Comune di Santo Stino di Livenza
Santo Stino di Livenza
Piazza Aldo Moro 1 - 30029 - Santo Stino di Livenza (VE)
Veneto
tel: 0421 473911 fax: 0421 473954
e-mail: info@sanstino.it
pec: comune.sanstinodilivenza.ve@pecveneto.it
web: www.sanstino.it
Storia
Il periodo romano [modifica]
I primi segni di insediamenti abitati rinvenuti nel comune di San Stino risalgono all'epoca romana, quando il territorio, assai inospitale, era ricoperto a nord da foreste, mentre a sud si estendeva una zona di lagune che comprendeva tutta la costa veneto-friulana.
Sempre a nord transitava l'importantissima via Annia, che collegava Roma a Bisanzio. A questo riguardo, nel 1883 sono stati rinvenuti i resti di un ponte in pietra sul Livenza, a circa 150 metri di distanza dall'attuale ponte della Strada Statale 14 della Venezia Giulia.
I successivi sviluppi e il Medioevo [modifica]
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, nel 476 d.C., le scorrerie dei barbari misero a ferro e fuoco l'entroterra, mentre le popolazioni che vivevano nelle aree lagunari riuscirono a sfuggire alle devastazioni, grazie all'inospitalità di quei territori. Fu proprio in questi luoghi che, nel V secolo d.C., su delle terre un po’ più alte sul livello del mare, fu edificata la Pieve del Grumello, (una delle più antiche diocesi del vicino insediamento romano di Concordia Sagittaria), che si ritiene sorgesse nei pressi dell’attuale paesino di Sant’Alò. Più tardi si sviluppò un piccolo borgo attorno al monastero di San Pietro di Romadina, ubicato lungo il fiume Livenza, nel tratto di fronte il paese di Boccafossa.
Intorno al X secolo d.C. iniziò il ripopolamento dell’entroterra; nei pressi di un antico insediamento romano, venne costruito dalla famiglia dei da Prata il Castello, attorno al quale in seguito sorgerà l’abitato di San Stino di Livenza. Poco dopo, sotto l’influenza dei monaci di Sesto al Reghena, ebbe origine la “Villa di Corbolone”, dotata anche di strutture di difesa. Con la Bolla del 1186 si notificò il passaggio dei territori comunali di San Stino di Livenza, alla diocesi di Concordia Sagittaria.
Per un lungo periodo l’ubicazione di San Stino, lungo il fiume Livenza si dimostrò strategicamente importante, in quanto ai confini tra Venezia, il patriarcato di Aquileia, i domini trevigiani e quelli dei da Camino. Nel 1259 i da Prata cedettero ville e castelli, tra cui S. Stino e Corbolone, ai patriarchi di Aquileia. Questi non assunsero direttamente il potere, ma istituirono il capitanato di San Stino. Durante una delle numerose guerre tra il Patriarcato di Aquileia e la Repubblica di Venezia, nel 1387, il castello di San Stino fu affidato all'arcidiacono di Gorizia, Simone de' Gavardi, che compì diverse incursioni nei territori dei veneziani e si spinse fino a saccheggiare e incendiare il vicino paese di Caorle. La rappresaglia della Serenissima Repubblica fu altrettanto violenta e si concluse, nel 1388, con l'assalto e l'incendio del castello di San Stino.
In seguito, con l'annessione del Friuli alla Repubblica di Venezia, nel 1420, San Stino non fu più terra di confine, perse quindi la sua importanza strategica e il castello divenne la fastosa residenza della nobile famiglia veneziana degli Zeno. In questo periodo ricche famiglie di patrizi veneziani acquistarono le fertili terre della campagna sanstinese e in seguito costruirono le loro ricche e sontuose case dominicali. Nel 1514 a Corbolone venne edificata, dai maestri muratori Giorgio e Bernardino da Crema, la chiesa di San Marco, splendido scrigno che raccoglie importanti opere d'arte del Pordenone, del de' Pitati e del Diziani.
Le gravi inondazioni del Livenza [modifica]
Lungo tutto questo periodo la vita dei sanstinesi, oltre che dalle guerre e dalle epidemie, fu profondamente segnata soprattutto dalle disastrose esondazioni del fiume Livenza; nel 1766 d.C. nel territorio si potevano contare solamente 317 famiglie per un totale di 1731 persone. Dello stesso anno è l'edificazione di una chiesetta, a metà strada tra Biverone e Caorle, dedicata alla Madonna della Salute, e attorno alla quale in seguito si sviluppò un piccolo borgo che diventerà La Salute di Livenza. Dopo la caduta della Repubblica di Venezia, nel 1797, San Stino, con il Trattato di Campoformio, (1798), passò sotto il dominio austriaco e nel 1805, con il Trattato di Presburgo, finì a far parte del Regno d'Italia. Nel 1815, con il Congresso di Vienna, San Stino divenne parte del Regno Lombardo-Veneto.
Nel periodo successivo all'unità d'Italia furono effettuati i primi interventi sul corso del fiume Livenza con alcune rettifiche dell'alveo, ma soprattutto con la costruzione dei primi argini, con scopo di difendere il territorio dalle disastrose alluvioni. La I Guerra Mondiale vide ancora San Stino di Livenza direttamente interessata dagli eventi bellici quando, dopo la Disfatta di Caporetto, venne invasa dalle truppe austriache avanzate fino al fiume Piave. Tra le due guerre mondiali il Paese fu interessato dalla bonifica che strappò all’acquitrino più di 3000 ettari di terreno. La fatica dei braccianti, veri protagonisti dell’opera, è magistralmente raccontata dal poeta sanstinese Romano Pascutto.
