Comune di Amaro
Amaro
Via Roma, 33 - 33020 - Amaro (UD)
Friuli Venezia Giulia
tel: 0433 94056 fax: 0433 94345
e-mail: segreteria@com-amaro.regione.fvg.it
pec: comune.amaro@certgov.fvg.it
web: www.comune.amaro.ud.it
Approfondimenti
Cascata del Torrente FavarinisStoria
Il primo paese della Carnia che si incontra è Amaro. Ci sono dei documenti che attestano l’esistenza di Amaro già dal XIII secolo, però i più significativi si trovano negli anni 1387-1393, periodo in cui Amaro ha l’obbligo di occuparsi del fiume Fella e in cambio riceveva il diritto di sfruttare le risorse del Monte Amariana.
La nascita di questo paese in quest’area è legata alla posizione geografica nella quale si hanno riferimenti risalenti all’età del bronzo e che all’inizio della sua formazione fu estremamente importante come punto di comunicazione. Infatti la necessità di mantenere sicuri ed efficienti i passaggi sui fiumi Fella e Tagliamento aveva una primordiale importanza.
Nel corso dei secoli la principale funzione storica di Amaro è costituito dal servizio del traghetto con barche e la manutenzione dei ponti. Ecclesiasticamente il paese di Amaro si trovava sotto la potentissima e non distante Abbazia di Moggio e quando questa venne abolita, nel 1777 passò all’ Arcidiaconato della Carnia.
Sono stati rinvenuti resti archeologici di epoca romana come: monete, pietre sepolcrali, oggetti di bronzo (fibule), di ferro (coltelli, chiavi) e di ceramica cotta i quali testimoniano l’esistenza di Amaro come luogo di passaggio di moltitudini itineranti.
Lungo l’antica “via carnica”, a sud del paese, ora in stato di abbandono e chiamata fino ad oggi “la pedrada”, venne trovata nel 1886 una pietra sepolcrale della famiglia Ammonia e due tegole con l’incisione “MCI PORCI SCY” cioè Marcii Porcii Seymni.
Il terremoto del 1976, che ebbe il suo epicentro nel vicino monte San Simeone, provocò gravi danni alle costruzioni e alle tre chiese del paese: la Parrocchiale di San Nicolò la quale aveva fonti storiche del V sec., San Valentino, già restaurata, e la Chiesetta delle Maine, che si trova ancora in fase di restauro.
Il sovrastante Monte Amariana di 1906m. che viene considerato erroneamente dalla tradizione popolare un antico vulcano spento, ospita bellissimi boschi di faggi e roveri, che contrastano con il fondovalle del Tagliamento.
Amaro ha da sempre, un’economia di tipo agricolo dedicata alla coltivazione di mais, patate, fagioli, foraggio per il bestiame. e l’emigrazione che fu un problema di tutta la Carnia , sembra essersi fermata. Negli ultimi anni dopo il terremoto in special modo, sono sorte alcune industrie per la lavorazione della carta , del legno, di conglomerati bituminosi e materiali inerti.
Il Monte Amariana, popolarmente chiamato “Mariane” , è il monte più popolare della Carnia , sia per la sua forma che appare come una perfetta piramide da qualunque punto la si guardi, sia per la sua altezza che la fece erroneamente considerare la più alta della zona . C’è il proverbio friulano di tipo meteorologico che dice: “Quand che la Mariane e’ ha il ciapèl, met ju la falz e ciape su il riscièl” cioè “quando l’Amariana mette il capello ( di nubi), posa la falce e prendi il rastrello”, che vale per i falciatori.
Per secoli come prima citato questa montagna fu ritenuta un vulcano spento, sulla sua vetta, raggiungibile attraverso una serie di sentieri , è stata collocata nel 1956 una statua della Madonna. L’ambiente naturale è particolarmente suggestivo, la flora è ricca di specie ed il panorama amplissimo su quasi tutte le Alpi Carniche e Giulie.
V.Riadis
La nascita di questo paese in quest’area è legata alla posizione geografica nella quale si hanno riferimenti risalenti all’età del bronzo e che all’inizio della sua formazione fu estremamente importante come punto di comunicazione. Infatti la necessità di mantenere sicuri ed efficienti i passaggi sui fiumi Fella e Tagliamento aveva una primordiale importanza.
Nel corso dei secoli la principale funzione storica di Amaro è costituito dal servizio del traghetto con barche e la manutenzione dei ponti. Ecclesiasticamente il paese di Amaro si trovava sotto la potentissima e non distante Abbazia di Moggio e quando questa venne abolita, nel 1777 passò all’ Arcidiaconato della Carnia.
Sono stati rinvenuti resti archeologici di epoca romana come: monete, pietre sepolcrali, oggetti di bronzo (fibule), di ferro (coltelli, chiavi) e di ceramica cotta i quali testimoniano l’esistenza di Amaro come luogo di passaggio di moltitudini itineranti.
Lungo l’antica “via carnica”, a sud del paese, ora in stato di abbandono e chiamata fino ad oggi “la pedrada”, venne trovata nel 1886 una pietra sepolcrale della famiglia Ammonia e due tegole con l’incisione “MCI PORCI SCY” cioè Marcii Porcii Seymni.
Il terremoto del 1976, che ebbe il suo epicentro nel vicino monte San Simeone, provocò gravi danni alle costruzioni e alle tre chiese del paese: la Parrocchiale di San Nicolò la quale aveva fonti storiche del V sec., San Valentino, già restaurata, e la Chiesetta delle Maine, che si trova ancora in fase di restauro.
Il sovrastante Monte Amariana di 1906m. che viene considerato erroneamente dalla tradizione popolare un antico vulcano spento, ospita bellissimi boschi di faggi e roveri, che contrastano con il fondovalle del Tagliamento.
Amaro ha da sempre, un’economia di tipo agricolo dedicata alla coltivazione di mais, patate, fagioli, foraggio per il bestiame. e l’emigrazione che fu un problema di tutta la Carnia , sembra essersi fermata. Negli ultimi anni dopo il terremoto in special modo, sono sorte alcune industrie per la lavorazione della carta , del legno, di conglomerati bituminosi e materiali inerti.
Il Monte Amariana, popolarmente chiamato “Mariane” , è il monte più popolare della Carnia , sia per la sua forma che appare come una perfetta piramide da qualunque punto la si guardi, sia per la sua altezza che la fece erroneamente considerare la più alta della zona . C’è il proverbio friulano di tipo meteorologico che dice: “Quand che la Mariane e’ ha il ciapèl, met ju la falz e ciape su il riscièl” cioè “quando l’Amariana mette il capello ( di nubi), posa la falce e prendi il rastrello”, che vale per i falciatori.
Per secoli come prima citato questa montagna fu ritenuta un vulcano spento, sulla sua vetta, raggiungibile attraverso una serie di sentieri , è stata collocata nel 1956 una statua della Madonna. L’ambiente naturale è particolarmente suggestivo, la flora è ricca di specie ed il panorama amplissimo su quasi tutte le Alpi Carniche e Giulie.
V.Riadis