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Comune di Buja

Buja

Piazza Santo Stefano, 3 - 33030 - Buja (UD)
Friuli Venezia Giulia

tel: 0432 960151 fax: 0432 960632

e-mail: segretario@comune.buia.ud.it
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web: www.comune.buia.ud.it

Approfondimenti

Museo d'Arte della Medaglia e della Città di Buja
Pieve di San Lorenzo, Buja
Silvana Barnaba

Storia

Le origini di Buia sono molto antiche come testimoniano i castellieri rintracciati in località Pidicuel e Mels, questi costituivano un rifugio dove si nascondevano gli uomini preistorici della pianura sottostante ogni volta che dovevano difendersi da qualche minaccia esterna.
I numerosi reperti risalenti fino all’età del bronzo testimoniano stanziamenti duraturi e fiorenti. Solamente in epoca romana la zona conobbe una grande importanza strategico-militare per la sua viabilità: due strade romane tagliavano da Ovest la pianura e penetravano l’anfiteatro morenico, entrambe confluivano sulla via Iulia Augusta (Aquileia, Tricesimo, Glemona, Norico) partendo dalla medesima città, Concordia, ma utilizzando due percorsi diversi.
La prima toccava le attuali località di Codroipo, Fagagna, Colloredo di Montalbano, Gemona; la seconda correva lungo la sponda destra del Tagliamento attraversandolo all’altezza della stretta di Ragogna. Osservando bene la geografia del territorio, i colli di Buia si trovano proprio al centro dell’area delimitata dalla confluenza di queste due vie. C’è l’ipotesi che i romani, al momento di rendere più perfetto il sistema difensivo, costruirono vie di raccordo fra queste due grandi arterie per rendere più veloci e capillari i collegamenti. Sui colli di Buia, sorse un complesso fortificato, non solo per la difesa ma anche per la stazione di vedetta e di segnalazione.
Non esistendo mezzo più rapido ed efficiente, si usava infatti il sistema delle “torri di segnalazione” che, situate ad una distanza opportuna lungo il territorio, comunicavano tra loro con un “gioco” di specchi e fuochi.
Alla fine dell’impero romano, il dominio longobardo si integrò e si fuse con il sistema ecclesiastico precedente; a Buia sorse, con ogni probabilità, una fortezza longobarda, mentre sul colle di mezzo, il S. Laurinz, fu costruita la costruita la chiesa madre della pieve omonima. Resti di epoca longobarda molti importanti sul piano storico sono stati rinvenuti in località Colosomano e S. Salvatore: si tratta di tombe con notevole corredo funebre  ed è il più “vasto sepolcreto longobardo” dopo quello di Cividale.
Il territorio di Buia divenne, in epoca altomedioevale, un possedimento del patriarca di Aquileia con ampia autonomia giurisdizionale. Il Diploma del 792, primo documento scritto nel quale compare il nome di Buia, e quello del 983 ce lo confermano, nel primo, Carlo Magno faceva dono a San Paolino, dopo aver vinto un esercito friulano, della pieve di Buia e di tutti i possessi relativi; nel secondo, a Verona, Ottone II di Sassonia assegnava al Patriarca cinque castelli fra cui quello di Buia.
Evidentemente il Castello di Buia aveva conservato la sua continuità di importante centro strategico; esso venne affidato dai Patriarchi a Ministeriali che avrebbero provveduto, come Vassalli, alla difesa ed alla cura della fortificazione. Risultano da documenti, residenti nel castello i Signori Varmo, Villalta, D’Arcano, Prampero, Colloredo che si alternarono nel controllo della fortezza, tutti tentarono di impossessarsi del maniero, ma nessuno riuscì ad insediar visi in modo definitivo.
Dal 1265, ci sono notizie di un Gastaldo collocato a Buia, tale carica era ricoperta da importanti personaggi della nobiltà friulana. Il XIV secolo fu un periodo particolarmente turbolento per il Friuli e per il territorio di Buia; il declino Patriarcale favoriva le continue pretese della nobiltà. I Conti di Gorizia, volendo scardinare lo Stato Patriarcale, misero gli occhi sul castello di Buia e lo attaccarono nel 1315. Non solo i Goriziani ma anche i Colloredo e tanti altri volevano impossessarsi della zona per la grande importanza che essa rivestiva nel quadro della difesa della capitale patriarcale, cioè Udine.  
