Comune di Visco
Visco
Via Montello 22 - 33040 - Visco (UD)
Friuli Venezia Giulia
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Storia
Anche se in Piazza Santa Maria Maggiore è stato scoperto un deposito di ceramica protostorica dell’antica età del bronzo, l’origine del paese è romana. Nei tempi antichi si chiamava Babuleia, da “Pabulum”, che significa appunto luogo di pascolo.
A quei tempi qui non c’erano che boschi e pascoli e gli abitanti vivevano in piccoli agglomerati di capanne. Da uno di questi sorse la località. Una lapide infissa in una muraglia di una casa colonica vicino al municipio reca questa curiosa iscrizione: “Babuleia aucta - Babuleia jucunda - Babuleia grata - Patronea fecere”.
Con questa lapide gli abitanti dimostravano gratitudine alle patrone o patronesse che avevano ingrandito ed abbellito il pascolo costruendo case per i pastori e stalle per gli animali. Più tardi, in un atto del 1196 viene chiamata Villam de Vuisco dal nome latino di Viscus che aveva questa colonia romana.
Nel territorio del comune sono stati segnalati diversi ritrovamenti occasionali di materiali dell’età romana. La zona era interessata dal vicino percorso della via Julia Augusta principale via di passaggio di numerose merci e persone. Ad essa si affiancavano modesti agglomerati di carattere rurale, alcune volte annessi a ville rustiche di grandi dimensioni. che vivevano con la produzione del vino e con l’allevamento del bestiame.
Con il rifiorire di Aquileia, tutta la zona passò sotto il Patriarcato dal 1019 fino a1 1420. Dal 1420 al 1529 venne incorporata nella Repubblica Veneziana e poi, per il trattato di Worms, Visco passò all’Austria e venne aggregata alla contea di Gorizia.
Durante la prima guerra d’indipendenza a Visco si svolse un grave fatto: il 16 aprile 1848 il paese venne incendiato dalle truppe arciducali e i quattro quindi delle case furono distrutti.
Durante la Prima Guerra Mondiale, nel 1915 venne qui allestito un ospedale da campo (n. 35 della CRI) che era il più grande d’Italia, con 1000 posti letto. Dopo Caporetto, venne convertito in campo profughi, che ospitò soprattutto gente proveniente dai paesi del lungo Piave e che vi rimasero fino al 1923.
Nella Seconda Guerra Mondiale, la medesima area venne destinata dalla fine del 1942 a campo di internamento per prigionieri civili provenienti dalla Jugoslavia, con una capienza di 10 mila detenuti. Ne contenne in media sui 3000. Venne chiuso dai tedeschi dopo l’8 settembre.