Il periodo romano [modifica]I primi segni di insediamenti abitati rinvenuti nel comune di San Stino risalgono all'epoca romana, quando il territorio, assai inospitale, era ricoperto a nord da foreste, mentre a sud si estendeva una zona di lagune che comprendeva tutta la costa veneto-friulana.Sempre a nord transitava l'importantissima via Annia, che collegava Roma a Bisanzio. A questo riguardo, nel 1883 sono stati rinvenuti i resti di un ponte in pietra sul Livenza, a circa 150 metri di distanza dall'attuale ponte della Strada Statale 14 della Venezia Giulia.I successivi sviluppi e il Medioevo [modifica]Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, nel 476 d.C., le scorrerie dei barbari misero a ferro e fuoco l'entroterra, mentre le popolazioni che vivevano nelle aree lagunari riuscirono a sfuggire alle devastazioni, grazie all'inospitalità di quei territori. Fu proprio in questi luoghi che, nel V secolo d.C., su delle terre un po’ più alte sul livello del mare, fu edificata la Pieve del Grumello, (una delle più antiche diocesi del vicino insediamento romano di Concordia Sagittaria), che si ritiene sorgesse nei pressi dell’attuale paesino di Sant’Alò. Più tardi si sviluppò un piccolo borgo attorno al monastero di San Pietro di Romadina, ubicato lungo il fiume Livenza, nel tratto di fronte il paese di Boccafossa.Intorno al X secolo d.C. iniziò il ripopolamento dell’entroterra; nei pressi di un antico insediamento romano, venne costruito dalla famiglia dei da Prata il Castello, attorno al quale in seguito sorgerà l’abitato di San Stino di Livenza. Poco dopo, sotto l’influenza dei monaci di Sesto al Reghena, ebbe origine la “Villa di Corbolone”, dotata anche di strutture di difesa. Con la Bolla del 1186 si notificò il passaggio dei territori comunali di San Stino di Livenza, alla diocesi di Concordia Sagittaria.Per un lungo periodo l’ubicazione di San Stino, lungo il fiume Livenza si dimostrò strategicamente importante, in quanto ai confini tra Venezia, il patriarcato di Aquileia, i domini trevigiani e quelli dei da Camino. Nel 1259 i da Prata cedettero ville e castelli, tra cui S. Stino e Corbolone, ai patriarchi di Aquileia. Questi non assunsero direttamente il potere, ma istituirono il capitanato di San Stino. Durante una delle numerose guerre tra il Patriarcato di Aquileia e la Repubblica di Venezia, nel 1387, il castello di San Stino fu affidato all'arcidiacono di Gorizia, Simone de' Gavardi, che compì diverse incursioni nei territori dei veneziani e si spinse fino a saccheggiare e incendiare il vicino paese di Caorle. La rappresaglia della Serenissima Repubblica fu altrettanto violenta e si concluse, nel 1388, con l'assalto e l'incendio del castello di San Stino.In seguito, con l'annessione del Friuli alla Repubblica di Venezia, nel 1420, San Stino non fu più terra di confine, perse quindi la sua importanza strategica e il castello divenne la fastosa residenza della nobile famiglia veneziana degli Zeno. In questo periodo ricche famiglie di patrizi veneziani acquistarono le fertili terre della campagna sanstinese e in seguito costruirono le loro ricche e sontuose case dominicali. Nel 1514 a Corbolone venne edificata, dai maestri muratori Giorgio e Bernardino da Crema, la chiesa di San Marco, splendido scrigno che raccoglie importanti opere d'arte del Pordenone, del de' Pitati e del Diziani.Le gravi inondazioni del Livenza [modifica]Lungo tutto questo periodo la vita dei sanstinesi, oltre che dalle guerre e dalle epidemie, fu profondamente segnata soprattutto dalle disastrose esondazioni del fiume Livenza; nel 1766 d.C. nel territorio si potevano contare solamente 317 famiglie per un totale di 1731 persone. Dello stesso anno è l'edificazione di una chiesetta, a metà strada tra Biverone e Caorle, dedicata alla Madonna della Salute, e attorno alla quale in seguito si sviluppò un piccolo borgo che diventerà La Salute di Livenza. Dopo la caduta della Repubblica di Venezia, nel 1797, San Stino, con il Trattato di Campoformio, (1798), passò sotto il dominio austriaco e nel 1805, con il Trattato di Presburgo, finì a far parte del Regno d'Italia. Nel 1815, con il Congresso di Vienna, San Stino divenne parte del Regno Lombardo-Veneto.Nel periodo successivo all'unità d'Italia furono effettuati i primi interventi sul corso del fiume Livenza con alcune rettifiche dell'alveo, ma soprattutto con la costruzione dei primi argini, con scopo di difendere il territorio dalle disastrose alluvioni. La I Guerra Mondiale vide ancora San Stino di Livenza direttamente interessata dagli eventi bellici quando, dopo la Disfatta di Caporetto, venne invasa dalle truppe austriache avanzate fino al fiume Piave. Tra le due guerre mondiali il Paese fu interessato dalla bonifica che strappò all’acquitrino più di 3000 ettari di terreno. La fatica dei braccianti, veri protagonisti dell’opera, è magistralmente raccontata dal poeta sanstinese Romano Pascutto.