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Comune di Aquileia

Aquileia

Piazza Garibaldi, 7 - 33051 - Aquileia (UD)
Friuli Venezia Giulia

tel: 0431 916911 fax: 0431 91044

e-mail: segreteria@com-aquileia.regione.fvg.it
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Approfondimenti

Aquileia Cristiana
Aquileia romana
ASD Aquileia
Basilica di Aquileia
Fondazione Archeologica, Aquileia
Il Patriarcato di Aquileia
Museo archeologico nazionale di Aquileia
Pro Loco Aquileia

Storia

Aquileia si incontra a metà strada fra Grado e Cervignano, nella bassa friulana, percorrendo la via Giulia Augusta, che prosegue quasi entro limiti esatti il percorso dell’antico cardo.
Il suo nome sicuramente pre-romano ma ha una incerta derivazione, da alcuni viene fatto risalire al nome del fiume “Aquilis” ma da altri studiosi ad un ipotetico segno augurale “aquila”. Città antichissima, fu tra le dieci più importanti dell’Impero romano.
Il documento lapidario che si conserva al Museo Archeologico della città attesta che Aquileia sorse nell’anno 181 a.C. come accampamento per i tremila fanti comandati da Lucio Manlio Acidino, Publio Scipione Nasica e Gaio Flaminio dislocati nel territorio che in quel periodo era occupato dai Galli. Al momento della fondazione, Aquileia costituisce, con il suo sistema difensivo, la fortificazione nord-orientale della Repubblica Romana che sarà poi base di partenza per le spedizioni contro i popoli confinanti: Istri, Carni, Taurisci ecc.
Grazie alla posizione geografica, Aquileia divenne nel tempo un importantissimo grande centro di raccolta e scambio di merci dell’impero romano. Le vie commerciali che si incrociavano in quest’area erano numerose ; prima fra tutte la via Annia per i collegamenti con Concordia, la via Iulia Augusta che puntava verso Nord ( Glemona, Iulium Carnicum, Passo Monta Croce), la via Gemina verso Est ( Emona nei Balcani), la via Flavia che, passando Tergeste, raggiungeva Pola e la Dalmazia ed infine la strada che, arrivando a Forum Iulii, lungo il fiume Natisone raggiungeva il Norico per il Passo del Predil. Per le comunicazioni via mare al porto di Aquileia faceva centro tutta la regione  alto-adriatica e nel momento di massimo splendore, l’intero territorio fino al Danubio.
Aquileia, considerata “figlia di Roma “, ebbe il destino legato alla capitale, con lo smembramento dell’Impero Romano Aquileia perse il territorio della zona costiera mentre le invasioni barbariche rendevano insicure le vie di comunicazione e di comercio.
All’inizio del V secolo, Aquileia subisce i danni delle scorrerie barbariche: nel 401 e 408 Alarico, re dei Visigoti, nel 452 Attila con gli Unni, arrivano nell’agro aquileiese, devastano il territorio e distruggono la città. Poi quando appena ritrova la forza per sopravvivere, nel 586, Aquileia riceve il colpo definitivo con l’invasione dei Longobardi. In quell’occasione il patriarca Paolino si rifugia a Grado, che più tardi riceverà la denominazione di “Nova Aquileia” essendo considerata ormai quell’antica perduta per sempre.
In questo periodo la zona di cui Aquileia era stata la capitale fu divisa in due: la terraferma rimane sotto il dominio longobardo, la zona costiera invece, comprendente Grado, l’Istria e le isole, viene controllata dai Bizantini. Nel 610 la disputa teologica dei “tre capitoli”, i conflitti fra l’Impero Bizantino e la dominazione Longobarda, fanno che Grado e Aquileia si diano ciascuno un proprio patriarca, scatenando guerre e dispute teologiche e giurisdizionali che durarono a lungo nonostante l’intervento di numerosi papi. I Patriarchi continuarono a chiamarsi “di Aquileia” ma decisero di spostare la loro sede, per motivi di opportunità politica, prima a Cormons e dal 773 a Cividale.
Con la perdita della funzione politica e commerciale, l’espansione della malaria, Aquileia venne abbandonata da quasi tutta la popolazione e corse il rischio di venir inghiottita per sempre dalla palude.
