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Comune di Azzano Decimo

Azzano Decimo

Piazza Libertà, 1 - 33082 - Azzano Decimo (PN)
Friuli Venezia Giulia

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e-mail: segreteria@comune.azzanodecimo.pn.it
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Approfondimenti

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Storia

Secondo i più recenti ritrovamenti, i primi insediamenti nel territorio di Azzano Decimo si trovano nella frazione di Fagnigola e risalgono al Neolitico cioè 5000 anni prima di Cristo, alcuni pozzetti venuti alla luce conservano infatti frammenti in terracotta di manufatti di tale epoca. Il territorio circostante restituisce ancor oggi utensili da lavoro in selce lavorati da quelle tribù pastorizie insediatesi che per analogia del tipo di materiale rinvenuto, viene collegata alla cultura veneta e balcanica dello stesso periodo. Forse è la prima forma di vita agricolo pastorizia iniziata in Friuli 5000 anni prima Cristo.
Sull’origine del nome di Azzano non ci sono dubbi, è infatti un nome di origine prediale romana e risale a epoca successiva alla fondazione del “municipium” di Julia Concordia, avvenuta 42-40 a.C., all’epoca cioè della suddivisione degli appezzamenti di terra per compensare i legionari che avevano combattuto nella battaglia di Filippi in Macedonia. Nella zona dove sorge Azzano doveva essersi insediato un legionario di nome Accius o Attius, da qui il “praedium Accianum”. Il territorio diviso in centurie era attraversato da due strade principali perpendicolari tra loro: una orizzontale  denominata “Decumano Massimo” e una verticale detta “Kardo Massimo”, di quest’ultima che andava da Julia Concordia a Pordenone, esistono ancora alcuni tratti.
Al punto di incontro di queste due strade doveva sorgere Azzano, che costituiva una importante via stradale e dell’epoca romana sono rimaste tracce notevoli che vengono scoperte sempre di più durante la fase di aratura dei campi: mattoni, tegole di tetti, pezzi di anfore, otri, tasselli di mosaico, basamenti di colonne, pezzetti di vasi dipinti di rosso scuro ed estremamente decorati in rilievo di foglie di querce, alloro e motivi decorativi. Lungo i corsi d’acqua furono scoperte tre fornaci romane costituite da cerchi di terra bruciata mista a materiale di scarto di lavorazione anche pezzi di vaso di argilla grigio scuro di non ben definibile collocazione, forse erano urne cinerarie. Ci sono inoltre le fondamenta di una casa romana ancora da studiare.
La denominazione di Decimo è recente si trova nel Decreto Regio del 1867 e si riferisce alle distanze miliari. Sempre nel territorio comunale di Azzano Decimo si trovano trace di romanità anche a Fagnigola da “fagus”, faggio perché l’abitato era circondato da un bosco di faggi e roveri. Nel 589 la centuriazione romana venne quasi completamente distrutta da un’alluvione, successivamente in epoca Longobarda, Azzano diventa sede di una postazione di guardia militare. Nel 888 Berengario I, re d’Italia, dona una “curtis” in Azzano all’Abbazia di Sesto.
Dopo la devastante invasione degli Ungari,  che tante distruzioni apportò in Friuli, alla fine del X secolo venne realizzata una rete di castelli chiamati “abitatori”. Anche ad Azzano ne sorse uno o più probabilmente venne riutilizzata una torre romana poi servita anche ai Longobardi. I patriarchi di Aquileia cui la terra azzanese era sottoposta dal punto di vista civile, perché da quello religioso dipendeva dal Vescovo di Concordia, infeudarono questo castello che successivamente assunse di nome di “Azzano”. Del castello, comunque, si è persa ogni traccia già da età remota, probabilmente nel periodo veneziano.
I due poteri civile ed ecclesiastico erano esercitati da rappresentanti della chiesa: quello civile dal Patriarca di Aquileia e quello ecclesiastico dal Vescovo di Concordia. Quest’ultimo protestava per le offese che riceveva e per la confusione che si generava tra i due poteri, ma evidentemente le proteste erano a causa della potenza del Patriarca. Il potere del Vescovo di Concordia deriva dalla bolla di Urbano III del 1186, poi nel 1275 un “Azzano” ottiene in affitto dal Patriarca Raimondo della Torre un manso obbligato in cambio a custodire il bosco patriarcale.
