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Comune di Buttrio

Buttrio

Via Diviosione Julia, 36 - 33042 - Buttrio (UD)
Friuli Venezia Giulia

tel: 0432 636111 fax: 0432 673490

e-mail: segreteria@com-buttrio.regione.fvg.it
pec: comune.buttrio@certgov.fvg.it
web: www.comune.buttrio.ud.it

Approfondimenti

A.N.A. Associazione Nazionale Alpini - Gruppo di Buttrio
Pro Loco Buri (Buttrio)

Storia

Le origini di Buttrio sono molto antiche, i Romani una volta costituito il presidio di Aquileia, posero dei punti di difesa anche nell’entroterra e il colle di Buttrio, per la sua posizione geografica e per la sua altitudine rispetto alla zona circostante, poteva corrispondere alle esigenze difensive richieste.
Nella primavera del 568 d.C. Alboino re dei Longobardi, prese Cividale e vi lasciò una guarnigione al comando del nipote Agisulfo. C’è l’ipotesi che Agisulfo, ottenuta in dono da Alboino una mandria di cavalli, l’avesse collocata presso i colli di Buttrio.
Certamente la zona, ricca di prati e di vegetazione, nonché di acqua, costituiva un ottimo ambiente per lo sviluppo agricolo e l’allevamento del bestiame quindi i coloni longobardi vi si insediassero facilmente. Altrettanto certa è la devastazione compiuta dalle invasione dei barbari che apiù riprese passarono su questo territorio. Nel 738 d.C. arrivarono gli Avari, nell’899 ci fu la prima delle incursioni ungare che si ripeterono più volte tra il 900 e il 960.
Il primo documento storico appartiene al XI secolo, è di questa epoca infatti la notizia che la Chiesa di S. Maria, nella sua veste di pieve matrice, aveva una decina di piccoli paesi sotto la sua giurisdizione, questo attesta in ogni modo la posizione di preminenza che doveva avere. Però l’etimologia del toponimo non è molto chiara, molte infatti sono le possibili interpretazioni, la più suggestiva è quella che si riallaccia alle abitudini dei coloni romani, i quali, emigrati in terre lontane dal paese d’origine, ribattezzavano il nuovo “vicus” con il nome di Buttrio. Il famoso geografo Strabone nomina un “Buttrium” sito vicino a Ravenna.
Plinio il Vecchio (79 d.C.) nota, a sua volta che le popolazioni di Buttrium vicino a Ravenna sono di origine umbra, per questo motivo si ritiene che l’immigrazione di queste popolazioni vollero dare lo stesso nome del paese abbandonato. Nei vecchi registri della pieve questo paese porta la denominazione “Buttium”, secondo lo studioso Frau il termine “buri” significa invece “burrone, voragine”, da un termine preromano.
Nel 1015 Butrium si trova fra quei paesi dove, durante la vacanza della sede patriarcale, l’avvocato della Chiesa aquileiese ha diritto ad un placido annuo. È consentito ritenere che il Castello di Buttrio sia stato costruito in quel secolo, ma nei documenti è citato chiaramente solo nel 1139, anno in cui figura investito a Ulrico, marchese di Toscana. Solo nel documento del 1219 compare la famiglia dei Signori di Buttrio, affermata e potente.
Il 1219 segna l’inizio della guerra tra i feudatari liberi, di investitura imperiale, e il Patriarca con i suoi ministeriali, feudatari di nomina patriarcale. I feudatari liberi fra cui i Signori di Buttrio, si aggregano al comune di Treviso da cui ottengono, contro il pagamento di una forte somma, il diritto ad essere difesi.
Il Patriarca, come contromossa, si fa cittadino di Padova, comune acerrimo nemico di Treviso. La guerra si trascina per mesi con alterne vicende e complicazioni, con storie di tradimenti ed alleanze dei vari signori. Molti villaggi ne escono bruciati e la popolazione, come sempre accade, è la prima a patirne le conseguenze, la situazione trovò una soluzione pacifica soltanto dopo l’interessamento diretto dell’imperatore Federico II di Svevia e del Pontefice.
