Comune di Vedelago
Vedelago
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Veneto
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Storia
L’abbondanza di acque sorgive ha favorito l’insediamento umano fin dall’epoca preistorica come documentano ritrovamenti di materiali litici e fittili. Nella zona della frazione di Cavasagra, in località Fossa Storta, non distante dalle sorgenti del fiume Sile sono stati ritrovati strumenti in selce, lame di media grandezza, raschiatoi, apici di falcetti, punte di frecce, diverse macine da mulino in pietra arenaria e un’ascia in marmo serpentino verde. Questi oggetti sono da iscrivere al Neolitico e cioè a 4.550 – 3.000 anni avanti Cristo.
Alle sorgenti del Sile, a sud di Cavasagra in una zona paludosa, è stato trovato materiale vario in argilla e selce appartenuto ad un insediamento palafitticolo disposto a semicerchio.
Da questo sito, ascrivibile al periodo Eneolitico (3.000 – 1.800 anni a.C.) sono emersi resti di materiale organico come ossa di animali domestici e avanzi di cibo, selci lavorate, raschiatoi e vasi di argilla appartenenti a una necropoli. L’insediamento doveva contare sette-ottomila persone. L’avvento dei Romani ha portato ad una radicale riorganizzazione del territorio con una centuriazione che si sviluppava lungo la via consolare Postumia tracciata nel 148 a.C. da est a ovest (decumano) e che trovava nella direttrice nord – sud cioè l’asse Acelum (l’attuale Asolo) - Padova il cardo. Nel capoluogo e a nord di Albaredo, ma soprattutto nelle frazioni di Fanzolo e Barcon, verso nord, la centuriazione è particolarmente “leggibile” con strade dritte e con fossati che si incontrano perpendicolarmente. Lungo la via Postumia sono emersi resti di abitazioni e di sepolture di epoca romana.
Nel corso dei secoli si è consolidata l’agricoltura ed in particolare la zootecnia con importanti allevamenti bovini, che erano presenti, peraltro, già in epoca romana, come attesterebbe il nome personale latino Vitellius che, secondo un’autorevole studio avrebbe dato nome al territorio (Vitellianus - Vedelago) . Secondo un’altra interpretazione il nome Vedelago deriverebbe invece dalla presenza di numerosi acquitrini, lagune e piccoli laghi.
Il travagliato periodo delle invasioni barbariche (401 – 924) ha portato anche nel nostro territorio distruzioni e saccheggi. La Via Postumia che per anni aveva visto sviluppare fiorenti commerci, divenne l’asse di penetrazione degli Unni con a capo Attila, degli Ostrogoti con il re Odoacre, dei Longobardi guidati da Alboino ed infine degli Ungheri, tanto che la Via Postumia fu rinominata Strada Hungarorum o Via Ongaresca. Nel medioevo e fino alla dominazione veneziana (1339) il territorio fu soggetto al Comune di Treviso ma fu a lungo conteso tra Ezzelino III da Romano rappresentante dell’Imperatore Federico Secondo (1227-59), i Carraresi Signori di Padova, gli Scaligeri Signori di Verona e i Da Camino Signori di Treviso che, qualche anno prima aveva edificato e fortificato Castelfranco (1185-99) proprio in funzione anti-scaligera e anti-padovana.
La pax veneta fu turbata solo dalla Lega di Cambrai (1509 – 1515) allorché un esercito di tedeschi guidati dall’imperatore Massimiliano, occupò Castelfranco nel 1509; che divenne quartier generale dell’imperatore di Germania.
Dal 1404 alla caduta della Serenissima Repubblica Veneta (1797) il territorio è stato interessato dall’insediamento di ville poste a capo di vasti terreni che venivano bonificati, dotati di canali di sgrondo e coltivati. Tra i maggiori proprietari terrieri vanno ricordati i Barbarigo e poi gli Emo a Fanzolo, i Priuli, i Morosini e i Piasini ad Albaredo, i Balbi, gli Avogadro, i Zuccareda e i Dal Corno a Vedelago capoluogo. Questi grandi latifondi, affidati a gastaldi, tendono a far scomparire le piccole proprietà ed a ridurre i contadini a semplici braccianti agricoli, la cui condizioni di vita sono veramente miserevoli. Poche sono le case da muro coperte di coppi e molti i casoni costruiti con fango e Sassi e coperti da tetti di paglia. Le condizioni di vita migliorarono un po’ nel Seicento, con l’introduzione del mais.
