Comune di San Michele al Tagliamento
San Michele al Tagliamento
Piazza della Libertà 2 - 30028 - San Michele al Tagliamento (VE)
Veneto
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Storia
Un aiuto nel tentativo di ricostruire l'ambiente antico del nostro territorio da un punto di vista geomorfologico ci può venire dalla lettura della situazione attuale delle coste venete e friulane: un litorale basso e sabbioso, movimentato da ampie insenature e vaste aree depresse, paludes, che favorirono anche in antico una navigazione sicura e riparata, numerosi approdi e dove l'alternarsi delle maree garantiva una incredibilis salubritas ( Vitruvio, de arch., I,4,11-12) salubritas che contraddistingueva l'ambiente naturale delle Gallicae paludes…quae circum Altinum, Ravennam, Aquileiam…Anche Strabone è particolarmente colpito dall'ambiente naturale del litorale altoadriatico: Di fatto tutta la regione è ricca di corsi d'acqua e di paludi, soprattutto quella abitata dai Veneti, che è anche interessata dalle variazioni delle maree….durante l'alta marea essa riceve una parte non piccola del mare; così, portato via dal mare e dal fiume tutto lo sporco l'aria, prima insalubre, si purifica….e certo quest'aria non dannosa che si ritrova in mezzo alle paludi è cosa che desta meraviglia, come ad Alessandria d'Egitto..(V,1,5,212). Infine Livio, che indubbiamente conosceva bene (era patavino) il tenue praetentum litus, descrive con realismo questi luoghi, ricordando che oltre quel litus vi erano specchi d'acqua alimentati dalle maree, e, poco distanti, campi coltivati, mentre sullo sfondo vi erano rilievi collinari (Livio, X, 2,5). Sono riferimenti questi che ci riportano indubbiamente a questi luoghi, che riconosciamo come nostri; dossi e isole, aree barenicole e paludose ma anche specchi d'acqua più ampi e numerosi canali, e, più ancora, al nostro litorale. Ed è tra i cordoni e le dune della fascia litoranea della decima regio dell'attuale Bibione il luogo dove i ricchi mercanti concordiesi vennero a godersi la bellezza del mare ondoso che si acquieta, assumendo il calmo aspetto delle acque di una laguna (Cassiodoro, Var. XII,22). Una testimonianza delle ricche frequentazioni della zona è giunta fino a noi nella villa maritima di età romana del "Mutteron dei Frati" dove è stata messa in luce una serie di ambienti, collegati tra loro da un corridoio pavimentato con un tassellato di mosaico bianco con fascia perimetrale costituita da due righe di tessere nere. L'ampliamento dello scavo eseguito nel 1993 ha messo inoltre in evidenza la presenza, anche in stretta contiguità, di ambienti eleganti con pavimenti in mosaico decorato a motivi geometrici, raffinate pitture parietali, ampie soglie marmoree e vani puramente funzionali, pavimentati con cocciopesto semplice. Non è facile dire se questi ultimi risalgano a volte a fasi anteriori dell'abitazione, dato che sono caratterizzati da notevole resistenza all'usura sia da lunga applicazione, al di fuori dal succedersi delle mode. Questa compresenza nell'edificio denuncia la diversa valutazione qualitativa delle funzioni esplicate all'interno dell'abitazione: quelle residenziali e di rappresentanza da una parte, quelle legate al lavoro domestico dall'altra. Si evidenzia quindi la convivenza di due ceti sociali all'interno dell'abitazione, ripetendo nella villa marittima quell'articolazione tra settore padronale e settore servile che è molto più conosciuta e certo evidente nelle ville rustiche. Una stranezza si può rilevare dalla diversa dimensione, nell'ambito degli ambienti padronali, tra i vani di rappresentanza e quelli privati. Infatti è evidente l'importanza dimensionale e decorativa assegnata al vano di rappresentanza in questa abitazione, sicuramente da ritenersi appartenente ad un personaggio di ceto medio alto, dove le funzioni sociali si svolgevano in un complesso sistema di ambienti di ricevimento e di soggiorno; l'eleganza e le grandi dimensioni di questi ambienti sembrano compensare la funzione di rappresentanza del peristilio, non ancora individuato. Che queste costruzioni marittime fossero esclusivamente di tipo "turistico" si può facilmente dedurre dalla mancanza totale di elementi indiziari di impianti di riscaldamento, intercapedini o tubuli parietali. Nel settore orientale della nostra regione lungo le direttrici costiere ritroviamo queste residenze (non meno di tre nella sola Bibione) ricchi e improduttivi divertimenti per opulenti oziosi ( Varrone, de re rustica, 3, 17) di tale bellezza che ispirarono anche il poeta Marziale: aemula Baianis Altini litora villis. (le ville del litorale di Altino