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Comune di Aiello del Friuli

Aiello del Friuli

Via Cavour, 27 - 33041 - Aiello del Friuli (UD)
Friuli Venezia Giulia

tel: 0431 99021 fax: 0431 999934

e-mail: segreteria@comune.aiellodelfriuli.ud.it
pec: comune.aiellodelfriuli@certgov.fvg.it
web: www.comune.aiellodelfriuli.ud.it

Approfondimenti

Aiello, il Paese delle Meridiane
Castello De Bona-Urbanis di Aiello del Friuli
Museo della Civiltà Contadina del Friuli Imperiale

Storia

Aiello sorge su un’area abitata continuamente sin dall’epoca pre-romana. Le testimonianze rinvenute nel corso degli anni affermano la presenza di insediamenti preistorici o protostorici. Per esempio le tracce che furono trovate a sud di Novacco evidenziano un insediamento protostorico, probabilmente un castellieredi pianura risalente alla tarda età del bronzo frequentato fino agli inizidel V sec. a.C. , periodo in cui fu improvvisamente abbandonato.

I vari resti archeologici e i frequenti insediamenti testimoniano che il territorio aiellese era fortemente antropizzato in età romana. L’origine e lo sviluppo di queste occupazioni in quest'area erano dovuti alla presenza di costante vegetazione e all’abbondanza di acqua, oltre al fatto di essere un importante punto di passaggio attraversato dalle strade romane  che passavano per Cividale e le Alpicollegando l’agro aquielese con “Virunum” cioè l’odierna Zollfeld, in Austria.

Nel 183 a.C. una tribù di Galli Transalpini occupa la pianura friulana , si stabilisce e costruisce una città approssimativamente a 12 miglia da dove oggi è Aquileia, il senato di Roma interviene rapidamente e i Galli vengono cacciati e costretti a ripassare le Alpi. Di conseguenza il territorio rimasto libero viene assegnato a 3000 coloni i quali ricevettero 50 jugeri ciascuno iniziando l'occupazione e la costruzione di Aquileia.

Anche il nome di Aiello è collegato alla cultura romana: infatti deriva dal termine latino “Agellus”, diminutivo di “Ager” e quindi traducibile con campicello o poderetto. Aiello fu legato strettamente ad Aquileia perché venne inserito nel suo contesto amministrativo e perciò ne condivese anche le vicende storiche: nel 410 Aquileia fu devastata da Alarico, re dei Visigoti, poi nel 452 fu sottomessa dagli Unni di Attila e infine nel 568 fu conquistata dai Longobardi che si stabilirono a “Forum Iulii”, l’attuale Cividale. Tutte queste invasioni di popoli barbari ebbero inizio con lo sfaldamento e la disintegrazione dell’impero, perché precedentemente il Friuli godette per un lungo periodo di tempo la prosperità economica e la pace garantita dalla protezione dell’esercito romano.

La prima menzione storica di Aiello risale al 1202 in un documento con il quale i Conti di Gorizia, quali avvocati della Chiesa, furono autorizzati dal Patriarca Pellegrino II a tenere il “placito” una volta l’anno in Aiello.

C’è una citazione del 1275 che menziona per la prima volta la Gastaldia di Aiello la quale consisteva nell’affidamento, da parte del Patriarca, delle sorti amministrative e giuridiche a un diretto dipendente, appunto il gastaldo.
La circoscrizione gastaldionale di Aiello comprendeva le ville di Joannis, Crauglio, Tapogliano e San Vito al Torre, per questo motivo sullo stemma di Aiello c’è un’aquila con quattro quartieri.