Dopo anni di pace, tra il 1796 anno in cui Napoleone invase il Veneto, e il 1866 l’anno della definitiva annessione al Regno d’Italia, il territorio vide passare molti eserciti e conobbe un periodo di devastazioni e di requisizioni. Per citare solo qualche episodio ricordiamo come nel 1796 uno squadrone francese sì è scontrato con l’avanguardia austriaca, proprio a Vedelago, mentre nel 1797 truppe francesi si acquartierarono a Vedelago requisendo vino, fieno, avena, due vitelli, capponi, pollastre e galline. Le chiese furono spogliate di molti arredi sacri. Nel 1848 a Fossalunga furono requisiti dagli austriaci: sacchi di avena e di frumento, quintali di paglia e fieno buoi, cavalli e carri. Nel corso dell’Ottocento la proprietà terriera è ancora in buona parte divisa in latifondi: gli Emo, i Corner, i Pola, gli Antonimi, i Morosini, gli Zuccareda, detengono la gran parte del territorio e solo nella seconda metà del secolo sì avverte una modesta crescita della piccola e media proprietà terriera, tanto che l’unica scelta per molti è quella dell’emigrazione. L’apertura di due linee ferroviarie nel nostro territorio portò notevoli benefici e fece uscire il comune da un isolamento ormai insostenibile: nel 1877 fu aperta la Vicenza-Treviso con stazione ad Albaredo, nel 1884 fu inaugurata la Padova-Belluno, con stazione a Fanzolo.
Dal 1879 emigrarono centinaia di cittadini, soprattutto verso il Brasile, per salvarsi dalla miseria e dalla pellagra divenuta malattia endemica. Il fenomeno dell’emigrazione continuò, pur con varie fasi, fino agli anni sessanta del secolo scorso.
La Prima Guerra Mondiale, pur con il suo carico di lutti e di disagi, portò, paradossalmente, un miglioramento delle condizioni di vita: i giovani soldati di leva mangiavano molto meglio di quando sì trovavano in famiglia e le famiglie percepivano un’indennità. Le quasi settecento famiglie del Comune, ricevettero in media 500 lire l’anno, il che non era poco, se pensiamo che il reddito pro capite era inferiore alle 200. Anche le 250 pensioni di guerra e di invalidità furono una piccola fortuna per molte famiglie. Negli anni Venti si assistette ad un frazionamento della grande proprietà terriera ed all’affermarsi della figura del coltivatore diretto, con un netto miglioramento delle condizioni di vita.
La Seconda Guerra Mondiale fu vissuta con angoscia dagli abitanti di Vedelago per le continue incursioni aeree che prendevano di mira soprattutto le linee ferroviarie, le stazioni di Albaredo e di Fanzolo e la Strada Statale 53: mitragliamenti, bombardamenti, anche con bombe a grappolo, causarono molte distruzioni, morti e feriti. Nel secondo dopoguerra la ripresa è stata lenta e ancora per un decennio sì è manifestato il fenomeno dell’emigrazione o delle pendolarità verso centri industriali di Padova Mestre e Treviso. Solo a partire dalla metà degli anni Sessanta è iniziata un’inversione di tendenza con un netto calo dell’emigrazione, con un notevole incremento edilizio e con l’affermarsi di aziende artigianali e di piccole e medie imprese. Nell’ultimo decennio del secolo scorso Vedelago ha partecipato al grande slancio economico del Nord-est ed ha visto costantemente crescere i suoi abitanti, fino alle attuali 14.452 unità (al mese di ottobre 2003).
Nel corso degli anni ‘80 si è sviluppato l’artigianato e la piccola industria, caratterizzati da una buona dinamicità economica, una spiccata mobilità delle imprese, con una prevalenza nei settori tradizionali: come l’agricoltura e la trasformazione dei prodotti agricoli, l’attività estrattiva, il settore delle costruzioni, la produzione di abbigliamento e di prodotti in pelle.
Nel corso degli anni ’90 il comparto dell’industria vedelaghese è cresciuto del 15,2 %. Una diminuzione di unità si è avuta solo nel comparto della distribuzione e questo fenomeno è da ascrivere al processo di razionalizzazione dei punti vendita. Buona la presenza della piccola e soprattutto della grande distribuzione, uno dei punti di forza dell’economia del Comune. Anche il terziario ha avuto un deciso aumento, nonostante sia partito da posizioni arretrate e ancor oggi il settore difetti dei servizi avanzati, soprattutto quelli rivolte alle imprese. La terziarizzazione dell’economia vedelaghese sta avviandosi verso un progressivo adeguamento alla media provinciale. Determinante il ruolo storico giocato dalla cooperazione, da quella agricola, a quella sociale, al credito e all’edilizia.