Con l’arrivo del Ducato Longobardo, il punto di riferimento del Friuli divenne Cividale  ( il romano Forum Iulii) ma il nome di Aquileia rimase nella struttura ecclesiastica. Tale struttura rappresentata dal Metropolita ( poi Patriarca) di Aquileia, occupa una posizione di primo piano nella storia della diffusione del Cristianesimo nella regione danubiana, nella conversione al cattolicesimo dei Longobardi e dei popoli slavi. La Chiesa di Aquileia esercitò una grande funzione nell’integrazione del popolo latino con i dominatori Longobardi dal 558 alla conquista franca nella seconda metà del VIII secolo d.C.
I secoli IX e X sono caratterizzati dall’anarchia feudale, con piccole guerre, assassinii politici, tradimenti e saccheggi.
Il Patriarca di Aquileia  assume le caratteristiche di un’autorità temporale, ad ogni successione le potenze vogliono imporre il loro candidato per confermare l’importanza della carica e così ci sono i casi in cui diversi Patriarchi si trovano in lotta tra loro per il predominio.
Poi nell’anno Mille Aquileia subisce una certa rinascita, è proprio in questo periodo che il Patriarca Poppone (1019-1042) cerca di riportare alla città gli antichi splendori per ciò inizia con la ricostruzione della Basilica, dedicata alla Beata Vergine e ai Ss. Ermacora e Fortunato, insieme al campanile forma un complesso estremamente significativo, come testimonianza di un’antica fede, dunque il Ptriarca Poppone pone le basi per una rinascita che non si limita solo all’abbellimento della città.
Con il Patriarca Sigeardo (anno 1077) il Patriarcato di Aquileia riceve dall’imperatore l’investitura feudale diventando uno stato vero e proprio e la sede viene portata a Cividale. Infatti l’imperatore Enrico IV permette al Patriarca quale autentico sovrano del Friuli, il diritto di battere moneta mentre la giurisdizione patriarcale si estende fino alla Drava e all’Ungheria.
Nel corso del XIII secolo lo Stato Patriarcale raggiunge il massimo splendore, ma la frantumazione del Sacro Romano Impero Germanico segna l’inizio della sua decadenza. Nel 1420, la Repubblica Veneta sottomette Aquileia e buona parte del Friuli, provocando la fine del potere temporale del Patriarcato. Nel 1509, Aquileia cade sotto il dominio asburgico, che durerà sino alla fine della prima guerra mondiale (1918).
Poi nel 1752 Benedetto XV decreta la soppressione della Diocesi del Patriarcato di Aquileia e così la millenaria, gloriosa istituzione cessa di esistere definitivamente.
Oggi Aquileia è un modesto territorio agricolo, circondato dalle zone archeologiche con diversi resti edilizi e grazie al suo prestigio culturale che acquista nel settore archeologico antico, nel periodo paleocristiano, nel campo della musica religiosa in conessione con il noto rito  aquileiese, è meta continua di vari studiosi che arrivano da tutto il mondo per ammirare questo patrimonio storico.
La Basilica
Nel 1365/81 venne restaurata per ordine del Patriarca Marquardo di Randek a seguito del terremoto del 1348, questo sisma provocò danni gravissimi alla struttura e fu necessario realizzare radicali opere di consolidamento, per esempio le arcate gotiche che collegano i capitelli delle colonne di età popponiana. La decorazione di stile rinascimentale, che si nota soprattutto nel presbiterio appartiene invece al periodo della dominazione veneziana.
La struttura ha origini antichissime: la serie di scavi che hanno portato alla scoperta delle rovine romane, ha permesso di conoscere nella sua pienezza la genesi e lo sviluppo di questo splendido edificio. Prima che il Patriarca Poppone restaurasse profondamente la Basilica negli anni 1021/1031, nello stesso posto sorgeva una chiesa del sec. IX, a sua volta eretta nello stesso posto dove prima c’era una Basilica Paleocristiana del sec. V che aveva preso il posto di un’aula di culto della metà del sec. IV e di due aule parallele degli inizi del IV sec.
