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Comune di Brugnera

Brugnera

Via Villa Varda, 2 - 33070 - Brugnera (PN)
Friuli Venezia Giulia

tel: 0434 616711 fax: 0434 624559

e-mail: segreteria@com-brugnera.regione.fvg.it
pec: comune.brugnera@certgov.fvg.it
web: www.comune.brugnera.pn.it

Aziende del comune

Giro Scavi s.n.c.

Storia

Brugnera, dal latino “prunea”, prugna, sorge dove un tempo si estendeva quel vastissimo e fittissimo bosco che ricopriva la “Bassa” dal Tagliamento al Livenza, in una zona detta bosco del “Tamajo” da cui deriverebbe il nome di Tamai, Maron e San Cassiano, località quest’ultima di Villa Varda. È probabile, tuttavia, che questo bosco fosse solcato, già in epoca romana, da un tracciato stradale, cosi lo afferma il Degani nella sua opera “Diocesi di Concordia”, divenuto successivamente, all’epoca degli Ungari, la “ via Ungaresca”, che da Brugnera appunto conduceva a Vivaro e a Ragogna, passando per Palse, Rorai, Roveredo, S. Focca e sorpassando Cellina, Meduna e il Tagliamento.
Non si hanno notizie di abitati o di castelli fino dall’epoca medievale, quando il Castello di Brugnera viene citato nei documenti assieme alle vicende della famiglia che ne aveva il feudo: i di Prata. Si tratta di una delle famiglie più antiche del Friuli, forse di origine longobarda, da cui sarebbe poi scaturito il ramo dei Porcia, tuttora esistente.
Il Leicht, negli Statuti di Brugnera, così scrive: “La nobile famiglia di Prata, che alcuni vogliono avesse comuni origini coi signori da Camino, fra i numerosi feudi a lei concessi dal Patriarcato Aquileiese e dalle Chiese di Ceneda e di Concordia, tenne certamente fin dal secolo XII le terre di Porcia e Brugnera, di cui troviamo investito il nobile signore Guecelletto di Prata nel 1188 dal Patriarca Gottofredo”.
Parlando sempre dei di Prata, il Degani ne conferma l’origine longobardica e cita un documento del 1140 secondo il quale un Gabriele di Prata era “avvocato” della sede vescovile di Concordia. Nel XIII secolo questa famiglia esercitava il dominio sulle terre di Ceneda e sui castelli di Prata, Porcia, Brugnera, S. Stino di  Livenza e Torre. Secondo il Degani, la divisione dei di Prata in due rami è avvenuta nel 1214: quello principale continuava continuava con Gabriele II, Federico, assumeva, invece, il predicato dei castelli di Porcia e Brugnera e questo ramo è tuttora esistente.
Per questo motivo si deduce che il Castello di Brugnera e di conseguenza un primo abitato dovevano essere sorti intorno al Mille. Come tutti i castelli feudali, anche quello di Brugnera seguì le sorti delle famiglie che li detenevano, passando ora all’altro dei contendenti, con poca pace per gli abitanti e i territori. Già nel 1192 i Trevigiani, al comando di Federico di San Pancrazio, conquistarono Brugnera traendone un bottino considerevole. Il 17 giugno del 1199 un da Prata e un altro nobile discussero del possesso di Brugnera con i Trevigiani, facendo qualche promessa di sottomissione.
Dopo la divisione in due rami della famiglia di Prata, Brugnera restò, come si è visto, con Federico di Porcia. Ciononostante in seguito al dominio commesso da Federico II di Prata nel territorio di Treviso nel 1220, alleandosi per giunta con il Vescovo-Conte di Feltre e Belluno, le truppe trevigiane, prima di attaccare Prata, distrussero il castello. Il nuove Castello di Brugnera fu costruito di fronte al precedente, sulla riva sinistra del Livenza.
Il Miotti riporta la notizia secondo la quale, sul finire del XIV secolo, i Brugnera si sarebbero uniti ai Carraresi e nel 1386, gli Udinesi assediarono e forse conquistarono il Castello di Brugnera, uno dei capitani delle truppe padovane, Michele da Rabatta, cade nel loro dominio. Con il Quattrocento finisce il dominio patriarcale sul Friuli e inizia quello di Venezia, nel 1418, infatti, Artico di Porcia cedette il Castello di Brugnera ai veneziani facendo atto di sottomissione alla Serenissima.
Sembra che una delle ultime funzioni difensive del castello si sia avuta sul finire del Quattrocento, all’epoca dell’invasione dei Turchi, quando gli abitanti di Brugnera sarebbero riusciti a salvarsi dalle devastazioni grazie al fatto che il castello resistette agli attacchi, poi la sua funzione decade e nel Seicento al posto del maniero si trova un bel palazzo.
Villa Varda
Il complesso di Villa Varda sorge nella frazione di San Cassiano, i rustici che l’attorniano è un parco di 18 ettari, oggi la villa padronale è di proprietà della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia.
Le origini di Villa Varda, il nome deriva probabilmente da Guarda o Guardia, quindi è presumibile la presenza in zona di una qualche opera a guardia dell’abitato o delle strade o del vicino Livenza, non sono molto chiare ma vengono fatte risalire alla seconda metà del Quattrocento quando i nobili Mazzoleni, provenienti dal Bergamasco, acquistarono molte terre in zona e proprio a Varda fecero costruire una villa come residenza di campagna.
I Mazzoleni restarono a Villa Varda almeno due secoli, nonostante nel nel 1586 fossero stati costretti a vendere parte delle proprietà, ma non la villa. Nel 1670, il nobile Fabio Mazzoleni, medico, fisico e studioso di filosofia, fece costruire al interno del parco una capella con campaniletto a minareto, capella nella quale Fabio Mazzoleni si fece costruire la tomba, alla sua morte non avendo eredi diretti, lascio la proprietà allo zio conte Ottavio Negri.
La proprietà passo quindi agli Amalteo di Oderzo e quindi nel 1852, al signor Marinani di Pola, il quale l’anno successivo, il 21 aprile, la vendette alla signora Maria Giacomuzzi Caine da Chiarano. Ma i passaggi non erano ancora finite: dopo qualche anno l’ultima proprietaria vendette Villa Varda ai Morpurgo de Nilma, famiglia con molte proprietà a Trieste. Gli ultimi proprietari della Villa Marco e Matilde ampliarono ed abbellirono, ingrandendo il parco riedificando la capella su progetto dell’architetto Rupolo di Caneva e dando splendore all’intero complesso.