Alle sorgenti del Sile, a sud di Cavasagra in una zona paludosa, è stato trovato materiale vario in argilla e selce appartenuto ad un insediamento palafitticolo disposto a semicerchio.
Da questo sito, ascrivibile al periodo Eneolitico (3.000 – 1.800 anni a.C.) sono emersi resti di materiale organico come ossa di animali domestici e avanzi di cibo, selci lavorate, raschiatoi e vasi di argilla appartenenti a una necropoli. L’insediamento doveva contare sette-ottomila persone. L’avvento dei Romani ha portato ad una radicale riorganizzazione del territorio con una centuriazione che si sviluppava lungo la via consolare Postumia tracciata nel 148 a.C. da est a ovest (decumano) e che trovava nella direttrice nord – sud cioè l’asse Acelum (l’attuale Asolo) - Padova il cardo. Nel capoluogo e a nord di Albaredo, ma soprattutto nelle frazioni di Fanzolo e Barcon, verso nord, la centuriazione è particolarmente “leggibile” con strade dritte e con fossati che si incontrano perpendicolarmente. Lungo la via Postumia sono emersi resti di abitazioni e di sepolture di epoca romana.
Nel corso dei secoli si è consolidata l’agricoltura ed in particolare la zootecnia con importanti allevamenti bovini, che erano presenti, peraltro, già in epoca romana, come attesterebbe il nome personale latino Vitellius che, secondo un’autorevole studio avrebbe dato nome al territorio (Vitellianus - Vedelago) . Secondo un’altra interpretazione il nome Vedelago deriverebbe invece dalla presenza di numerosi acquitrini, lagune e piccoli laghi.
Il travagliato periodo delle invasioni barbariche (401 – 924) ha portato anche nel nostro territorio distruzioni e saccheggi. La Via Postumia che per anni aveva visto sviluppare fiorenti commerci, divenne l’asse di penetrazione degli Unni con a capo Attila, degli Ostrogoti con il re Odoacre, dei Longobardi guidati da Alboino ed infine degli Ungheri, tanto che la Via Postumia fu rinominata Strada Hungarorum o Via Ongaresca. Nel medioevo e fino alla dominazione veneziana (1339) il territorio fu soggetto al Comune di Treviso ma fu a lungo conteso tra Ezzelino III da Romano rappresentante dell’Imperatore Federico Secondo (1227-59), i Carraresi Signori di Padova, gli Scaligeri Signori di Verona e i Da Camino Signori di Treviso che, qualche anno prima aveva edificato e fortificato Castelfranco (1185-99) proprio in funzione anti-scaligera e anti-padovana.
La pax veneta fu turbata solo dalla Lega di Cambrai (1509 – 1515) allorché un esercito di tedeschi guidati dall’imperatore Massimiliano, occupò Castelfranco nel 1509; che divenne quartier generale dell’imperatore di Germania.
Dal 1404 alla caduta della Serenissima Repubblica Veneta (1797) il territorio è stato interessato dall’insediamento di ville poste a capo di vasti terreni che venivano bonificati, dotati di canali di sgrondo e coltivati. Tra i maggiori proprietari terrieri vanno ricordati i Barbarigo e poi gli Emo a Fanzolo, i Priuli, i Morosini e i Piasini ad Albaredo, i Balbi, gli Avogadro, i Zuccareda e i Dal Corno a Vedelago capoluogo. Questi grandi latifondi, affidati a gastaldi, tendono a far scomparire le piccole proprietà ed a ridurre i contadini a semplici braccianti agricoli, la cui condizioni di vita sono veramente miserevoli. Poche sono le case da muro coperte di coppi e molti i casoni costruiti con fango e Sassi e coperti da tetti di paglia. Le condizioni di vita migliorarono un po’ nel Seicento, con l’introduzione del mais.
