San Michele Arcangelo, infatti in quel anno si trova nominata per la prima volta nei documenti.
Nell’archivio Parrocchiale si trova depositato il più antico documento della chiesa di Arzene che risale al 1332, ed è un atto notarile su pelle di capra, scritto in latino, poi altri documenti che risalgono al XV e XVI secolo, sempre su pergamena, ci sono i contratti di donazione, di permute e di compravendita dei beni della chiesa. Inoltre ci sono alcuni documenti amministrativi che purtroppo la maggior parte sono andati perduti.
Chiesa di Santa Margherita
Questa è una chiesa antichissima che secondo l’usanza medioevale ha il coro rivolto ad oriente, lo stile è romanico, ha una semplice facciata e in alto si trova una piccola finestra rotonda da dove penetra una scarsa luce nell’interno, la cornice è formata da un ornamento in cotto di archi piccoli interrotte per lasciare posto al campanile a vela a due fornici che sostituisci l’originale caduto qualche decennio fa durante un temporale.
Nella facciata laterale le svasature delle finestre terminano a tutto sesto e nel sottotetto l’ornamento in cotto è più semplice a dente di sega. Nel presbiterio sono ripetute i piccoli archi della facciata e la finestre a mezza luna furono modificate nel VIII secolo.
Sembra che questa sia stata la prima chiesa di Arzene, la devozione popolare ha voluto che qui entrassero quei Santi che proteggevano i campi e il bestiame, che scacciavano le infezioni e la peste e che guarivano certe malattie, le pitture delle pareti hanno le stesse caratteristiche di quelli antiche, infatti nel coro si trovano rappresentati in posizione circolare gli apostoli, due dei quali sulla sinistra sono opere di stile veronesiano con la scioltezza composita e diversità di colori, tipiche del pittore Gaspare Narvesa.
Sull’altare maggiore, unico altare esistente, si trova un bel dipinto su tela rappresentante Santa Margherita in mezzo ai Santi Sebastiano e Rocco. Il Santo Sebastiano è dipinto con una morbidezza dei colori anche San Rocco. Santa Margherita è in semplice movimento e il viso è molto espressivo.
Gli affreschi per la maggior parte sono stati eseguiti verso la metà del Sedicesimo secolo per ringraziamento dei miracoli ricevuti. Infatti sotto un dipinto si può leggere una scrittura di ringraziamento di un donatore.
V.Riadis
La derivazione del nome di Arzene secondo alcuni etimologi proviene “dall’argine” che proteggeva l’abitato dalle piene del Tagliamento. Dai manoscritti di Mons. Giusto Fontanini si sa che anticamente il Tagliamento passava presso Valvasone per dove oggi si trovano le ville di Arzene e Arzenutto, chiamate così perché in quei posti si trovavano i ripari di quel torrente molto veloce. Però c’è anche l’ipotesi che fosse l’argine del torrente Meduna a dare il nome del paese per il fatto che circa un secolo e mezzo fa passava per il territorio di Arzene. Infatti solo tra il 1846 e il 1862 fu costruito l’argine a nord di Rauscedo collegando anche il Colvera, che passava per il confine del territorio di Arzene e Castions riprendendo a Murlis il suo attuale andamento.
Attraverso questo paese, situato quasi nella stessa distanza dai fiumi del Tagliamento e Meduna, passava la strada romana “Postumia” che da Oderzo usciva per Torre di Pordenone e da qui proseguiva verso Valvasone e Codroipo. Questa strada fu per 1800 anni una importante via di comunicazione perché collegaba il Veneto con l’Austria, e fu abbandonata solo nella metà del XIX secolo.
Nel Tredicesimo secolo, periodo in cui si è già certi della sua esistenza, Arzene aveva le dimensioni di una modesta borgata. Le case erano raramente a due piani, fatte con graticcio ed argilla e solamente le famiglie più agiate usavano la pietra e le tavole. Inizialmente i tetti erano di paglia ma in seguito, anche a causa dei frequenti incendi, si incomincio ad adoperare le tegole.
Il Municipio
Per diversi anni la vita di Arzene si collegava a quella del feudo e castello di Valvasone, i primi signori di Valvasone erano probabilmente discendenti di guerrieri Longobardi o Franchi che avevano conquistato l’Italia. Ma anche quelli Franchi avevano adottato la regola Longobarda che li autorizzava ad esigere ai soggetti un terzo del prodotto della terra ed il diritto di imporre ai borghigiani altri oneri come il servizio obbligatorio e gratuito di trasporto per conto dei signori. In contraccambio i signore garantiva la protezione contro le bande di saccheggiatori e ladri. Tutto questo creò tra signore e contadino un rapporto complesso di comunanza e di interessi.
