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Comune di Camino al Tagliamento

Camino al Tagliamento

Via Roma, 2 - 33030 - Camino al Tagliamento (UD)
Friuli Venezia Giulia

tel: 0432 919000 fax: 0432 919605

e-mail: segreteria@com-camino-al-tagliamento.regione.fvg.it
pec: comune.caminoaltagliamento@certgov.fvg.it
web: www.comune.caminoaltagliamento.ud.it

Storia

Questo paese, con il toponimo di origine romana, “caminus” ovvero “fornace”, collega le sue vicende storiche  con il comune di Codroipo. Le varie generazioni tramandano che in questa zona esistevano numerose fornaci e che solo nel secolo XVIII sono cadute in disuso.
Nell’XI secolo il Patriarca decide di ripopolare le campagne di quest’area devastata completamente dalle invasioni Ungare con persone immigrati dai territori slavi, questo spiega l’origine slava di questa zona e anche la toponomastica di alcune località di derivazione slava, come per esempio “Straccis” che vuol dire “edera terrestre”.
Camino viene citata per la prima volta, in un documento del 1186, il quale afferma la dominazione dell’Abbazia di Sesto al Reghena su questa zona. Più avanti nel 1300 divenne feudo dei Signori di Valvasone e successivamente dei Signori di Codroipo, solo durante il Regno d’Italia viene costituito come Comune. Nel 1928 venne soppresso e annesso territorialmente al Comune di Codroipo,  nel 1947 ritornò ad essere un Comune autonomo e fino al 1949 venne denominata Camino di Codroipo.
Geograficamente si trova a pochi chilometri dal Fiume Tagliamento che segna un confine naturale tra la provincia di Udine e quella di Pordenone. In questa zona assolutamente pianeggiante la principale attività economica è l’agricoltura assieme ad alcune ditte artigiane.
Sul fiume Varmo si trova l’antico Mulino di Glaunicco, uno fra i pochi esistenti, viene ricordata dal poeta Ermes di Colloredo e da Ippolito Nievo, il quale definì Glaunicco come “un labirinto di ruscelli e luccicanti laghetti”. In questi giorni il Mulino di Glaunicco è una testimonianza della vita culturale contadina della civiltà friulana.
Fra gli edifici d’importanza culturale di Camino si trova la Villa Mainardi, nella frazione di Gorizzo. Venne costruita nella prima metà del XVII secolo, sulle rovine di un’antica fortezza fatta costruire dai Conti di Gorizia nel 1125. Durante l’invasione turca del 1651 fu gravemente danneggiata, più avanti sarà ricostruita dal poeta Ermes di Colloredo che la abitò fino alla sua morte nel 1692, anche lo scrittore Ippolito Nievo soggiornò in questa villa dove scrisse il noto racconto “il Varmo” che porta il nome del fiume. Non solo questi due grandi personaggi abitarono in questa villa, molti furono gli ospiti illustri fra i quali: A. Marchesan, Chino Ermacora e Diego Valeri.
Villa Colloredo Mels, Mainardi. Costruita nella prima metà del XVII sec.
Questa villa campestre, situata al centro di una grande tenuta agricola, viene circondata da un corso d’acqua realizzata per isolare l’edificio dal resto del giardino. L’imponente portale a bugnato che si apre sul ponticello del canale, è la costruzione più antica di tutto il complesso. Accanto alla villa si alza la chiesetta particolare di Gorizzo con affreschi attribuiti a Francesco Zamolo del XVIII secolo.
In una località vicino al Tagliamento, si trova la Pieve di Rosa che nei primi anni della sua esistenza fu sottomessa dall’Abbazia di Sesto al Reghena, più avanti nel 1182 viene nominata “chiesa nuova”, e dal 1293 si trasforma in sede plebana e Matrice delle chiese delle zone vicine. Successivamente nel 1911 venne completamente ristrutturata, e le altre chiese divennero autonome come parrocchie e la sede del Pievano venne trasferita a Camino.
Chiesa di S. Maria, Pieve di Rosa di Camino al Tagliamento
Nonostante i danni provocati dalle piene del fiume Tagliamento questa chiesa conserva ancora i portali ed un lavabo in pietra attribuiti alla bottega del Pilacorte. Si trova anche una pala d’altare del pittore Lucilio Candido vissuto nel XVII secolo.
La parrocchiale di Camino costruita su un precedente impianto Settecentesco nel 1926-27, ha al suo interno un battistero del 1507, un portale e altre sculture del lombardo Giovanni Antonio Pilacorte che già si trovavano nella chiesa precedente. Questa parrocchia ha un’importanza religiosa per il motivo che fu spostata della sede plebana cioè Pieve di Rosa, e nel 1942 ottiene la sua dignità arcipretale.