Dopo anni di pace, tra il 1796 anno in cui Napoleone invase il Veneto, e il 1866 l’anno della definitiva annessione al Regno d’Italia, il territorio vide passare molti eserciti e conobbe un periodo di devastazioni e di requisizioni. Per citare solo qualche episodio ricordiamo come nel 1796 uno squadrone francese sì è scontrato con l’avanguardia austriaca, proprio a Vedelago, mentre nel 1797 truppe francesi si acquartierarono a Vedelago requisendo vino, fieno, avena, due vitelli, capponi, pollastre e galline. Le chiese furono spogliate di molti arredi sacri. Nel 1848 a Fossalunga furono requisiti dagli austriaci: sacchi di avena e di frumento, quintali di paglia e fieno buoi, cavalli e carri. Nel corso dell’Ottocento la proprietà terriera è ancora in buona parte divisa in latifondi: gli Emo, i Corner, i Pola, gli Antonimi, i Morosini, gli Zuccareda, detengono la gran parte del territorio e solo nella seconda metà del secolo sì avverte una modesta crescita della piccola e media proprietà terriera, tanto che l’unica scelta per molti è quella dell’emigrazione. L’apertura di due linee ferroviarie nel nostro territorio portò notevoli benefici e fece uscire il comune da un isolamento ormai insostenibile: nel 1877 fu aperta la Vicenza-Treviso con stazione ad Albaredo, nel 1884 fu inaugurata la Padova-Belluno, con stazione a Fanzolo.
Dal 1879 emigrarono centinaia di cittadini, soprattutto verso il Brasile, per salvarsi dalla miseria e dalla pellagra divenuta malattia endemica. Il fenomeno dell’emigrazione continuò, pur con varie fasi, fino agli anni sessanta del secolo scorso.
La Prima Guerra Mondiale, pur con il suo carico di lutti e di disagi, portò, paradossalmente, un miglioramento delle condizioni di vita: i giovani soldati di leva mangiavano molto meglio di quando sì trovavano in famiglia e le famiglie percepivano un’indennità. Le quasi settecento famiglie del Comune, ricevettero in media 500 lire l’anno, il che non era poco, se pensiamo che il reddito pro capite era inferiore alle 200. Anche le 250 pensioni di guerra e di invalidità furono una piccola fortuna per molte famiglie. Negli anni Venti si assistette ad un frazionamento della grande proprietà terriera ed all’affermarsi della figura del coltivatore diretto, con un netto miglioramento delle condizioni di vita.
La Seconda Guerra Mondiale fu vissuta con angoscia dagli abitanti di Vedelago per le continue incursioni aeree che prendevano di mira soprattutto le linee ferroviarie, le stazioni di Albaredo e di Fanzolo e la Strada Statale 53: mitragliamenti, bombardamenti, anche con bombe a grappolo, causarono molte distruzioni, morti e feriti. Nel secondo dopoguerra la ripresa è stata lenta e ancora per un decennio sì è manifestato il fenomeno dell’emigrazione o delle pendolarità verso centri industriali di Padova Mestre e Treviso. Solo a partire dalla metà degli anni Sessanta è iniziata un’inversione di tendenza con un netto calo dell’emigrazione, con un notevole incremento edilizio e con l’affermarsi di aziende artigianali e di piccole e medie imprese. Nell’ultimo decennio del secolo scorso Vedelago ha partecipato al grande slancio economico del Nord-est ed ha visto costantemente crescere i suoi abitanti, fino alle attuali 14.452 unità (al mese di ottobre 2003).
Nel corso degli anni ‘80 si è sviluppato l’artigianato e la piccola industria, caratterizzati da una buona dinamicità economica, una spiccata mobilità delle imprese, con una prevalenza nei settori tradizionali: come l’agricoltura e la trasformazione dei prodotti agricoli, l’attività estrattiva, il settore delle costruzioni, la produzione di abbigliamento e di prodotti in pelle.
Nel corso degli anni ’90 il comparto dell’industria vedelaghese è cresciuto del 15,2 %. Una diminuzione di unità si è avuta solo nel comparto della distribuzione e questo fenomeno è da ascrivere al processo di razionalizzazione dei punti vendita. Buona la presenza della piccola e soprattutto della grande distribuzione, uno dei punti di forza dell’economia del Comune. Anche il terziario ha avuto un deciso aumento, nonostante sia partito da posizioni arretrate e ancor oggi il settore difetti dei servizi avanzati, soprattutto quelli rivolte alle imprese. La terziarizzazione dell’economia vedelaghese sta avviandosi verso un progressivo adeguamento alla media provinciale. Determinante il ruolo storico giocato dalla cooperazione, da quella agricola, a quella sociale, al credito e all’edilizia.