Fino al 1420, anno in cui la Repubblica Veneta conquistò il Friuli e dopo tre secoli e mezzo di storia pose termine al potere temporale del Patriarcato, il territorio aiellese rimase soggetto direttamente all’autorità del Patriarca, che lo amministrava attraverso un gastaldo affiancato da giudici, ufficiali inferiori e soldati.
In base ai trattati di Noyon nel 1516, la regione del Friuli venne spartita tra Venezia e l’Austria: la parte Occidentale “La Patria” sotto la Repubblica Veneta, quella orientale “La Contea di Gorizia “ sotto il dominio degli Asburgo, anche se nel territrio della Contea c'erano molte “enclaves” sotto la giurisdizione di San Marco, come d’altra parte molti paesi erano soggetti alla Contea.
In forza di questi trattati, il territorio di Aiello insieme a molti altri paesi, fra cui Aquileia e Gradisca, passò sotto la sovranità austriaca, la cui dominazione era destinata a durare per quattro secoli , fino al 4 novembre del 1918.
Il paese di Aiello nel XVI secolo malgrado fosse posto sulla zona di confine tra Venezia e l’Austria e dunque soffrisse del continuo stato di tensione tra le due potenze, era uno dei più grossi centri della zona, con circa 700 abitanti tra cui alcune famiglie di notabili, diversi artigiani e due botteghe, 4 mulini alimentati dai numerosi dai numerosi corsi d’acqua presenti nel territorio.
Gli Asburgo per fronteggiare la continua necessità di finanziamenti necessari sia per evitare la continua minaccia Turca, sul fronte Balcanico, sia per sostenere la grande guerra dei 30 anni, nel 1647 si videro costretti a vendere la Contea di Gradisca, e dunque anche il territorio aiellese, ai nobili boemi Eggenberg, che crearono uno stato autonomo, con amministrazione, imposizioni e truppe proprie. Morto l’ultimo degli Eggenberg senza eredi, nel 1717 la Conte di Gradisca tornò a far parte dei domini asburgici, poi nel 1753 fu congiunta in un’unica contea con quella di Gorizia.
I cambiamenti territoriali, politici e amministrativi non realizzarono grandi modificazioni di sviluppo nelle condizioni di vita della popolazione: una vita era difficile dalle regole severe poi le gravi carestie del XVI e XIX sec. che devastarono tutto il Friuli peggiorarono la situazione con una sottoalimentazione cronica ed epidemie ripetute, uomini e donne morivano presto, l’infanzia era sfruttata.
Solo con l’ascesa al trono asburgico di sovrani illuminati come Maria Teresa e Giuseppe II risolsero in minima parte le difficoltà dei contadini, con alcune riforme intese a razionalizzare e modernizzare l’agricoltura e a migliorare le condizioni della popolazione. 
Dopo il trattato di Campoformido e le ultime occupazioni francesi che raggiunsero fino all'Isonzo. Aiello che faceva parte ancra della Contea di Gradisca fu anessa al napoleonico regno d’Italia.
Oggi Aiello è una piccola città prospera e moderna che conserva l’aspetto signorile che l’ha sempre caratterizzata e che per questo motivo venne poi denominata “piccola Vienna”. Le eleganti ville signorili che si affacciano sullo slargo del “pascut” fanno di Aiello un paese di rilievo nella storia.
L’età moderna del XV sec.vide il fiorire della “civiltà delle ville “, ebbe origine in Veneto e si diffuse ben presto con l’annessione del Friuli alla Serenissima arrivando al periodo di maggior splendore nel Sei e Settecento.
La villa era la dimora di campagna delle famiglie della nobiltà, oppure del patriziato cittadino, o anche di famiglie borghesi che si erano arricchite con traffici e commerci ed avevano adottato lo stile di vita dei casati più eminenti.
Queste dimore di campagna erano il centro dove il padrone nobile friulano o più raramente patrizio veneto, curava i propri interessie dove si trasferiva per seguire da vicino operazioni agricole come la mietitura, la raccolta della frutta, la vendemmia. La villa era normalmente composta di più elementi architettonici: la sezione padronale con i giardini , il cortile d’onore ed altri eventuali attributi come la cappella di famiglia.
La villa aveva sostituito il castello come simbolo di appartenenza al ceto privilegiato poi con il mutamento della situazione storico-politica i castelli avevano perso il significato di nucleo di dominio che avevano acquisito in passato e molti di essi furono abbandonati a favore delle nuove residenze .
Il paese di Aiello e il suo territorio conservano notevoli esempi di ricche dimore di campagna, tutte appartenenti a privati e perciò non visitabili, gli edifici si possono comunque ammirare dall’esterno o in fondo a viali e panoramici giardini.
Il Castello De Bona Urbanis
La storia della costruzione di questo castello risale ad epoca tardo-medioevale, fu fatto costruire nella attuale impostazione dai marchesi De Bona di Ragusa. In seguito ne divennero proprietari i conti Rabatta di Gorizia ed infine i conti Strassoldo di Chiarmacis.
Deceduto l’ultimo della dinastia degli Strassoldo, gli eredi, nel 1809, vendettero la costruzione alla famiglia Urbanis di San Daniele.
Verso il 1900, gli Urbanis si trasferirono ad Udine e l’edificio rimase nel più completo abbandono. In seguito venne acquistato dal Comune e fu trasfrmato prima in una fabbrica di sedie poi in abitazione ed infine in un asilo infantile.
L’aspetto attuale è quello di un palazzo secentescocon evidenziati rifacimenti storici. Le pietre che fungono da basamento provengono da un edificio romano di Aquileia. La residenza possedeva anche una cappella dedicata a San Michele, andata distrutta nel secolo XIX a causa di un incendio.