emulano quelle di Baia). E quando sfogliamo la lettera che Plinio il Giovane scriveva dalla sua villa maritima sul Laurentino non possiamo non riconoscere la stessa atmosfera di Bibione: la villa è grande e comoda, né di costosa manutenzione. L'ingresso dà su un atrio semplice ma pure decoroso. Segue poi un porticato…..che cinge un piccolo ma leggiadro cortile. E' un eccellente rifugio contro il maltempo, perché è munito di vetrate e, ancor più, difeso dalle sporgenze dei tetti. Di fronte al centro del portico si apre un piacevolissimo cavedio, poi un triclinio abbastanza bello che si avanza sulla spiaggia, e, quando il mare è spinto dall'Africo (lo scirocco) è lievemente lambito da flutti ormai remoti e morenti. …la riviera è popolata, con bellissima varietà or continua or interrotta, di ville, le quali, o che si vada per mare o che si cammini lungo il lido, presentano l'aspetto che hanno molte città….(Plinio il Giovane, lettere, libro 2,17)
Una forte attrattiva per il nostro litorale era anche una fonte di acqua termale. Numerosi sono stati, infatti, i ritrovamenti, nell'area del IV° Bacino di bonifica di frammenti ceramici a pareti sottilissime non verniciate, decorate con applicazione di gocce in rilievo (foglie d'acqua), riconducibili a coppe, coppette, bicchieri, che sono documentate in ben 42 esemplari: questo dato è da ritenersi assolutamente anomalo dai confronti con i materiali di siti analoghi e coevi (il I sec. d.C., momento particolarmente favorevole per tutta l'area). Sono prodotte da officine del vasaio aquileiese Clemens, le Sariusschalen (coppe tipo Sarius) presenti nel nostro territorio in ben tre esemplari, di cui uno di forma Magdalensberg 2 che trova un confronto puntuale a Torre di Pordenone. Altra ceramica di pregio, la Terra sigillata, sia aretina che norditalica è presente nel sito in forme lisce e decorate in attestano 43 esemplari diversi. Questa indagine preliminare sulle tipologie presenti nel sito, evidenzia una situazione che non trova confronti; le ceramiche di pregio sopravanzano quantitativamente le forme comuni, ed è un dato che non si ripete in nessun altro contesto. La frequentazione della fonte si protrae, con ogni probabilità in modo estremamente saltuario, fino al V-VI sec. d.C., datazione ricavata dallo studio dei materiali più tardi, di origine africana. Questi dati, associati alla situazione paleoambientale (il sito insiste in una lente di sabbia finissima isolata in un contesto di terreno agricolo di medio impasto), nonché la vicinanza (meno di 100 metri) dal pozzo di estrazione di acque termali delle Terme di Bibione, permette di formulare l’ipotesi affascinante già formulata: uno sfruttamento di acque termali già in età romana, con il consueto rituale del getto nella fonte della coppa o bicchiere.
Una forte attrattiva per il nostro litorale era anche una fonte di acqua termale. Numerosi sono stati, infatti, i ritrovamenti, nell'area del IV° Bacino di bonifica di frammenti ceramici a pareti sottilissime non verniciate, decorate con applicazione di gocce in rilievo (foglie d'acqua), riconducibili a coppe, coppette, bicchieri, che sono documentate in ben 42 esemplari: questo dato è da ritenersi assolutamente anomalo dai confronti con i materiali di siti analoghi e coevi (il I sec. d.C., momento particolarmente favorevole per tutta l'area). Sono prodotte da officine del vasaio aquileiese Clemens, le Sariusschalen (coppe tipo Sarius) presenti nel nostro territorio in ben tre esemplari, di cui uno di forma Magdalensberg 2 che trova un confronto puntuale a Torre di Pordenone. Altra ceramica di pregio, la Terra sigillata, sia aretina che norditalica è presente nel sito in forme lisce e decorate in attestano 43 esemplari diversi. Questa indagine preliminare sulle tipologie presenti nel sito, evidenzia una situazione che non trova confronti; le ceramiche di pregio sopravanzano quantitativamente le forme comuni, ed è un dato che non si ripete in nessun altro contesto. La frequentazione della fonte si protrae, con ogni probabilità in modo estremamente saltuario, fino al V-VI sec. d.C., datazione ricavata dallo studio dei materiali più tardi, di origine africana. Questi dati, associati alla situazione paleoambientale (il sito insiste in una lente di sabbia finissima isolata in un contesto di terreno agricolo di medio impasto), nonché la vicinanza (meno di 100 metri) dal pozzo di estrazione di acque termali delle Terme di Bibione, permette di formulare l’ipotesi affascinante già formulata: uno sfruttamento di acque termali già in età romana, con il consueto rituale del getto nella fonte della coppa o bicchiere.