Il 3 gennaio 1411 il patriarca Panciera infeuda i propri parenti Natale Nicolò e Franceschino, su di un mulino situato sulla roggia Pudiesa. Nel 1451 risulta che alcuni poderi situati nel bosco  della Mantova vengono acquistati dai sensali Guerra di Motta e che nel 1511 Massimiliano d’Austria conferma al nobile Gaspare Ricchieri di Pordenone la concessione del mulino di Fiumesino. Nel 1599 l’Inquisizione concordiese processò Manfea d’Azzano per superstizione e maleficio.I rapporti fra Patriarca e feudatari non erano trasparenti, come in tanti altri castelli. Nel 1297 il solito Patriarca Raimondo della Torre distrugge il castello di Azzano per punire Giovanni accusato di tradimento, per l’alleanza stretta con il Conte di Gorizia; e nel anno successivo Raimondo investe i propri parenti  Imberale e Castonzino con il compito di riedificare il castello distrutto. Ma nel 1300 è un Azzano, Leonardo, ad ottenere in feudo dal patriarca aquileiese un manso e mezzo per la custodia del castello. Nel 1352 il Parlamento della Patria del Friuli si rende conto delle gravi condizioni economiche in cui si trovava Azzano e impone di fornire all’esercito patriarcale soltanto un milite armato di balestra. Nell’anno 1366 vengono citati per l’ultima volta i signori di Azzano.
Nel 1619 il territorio è gravato da una carestia, in seguito alla quale gli azzaniesi chiedono a Venezia, che in quel periodo era divenuta dominante, di poter tagliare legna nei boschi di Scrivat e Pizzato. Come è accaduto in tanti altri paesi della zona, Azzano Decimo ha via via perduto la sua fisionomia urbanistica. Oggi si presenta come un grande paese rimasto con pochi elementi architettonici significative delle varie epoche come il Municipio che è ospitato in un edificio con le caratteristiche classiche delle ville venete.
In campo economico ebbero notevole importanza i mulini, che erano quattro: sul Fiume Sile, sulla Roggia Beverella, sul Fiume Fiume a Fiumesino funzionante già nel 1515 e ancora sulla Beverella in località Saccon. Invece il bosco chiamato “della Mantova” e del quale la Repubblica di Venezia si servì per trarre legname rimane soltanto una piccola traccia. Però ci sono maggiori testimonianze a livello di architettura religiosa fra chiese parrocchiali, chiesette, cappelline e capitelli.
La Chiesa Arcipretale del capoluogo, come si vede oggi è frutto di  rifacimenti e delle modifiche realizzate tra il 1748 e il 1771, anno nel quale il vescovo Alvise Maria Gabrielli celebrò solennemente il secondo centenario della consacrazione della chiesa. Questa chiesa conserva cinque altari, compreso il maggiore, tutti sono in marmo policromo, decorati con disegni barocchi, uno di questi, l’altare dedicato a San Valentino con i santi Urbano papa e Sebastiano, conserva una pala opera del sacerdote-pittore Sebastiano Valvasori da Sacile vissuto XVIII secolo, e viene considerato uno dei migliori pittori di questo periodo.
Per quanto riguarda le frazioni la chiesa di Corva deriva dalla matrice di San Marco in Pordenone e non da Azzano e anche la comunità civile era soggetta a Pordenone e non già da Azzano fino al 1248 quando l’imperatore Federico II la concesse in feudo a Minardo di Prata. Certamente fin dai tempi remoti ci fu a Corva una chiesa di cui non si hanno tracce, 1559 venne commissionata la costruzione di una nuova chiesa, distrutta dall’alluvione di Meduna nel 1754. La chiesa attuale fu realizzata negli anni 1939-1941 in stile neogotico su progetto dell’ing. Leo Girolami da Fanna. L’abside e costituita da un mosaico di Renato Gregorini di Venezia.Sempre nella parrocchia di Azzano si trovano chiese minori tra queste la Cinquecentesca chiesa di Santa Croce con affreschi del Calderari, che fu discepolo del grande Pordenone, poi ci sono le chiese dei Santi Filippo e Giacomo alla quale anticamente era annesso un piccolo ospizio per pellegrini. La chiesa della Natività di Maria a Capo di Sotto, nota come “Madonna del Bembo” essendo annessa al Palazzo della omonima famiglia.  La chiesetta della Madonna della Salute e quella di Santa Lucia,  risalente per alcuni al Trecento e per altri studiosi al Cinquecento.
Invece la frazione di Fagnigola era possedimento dell’Abbazia di Sesto, anche se ecclesiasticamente dipendeva dalla pieve azzanese, staccandosi da questa e divenendo parrocchia nel 1564. La chiesa attuale in stile neoromanico, iniziata nel 1900, fu completata nove anni più tardi, decorata dal prof. Tiburzio Donadon su indicazioni dello scultore Marcello Maschrini.
Infine la parrocchia nella frazione di Tizzo viene istituita nel 1687, però esisteva già una chiesa risalente al 1618, venne rinnovata verso la fine dell’Ottocento. Esiste anche la chiesetta dei Santi Giusto e Liberale a Fiumicino, citata in un documento del 1378 l’edificio attuale risale però al Ottocento. Nella località di Piagno si trova una chiesetta molto antica “ San Pietro in vinculis” ricordata già nel 1262 purtroppo rovinata da un recente restauro.