Già prima del 1268 Arzene era soggetta ai signori di Valvasone, i quali, in tale periodo, vennero privati dal feudo perché furono accusati di tradimento dal patriarca di Aquileia, e nel 1292 l’Antistite aquileiese Raimondo della Torre investiva del territorio di Valvasone i nobili di Cucagna che assunsero il nome di Valvasone ed ai quali risalgono gli attuali discenenti. I Valvasone esercitavano la giurisdizione civile e criminale, avevano la facoltà di far leggi e il diritto di approvare la nomina fatta dalla Vicinia dei Podestà e dei due giurati che lo assistevano nei giudizi minori, nei casi criminali maggiori il giudizio veniva sempre emesso dal giurisdiscente.
In questo modo le cose procedettero fino alla fine del dominio temporale dei Patriarchi di Aquileia sotto i quali gli arbitri e le potenze della nobiltà friulana non si fermarono. I poveri abitanti di Arzene durante il periodo patriarcale erano pieni di tributi innumerevoli, i nobili di Valvasone possedevano quasi la totalità dei terreni, poi i signori di Varmo che possedevano una decima in Arzene e una a San Lorenzo che, con atto del notaio Antonio Ailino fu venduta ai signori di Maniago nel 1339.
Nell’anno 1424 Venezia riconosceva e confermava i privilegi della casa Cucagna-Valvasone su tutte le ville del suo feudo, che era formato da Valvasone, Arzene, S. Lorenzo, Orcenico di Sopra, S. Martino, Arzenutto, Postoncicco, Redencicco, Camino con Pieve, San Vidotto, San Zenone, il Bando presso Valvasone, il Boscat presso San Giovanni di Casarsa e Mereto di Tomba.
Nel 1695 con sentenza del Luogotenente ad istanza dei Consorti di Valvasone gli abitanti di Arzene, San Lorenzo, San Martino e Orcenico sono obbligati come era di solito a recarsi al castello di Valvasone il giorno di Corpus Domini e l’ultima domenica di luglio, per custodire lo stendardo .
La villa di Arzene finché appartenne al Feudo non si governò da sola, tutti gli affari riguardanti la villa, sia religiosi che amministrativi tratti dalla Vicinia, dovevano essere approvati dai giurisdicenti signori di Valvasone. Nel marzo del 1797 si ebbe la fine della dominazione Veneta e l’avvento dell’occupazione Francese che durò fino al 27 ottobre 1797 e poi subentrarono gli Austriaci. I Francesi abolirono i Feudi, invece il governo Austriaco li ripristinò coi diritti, privilegi e legislazioni come sotto la Repubblica Veneta.
La battaglia di Austerliz, vinta gloriosamente da Napoleone, portò alla pace di Presburgo con la quale gli antichi stati di Venezia furono ceduti alla Francia e uniti al Regno d’Italia il 26 dicembre 1805 e nel 1806 con decreto governativo l’antico Friuli fu diviso in due dipartimenti: quello di Passariano che si estendeva dall’Isonzo al Tagliamento con capoluogo Udine e quello della destra Tagliamento con capoluogo Treviso.
Con un altro decreto del 22 dicembre 1807 i dipartimenti vennero divisi in distretti, in cantoni ed in comuni, allora furono sempre soppresse le Vicinie e sostituiti con gli odierni Municipi e con legislazioni del tutto nuove. Nel capoluogo del dipartimento risiedeva un Prefetto, nei distretti un Vice-Prefetto e nei cantoni un Cancelliere del Censo e un Giudice di pace. In questo periodo il Municipio di Arzene dipendeva dal cantone di Valvasone e dal distretto di San Vito.
Il Regno Lombardo-Veneto che aveva per capitale Milano, dove risiedeva il Vice-Re, fu dotato di una legislazione nuova, tutta propria e che riteneva le buone riforme introdotte dalla rivoluzione Francese col codice Napoleonico. Caduto Napoleone, con il trattato di Vienna firmato il 20 novembre 1815 si stabilì fra l’altro che tutti i possessi di terra ferma, dell’antica Repubblica di Venezia, dovevano ritornare sotto il dominio austriaco. In questa seconda occupazione non si ricostituì il governo feudale, ma si mantennero i Municipi.