In questi secoli l’economia del territorio subì una condizione pesantissima: le continue scorrerie, la presenza di truppe non favorirono né la coltivazione dei campi, ne tantomeno l’allevamento degli animali. Fu un periodo particolarmente duro per la popolazione completamente estranea ai motivi e agli interessi della guerra.
All’inizio del XIV secolo, il Castello di Buttrio venne coinvolto nei fatti più importanti della sua storia; nacque infatti  una profonda disputa tra il Patriarca e il Conte di Gorizia, quello di Ortenburg e Riccardo di Camino, quest’ultimo aveva invaso con le sue milizie il territorio di Buttrio ma le piogge  torrenziali indussero a concludere una tregua, peraltro di breve durata, il Conte di Gorizia infatti, associato a Nicolò di Buttrio, riprese le ostilità.
Nel 1472 si esparse l’invasione dei Turchi; infatti pochi anni prima era morto Giorgio Castriota, principe d’Albania, che per 22 anni era stato il baluardo occidentale contro i Turchi. Alla sua morte essi invasero l’Albania e avanzarono verso l’Italia, il 9 ottobre 1472 essi raggiunsero Monfalcone e la popolazione, terrorizzata, si rifugiò a Udine, gli invasori arrivarono fino a tre miglia da questa città e nelle vicinanze di Cividale; due giorni dopo si ritirarono portando con se bottino e 1500 prigionieri. Cinque anni dopo ricomparvero e devastarono i paesi di Tricesimo, Caporiacco e Pordenone poi si spostarono verso Gorizia continuando la loro opera devastatrice e portandosi via moltissimi prigionieri.
Nel XVI secolo questa zona del Friuli continuò ad essere devastata da le varie potenze: l’imperatore di Germania, opposto alla Repubblica di Venezia, prese una parte importante in queste guerre. Nella prima metà del XVII secolo si temette nuovamente l’invasione turca, fortunatamente Venezia concluse la pace con i Turchi nel 1669 e questo terrore scomparve definitivamente.
Nel 1797 la Francia era in guerra con l’Austria: sulla terra friulana il passaggio di truppe fu tale che l’arcivescovo, per precauzione, ordinò che alla sera le chiese venissero chiuse per tempo. Il 17 ottobre 1797 si fece il Trattato di Campoformido, con il quale Venezia, Friuli, Dalmazia, Bocche di Cattaro passarono all’Austria, che prese possesso del Friuli nel 1798. Nel 1805 fu unito al Regno d’Italia napoleonico e vi resto fino al 1814, con il 7 aprile 1815 il Friuli divenne una delle provincie austriache del Lombardo-Veneto.
La suggestione del paesaggio e le colline che circondano Buttrio, hanno fatto, nei secoli passati, di questa località un luogo di residenza estiva. Sorgono qui numerose ville, la Villa Florio Maineri, è sorta nel Seicento ma ha subito successivi rimaneggiamenti, attualmente è sede dell’omonima Azienda Agricola. Purtroppo lo splendore iniziale è completamente decaduto, poiché gli attuali proprietari non hanno provveduto al ripristino delle forme originarie e la villa ha l’aspetto di un’Azienda Agricola, a dispetto del suo passato.
La Villa Toppo è ora sede del Colleggio Friulano per fanciulli minorati, sorta nella prima metà del Settecento, passò alla famiglia Florio finché non venne acquistata dallo Stato e adibita a colleggio. Uno di questi ultimi discendenti della famiglia nobiliare raccolse entro la villa numerosi reperti archeologici provenienti da Aquileia, circa seicento pezzi, tutti catalogati, che ora adornano il parco ed il giardino e rappresentano una delle più grosse raccolte archeologiche private. La villa e il giardino sono splendidamente conservati.
La villa Castello di Buttrio, poi De Portis Varmo, è sorta sul luogo dove sorgeva il Castello, la villa circondata da quello che doveva essere un muro di difesa, è una bella costruzione a due piani con un timpano in facciata. Non si sa esattamente quando fu edificata, poiché moltissimi appaiono i rimaneggiamenti.
La Villa Ottelio Papafava a Ronchi è posta a metà strada tra i paesi di Buttrio e Manzano. La costruzione si trova sopra un poggio, in ottima posizione. Tutto il complesso è in cattive condizioni e in uno stato di semiabbandono.