Nel 1375, a causa delle necessità finanziarie del Patriarca, il quale assegnò Buia in feudo ai Savorgnan e la Gastaldia divenne ereditaria. I Savorgnan mantennero l’investitura anche durante la dominazione veneta, iniziata nel 1420 circa, attorno al 1425 il Gastaldo fu sostituito da un Capitano di nomina della famiglia  Savorgnan la quale aveva ampi poteri giurisdizionali e risiedeva a Buia nel palazzo di famiglia.
Nel 1506, venne stipulato fra il Capitano dei Savorgnan e la Comunità di Buia un accordo che regolava i rapporti fra le parti stipulati. La Signoria dei Savorgnan sopravisse fino all’epoca napoleonica.
Dopo la caduta della Repubblica Veneta, nel 1797 Buia entrò a far parte del Regno Lombardo Veneto e godette di un lungo periodo di pace che favorì un forte sviluppo demografico, ma determinò anche l’inizio dell’emigrazione, oltre le Alpi, di gran parte della popolazione. Allo scoppio della Prima Guerra d’Indipendenza i patrioti di Buia si unirono a quelli di tutto il Friuli, ma nello scontro presso Visco furono sconfitti e dovettero attendere la Terza Guerra d’Indipendenza per ottenere la libertà.
Nella frazione di Monte sorge la Pieve di S. Lorenzo, essa rappresentava l’ultimo dispositivo di difesa militare istituito sul Monte di Buia. Fu costruita presumibilmente intorno al secolo XV e XVI dalla comunità Buiese per consentire rifugio e difesa alla popolazione locale, contro le incursioni turche in assenza del Castello ormai distrutto.
La torre campanaria fu eretta presumibilmente dopo la chiesa, a pianta pentagonale, l’esito definitivo di questa ristrutturazione fu una chiesa-fortezza, secondo una tipologia abbastanza usuale, all’epoca, in Friuli.
La Pieve e i suoi annessi furono semidistrutti nel 1976 e il patrimonio artistico in essa conservato dovette essere asportato per un restauro specifico. Le tre tele di G. B. Grassi del 1556, due scene della vita di S. Lorenzo e il Martirio di S. Lorenzo, sono attualmente presso il Centro Regionale di Restauro di Villa Manin a Passariano. Presso la Pieve si possono ancora vedere i ruderi del Castello, semisommersi dalla vegetazione, questo Castello fu distrutto definitivamente dal terremoto del 1511.
Nella frazione di Madonna di Buia, la Chiesa Parrocchiale ospita la statua lignea di Domenico da Tolmezzo raffigurante la Madonna col Bambino, che faceva parte di un’ancona e affreschi di Domenico Fabris nel XIX secolo. A Urbignacco, in una moderna Chiesa si trovano mosaici recenti eseguiti dalla nota Scuola di Mosaico di Spilimbergo  su cartoni del pittore Fred Pittino.
A San Floreano la Chiesa omonima, risalente al XIV secolo ma rifatta nel XIX e semidistrutta nel 1976. Ad Avilla, altra frazione del Comune, è sorta la Chiesa della Madonna dei Fornaciai, moderna, con porte bronzee ornate da 22 pannelli eseguiti dagli artisti locali Monassi e Pezzetti: all’interno c’è una Via Crucis in bronzo, le cui stazioni sono opera di vari artisti, fra cui Mistruzzi, Minguzzi, Selva, ect. Inoltre la statua in terracotta della Madonna della Salute, all’altar maggiore e panelli a vetri piombati raffigurante la Crocefissione entrambi sono dono di alcuni emigranti che lavoravano nella fornace di Haidhausen, sobborgo di Monaco.
Nel Comune di Buia sono nati personaggi illustri: uno di questi è Enrico Ursella (1887-1955). Pittore delle piccole cose della campagna, colte intensi colpi di colore, ebbe un notevolissimo successo accademico nel 1923. Da quel periodo continuò a dipingere in Friuli, sfruttando, con notevole capacità, le proprie dote di colorista. Alcune delle sue opere sono esposte al Museo di Udine e nel Palazzo della Provincia, sempre a Udine.