Il territorio venne diviso in Provincie, in distretti e in comuni, di ciascuno dei quali fu ben determinata la circoscrizione, quattro anni dopo si decretò che i Cancellieri dovevano portare il titolo di Commissari distrettuali. Il comune di Arzene con la villa di San Lorenzo ebbe la stessa circoscrizione sia nel secondo periodo della dominazione Francese che durante la seconda dominazione Austriaca ed è la stessa che ha attualmente. Questo risulta evidente confrontando il catasto Napoleonico con quello Austriaco e con quello attuale italiano.
Ecclesiasticamente Arzene apparteneva all’antichissima pieve di San Giorgio della Richinvelda, che nel anno 1179 entrò a far parte del capitolo di Concordia. Nell’anno 1355, con bolla del Vescovo di Concordia la chiesa di Valvasone si smembrava dalla matrice di San Giorgio e veniva eretta a parrocchia con giurisdizione ecclesiastica sulle chiese di Arzene e san Martino.
Nel 1359 lo stesso Vescovo col consenso del suo capitolo considerava come parrocchia la chiesa di Santa Margherita di Arzene e di San Martino confermando il giuspatronato ai nobili di Valvasone ed esonerava le popolazioni di tali parrocchie da ogni dipendenza dalla Pieve di San Giorgio. Cosi venivano dispensati i fedeli dal doversi recare, come in passato, con le croci in processione al tempo delle rogazioni alla pieve di San Giorgio, però erano obbligati a pagare ogni anno, il giorno della natività, 4 libbre di cera all’antica chiesa matrice.
Il titolare della parrocchia era Santa Margherita alla quale è dedicata la chiesetta tuttora esistente, solo verso la prima metà del XV secolo appare come titolare la chiesa di San Michele Arcangelo. Il beneficio parrocchiale fu regolarmente istituito il 10 marzo 1453 anno in cui si ha la nomina del primo parroco, che fu canonicamente investito il 4 giugno dello stesso anno, poi nel 1440 fu costruita la nuova chiesa parrocchiale dedicata al nuovo Patrono San Michele Arcangelo, infatti in quel anno si trova nominata per la prima volta nei documenti.
Nell’archivio Parrocchiale si trova depositato il più antico documento della chiesa di Arzene che risale al 1332, ed è un atto notarile su pelle di capra, scritto in latino, poi altri documenti che risalgono al XV e XVI secolo, sempre su pergamena, ci sono i contratti di donazione, di permute e di compravendita dei beni della chiesa. Inoltre ci sono alcuni documenti amministrativi che purtroppo la maggior parte sono andati perduti.
Chiesa di Santa Margherita
Questa è una chiesa antichissima che secondo l’usanza medioevale ha il coro rivolto ad oriente, lo stile è romanico, ha una semplice facciata e in alto si trova una piccola finestra rotonda da dove penetra una scarsa luce nell’interno, la cornice è formata da un ornamento in cotto di archi piccoli interrotte per lasciare posto al campanile a vela a due fornici che sostituisci l’originale caduto qualche decennio fa durante un temporale.
Nella facciata laterale le svasature delle finestre terminano a tutto sesto e nel sottotetto l’ornamento in cotto è più semplice a dente di sega. Nel presbiterio sono ripetute i piccoli archi della facciata e la finestre a mezza luna furono modificate nel VIII secolo.
Sembra che questa sia stata la prima chiesa di Arzene, la devozione popolare ha voluto che qui entrassero quei Santi che proteggevano i campi e il bestiame, che scacciavano le infezioni e la peste e che guarivano certe malattie, le pitture delle pareti hanno le stesse caratteristiche di quelli antiche, infatti nel coro si trovano rappresentati in posizione circolare gli apostoli, due dei quali sulla sinistra sono opere di stile veronesiano con la scioltezza composita e diversità di colori, tipiche del pittore Gaspare Narvesa.
Sull’altare maggiore, unico altare esistente, si trova un bel dipinto su tela rappresentante Santa Margherita in mezzo ai Santi Sebastiano e Rocco. Il Santo Sebastiano è dipinto con una morbidezza dei colori anche San Rocco. Santa Margherita è in semplice movimento e il viso è molto espressivo.
Gli affreschi per la maggior parte sono stati eseguiti verso la metà del Sedicesimo secolo per ringraziamento dei miracoli ricevuti. Infatti sotto un dipinto si può leggere una scrittura di ringraziamento di un donatore.
V.Riadis