Nella cosidetta “Cripta degli scavi” si trovano resti di tre epoche, quella più antica relativa ai mosaici di una ricca abitazione sopra la quale si è costruita l’aula settentrionale nella metà del IV sec. distrutta durante l’incendio di Attila.
La sezione più importante della Basilica è indubbiamente il mosaico paleocristiano che fu scoperto negli anni 1909-1912 e si estende nella navata centrale e in quella di destra. Risale al IV sec. ed appartiene all’aula teodosiana, è il più vasto tra i mosaici pavimentali cristiani d’Occidente e conserva intatta l’originaria bellezza della ricca figurazione con vivaci colori in cui si trova la simbologia cristiana dei primi secoli.
Consta di 9 grandi riquadri uguali, tre navate di tre campate ciascuna, d’acanto divisi da cornici, la decorazione è particolarmente fantasiosa, come la raffigurazione centrale della vittoria cristiana tra le coppe del vino e il canestro dei pani, la lotta del gallo con la tartaruga e i ritratti dei donatori che si trovano nella navata di mezzo. Nel settore meridionale si trova l’immagine del Buon Pastore alla quale è dato il massimo rilievo tra le differenti raffigurazioni al mistico gregge di Cristo.
Il mosaico del presbiterio, diviso originariamente dalle navate con una transenna è la rappresentazione del mare, con tutti i pesci allora conosciuti tra le scene della storia del profeta Giona. Questi pesci sono particolari perché hanno una vivacità interessante, che sembrano guizzare al visitatore in una miriade di colori  e maggiore plasticità a causa del pavimento ondulato.
L’interpretazione simbolica di queste scene era ben conosciuta ai cristiani di quel periodo, richiamava ad essi la morte e la resurrezione di Cristo e l’annuncio della buona novella a tutte le genti.
Tra le onde con i pesci, si trova entro un clipeo l’iscrizione musiva la nominazione del vescovo Teodoro che dedicò insieme al suo gregge il complesso culturale con la datazione agli inizi del IV sec. Presumibilmente sul clipeo si trovava fissata la cattedra, poi tolta, come testimoniano le iscrizioni del mosaico in quattro tacche. All’inizio della navata destra è posto un “fonte battesimale” marmoreo cinquecentesco.
La Capella Torriani
Fu eretta nel 1298 e contiene quattro grandi sarcofagi gotici senza epigrafi di Patriarchi, due in pietra d’Istria e due in granito veronese.
Attraverso una porticina posta vicino alla gradinata dell’altare si scende alla Cripta. In età popponiana si dispose l’attuale struttura a conclusione semicircolare. Le pareti e i soffitti sono decorati da un ciclo di affreschi della metà del XII sec. con storie della fondazione della Chiesa di Aquileia e scene della vita di Cristo. Lo stile è composito; i modelli bizantini sono rivissuti con l’intonazione occidentale, più robusta e grammatica.
Nei due bracci della crociera si trovano affreschi di varie epoche e sarcofagi. Nel braccio di destra, attraverso una botola si possono vedere i resti del pavimento musivo della Basilica del V sec. questi mosaici sono stati scoperti con gli scavi degli anni 1970/72.
Nel braccio di sinistra è esposta la parte anteriore di un sarcofago con scene di S. Marco che presenta le caratteristiche stilistiche dell’arte gotica veneziana del Trecento. A sinistra dell’abside, su un capitello medievale è collocata la Madonna detta del latte o dell’umiltà, gruppo policromo del XIII sec.
Invece il Presbiterio che porta un’alta scalinata ha caratteristiche rinascimentali.  Nel abside si trovano i grandiosi affreschi che risalgono all’età di Poppone, dentro la madorla sono rappresentati la Madonna con il Bambino in trono tra i simboli evangelici e ai lati Santi aquileiesi. Come d’uso all’epoca si vede l’effigie del patriarca Poppone, in dimensioni minori rispetto alle altre figure che tra i santi Ilario e Taziano presenta alla Madonna il modello della Basilica. A destra della Vergine tra i Ss. Ermacora e Fortunato si trova l’imperatore Corrado II il Salico.
V.Riadis