Villa Parisi
Questa villa ha una chiara impronta Veneta perché ha una somiglianza con le ville settecentesche sparse per il Veneto. Il grande cancello guarda vers la  via principale del paese e introduce nel vasto parco con la fontana novecentesca. Sul retro l’originario giardino con alberi e che purtroppo è stato sostituito da un prato all’inglese .
L’edificio principale venne costruito attorno alla seconda metà del XVII secolo impiegando il linguaggio compositivo che rimanda alla tradizione dell’architettura veneta dell’epoca. La pianta presenta uno schema tripartito con una distribuzione interna organizzata attorno al salone centrale, tale schema è espresso anche nella facciata con la bella scalinata centrale.
Nel piano di sopra si trovano tre ampie finestre con il balcone che sorreggono lo stemma della famiglia a conchiglia, al piano nobile, tre porte-finestread arco con poggioli e colonnine in pietra. Il corpo centrale termina con un timpano, collegato al piano nobile tramite una fascia intermedia con al di sopra un oculo centrale, al centro del timpano si trova lo stemma della famiglia. Durante la Prima Guerra Mondiale fu sede di un comando divisionale.
 
Villa Peteani-Steimberg-d’Attems
Questo edificio si sviluppa su tre piani, ha pianta rettangolare allungata, quattro lesene decorano la facciata, tra le lesene si trovano i complessi stemmi nobiliari sormontati da una corona dipinti ad affresco, presenta le caratteristiche del palazzo con fronte su strada tipico di alcune ville friulane. La distribuzione interna è tripartita, secondo lo schema veneto.
La sua realizzazione 1795 si colloca nell’ambito della politica di insediamento di famiglie nobili promossa dagli Asburgo con lo scopo di poter consolidare il territorio ai confini dell’impero. Le finestre sono semplici, con una eccezione per quelle centrali, decorate con eleganti grigliate in ferro battuto, collocati in modo ordinato.
 
Museo della Civiltà Contadina del Friuli Imperiale
Il museo rappresenta la più grande raccolta privata etnografica della regione e ha lo scopo di mostrare i diversi e molteplici aspetti della vita rurale nella ex Contea di Gorizia e Gradisca tra il 1500 ed il 1918, cioè di un territorio che è divenuto italiano soltanto dopo la prima guerra mondiale.
Nelle sue sale sono stati raccolti oggetti, costumi, fotografie, documenti e quant’altro possa contribuire a documentare la vita rurale dei secoli passati nei territori friulani dell’impero asburgico. Il museo è stato ordinato in molteplici sezioni in cui i allestimenti illustrano come il mondo agricolo avesse bisogno, per la costruzione e manutenzione delle proprie attrezzature, come il falegname ed il fabbro.
Come questi anche altri mestieri con le loro specializzazioni sono ampiamente documentati nel museo. Infine un altro aspetto è quello della casa rurale, che viene rappresentata in tutti i suoi ambienti con particolare attenzione a tutti quegli oggetti che per secoli hanno caratterizzato la vita, il lavoro e il mondo delle donne.
 
V. Riadis