Comune di Caneva
Caneva
Piazza Martiri Garibaldini, 8 - 33070 - Caneva (PN)
Friuli Venezia Giulia
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Approfondimenti
Malga Fossa di SaroneStoria
I ritrovamenti di resti litici risalenti a 11.000 anni avanti Cristo, attestano i primi insediamenti umani nel territorio comunale di Caneva, questi abitanti svilupparono attività di caccia, pesca, allevamento e più tardi anche l’agricoltura. I resti archeologici rinvenuti nella zona ipotizzano anche l’estensione degli abitanti in alcuni principali centri situati in diverse zone come sul Castellir, sul Faidel, e aree in prossimità alle cave. Nei primi secoli dopo Cristo le scoperte archeologiche affermano l’arrivo della romanizzazione in questa zona.
La mancanza di documenti non permette identificare l’epoca esatta della costruzione dei castelli che sorsero nei due principali colli del comune di Caneva: col de Fer e col San Martino, uno dei quali dotato di una torre d’avvistamento e posto strategicamente al confine Occidentale del Friuli, ebbe finalità militari. Questo castello fu concesso dall’imperatore Corrado II al Patriarca di Aquileia, Popone, nel 1034. Data la sua posizione strategicamente rilevante sulla via che collegava Aquileia-Concordia all’Alpago e quindi al Norico, nel periodo medievale formò parte dei possedimenti della Chiesa aquileiese quindi del territorio patriarcale.
Negli anni 1177, 1220, 1335 Caneva subisce i più gravi scontri di guerre feudali che impegnarono il Friuli e Marca Trevigiana in conseguenza di ciò, la popolazione fu saccheggiata e devastata. Per parecchi anni Caneva fu un feudo conteso da vari rappresentanti dell’aristocrazia friulana fino al 1385 quando il castello fu invaso dalle truppe Carraresi, signori di Padova, rimanendo così dentro la giurisdizione del presule aquileiese fino al 1419. Con l’arrivo delle truppe veneziane nel 1420 Caneva come tanti altri comuni fu sottomessa alla Serenissima.
Nel 1449 Caneva recupera la sua amministrazione autonoma, nel pieno rispetto dello Statuto e delle leggi del Friuli. Più avanti nel Seicento i problemi aumentarono con la carestia, la fame, le pestilenze e la miseria, la situazione migliorò con l’introduzione della coltivazione del maiz, l’allevamento del baco da seta e la conseguente produzione di tessuti e infine l’emigrazione degli abitanti verso Venezia e i centri maggiori.
Dopo la fine della Repubblica di Venezia (1797), durante l’epoca napoleonica, la gastaldia divenne comune, con municipalità elettiva come in tutti i paesi veneti, friulani, lombardi, ecc. Il successivo mezzo secolo di dominio asburgico fu caratterizzato da una grande attenzione allo sviluppo del territorio e alla diffusione dell’istruzione, ma ciò non bastò a renderlo gradito ai sudditi e nemmeno a frenare il flusso migratorio verso le regioni orientali dell’Impero.
Il Risorgimento vide un notevole contributo da parte della popolazione di Caneva e l’unità d’Italia, attesa e favorita in ogni modo, si realizzò infine nel 1866. I primi anni del Regno d’Italia non portarono però i vantaggi sperati e la gente continuò a emigrare, soprattutto verso l'Europa settentrionale e il Sud America. Le due guerre mondiali interruppero l’emigrazione solo temporaneamente: fu, infatti, proprio nel Novecento che essa raggiunse il culmine, e la tendenza s’invertirà solo negli anni Settanta.
Caneva è un paese di cave e di cavatori e come tale fa della pietra un elemento caratterizzante della sua storia e della sua architettura. L'impiego della pietra è stato importante sin dai secoli antichi per la costruzione di abitazioni, per l'edificazione di muri, per la realizzazione di vie di comunicazione e per la realizzazione di ogni sorta di manufatti.