Lavori e mestieri di altri Tempi
Ricami e merletti
Le origini dell’arte del ricamo e del merletto risalgono circa al Quattrocento e riguardano principalmente le isole della laguna di Venezia , su tutte Burano, Pellestrina e Chioggia. E’ nel territorio della gronda lagunare che nel corso dei secoli passati vennero raggiunti i massimi livelli di espressione di quest’arte. Una visita di queste zone è caldamente consigliata: se avrete la fortuna di incontrare qualche “merlettaia” intenta a ricamare davanti all’ingresso di casa resterete a bocca aperta di fronte alla velocità, alla maestria e all’abilità delle sue mani …
La fortuna del merletto veneziano seguì le sorti della Repubblica: raggiunse l’apice tra i secoli Cinquecento e Settecento e subì un crollo con il declino della Repubblica ed il cambiamento della moda anche se a Burano nella seconda metà dell’Ottocento vi fu un segnale di ripresa significativo: per volontà della contessa Andriana Marcello e Fabrizio Fabbri venne fondata una scuola di merletto che oggi è stata trasformata in un Museo; a Pellestrina accadde qualcosa di simile qualche anno dopo per volontà di Michelangelo Jesurum.
L’arte del merletto veniva tramandata di madre in figlia e veniva praticata su commissione oltre che per la preparazione della ‘dote’ delle giovani da maritare. Il ricamo veniva praticato molto anche nei conventi e nei monasteri sempre su commissione e per la produzione di paramenti sacri ( da segnalare a Burano le splendide tovaglie da altare del Duomo). All’aumentare della domanda di pizzi se ne avviò l’insegnamento presso la popolazione femminile in intere isole: Burano per l’ago e Pellestrina per i fuselli.
Durante il periodo di massimo splendore il merletto divenne una sorta di status symbol irrinunciabile che né le leggi suntuarie (leggi volte a frenare lo sfarzo eccessivo dei Patrizi veneziani) né il Magistrato alle Pompe designato dal Maggior Consiglio riuscirono a fermare. Pizzi e merli elaborati ornavano i polsini, le fusciacche , i fazzoletti e gli abiti dei nobili: le fogge e le trame si ispiravano a motivi geometrici o a elementi della natura come fiori e foglie.
La fama delle merlettaie veneziane crebbe al punto da essere richieste presso le più famose corti europee, una fra tutte la corte del Re di Francia Luigi XIV: a nulla servirono le minacce della Magistratura Veneziana, che si accorse troppo tardi del valore di questa produzione sempre sottovalutata perché praticata esclusivamente da donne.
Tra i punti più famosi citiamo il ‘ponto in aria’ che veniva lavorato senza alcun tipo di supporto e che quindi dipendeva totalmente dall’abilità della merlettaia nel ricamare con l’ago, il ‘ponto de Buran’ tipico delle merlettaie ‘buranèle’, il ‘ponto a fogliame’ estremamente elaborato e ricco, il ‘ponto de Venezia’ noto anche come ‘punto a roselline’ fragile e molto delicato. Nelle zone di Chioggia e Pellestrina da citare la tecnica di ricamo a fuselli (o mazzette) detta anche tombolo dal nome del cuscino a cilindro su cui venivano fissati.