Musica e Folklore
Folkest
"Di palco in palco, di sala in sala, di osteria in osteria, ci siamo trovati a fare i conti con i capelli che imbiancano e a renderci conto che, dopo essere stati i primi a re-interpretare la musica di tradizione popolare in situazioni non di funzione (quindi non legate ai vecchi riti della civiltà contadina, all’interno della quale buona parte di questa musica era nata e sopravviveva fino agli anni Settanta del Novecento) abbiamo visto modificarsi anche l’atteggiamento del pubblico ai concerti, con ricambi generazionali e, in un certo senso, fisiologici.
E, contrariamente a quanto tante Cassandre avrebbero voluto, il folk in generale e anche la musica friulana (e non semplicemente in friulano) ha dimostrato di saper sopravvivere mantenendo piuttosto alto il livello delle proposte da parte dei diversi soggetti che vi lavorano. Il rischio più grosso è sempre quello di prendersi troppo sul serio.
Quando gli anni passano e ti ritrovi ancora su un palco con il tuo strumento musicale preferito tra le mani a suonare musica che alcune generazioni di gente della tua terra hanno tramandato prima di te, beh… se poi anche la gente ti applaude quel rischio può essere forte!
Allora è importante rimettersi in gioco e in discussione, ritornare alla radice, all’origine, alla forma più semplice. Conoscere le proprie radici significa in qualche modo aver imboccato la strada per superare una crisi: lo diceva anche Gramsci… D’altra parte, la considerazione internazionale di cui godiamo da tanto tempo ci dà la forza di continuare, anche se a volte pare proprio che in Friuli-Venezia Giulia non siamo sempre compresi per quello che facciamo. Ma non rallentiamo il passo perché Folkest non è un festival capace di star fermo: è curioso del mondo e delle esperienze artistiche di ogni dove, che cerca di proporre con convinzione e costanza, è un laboratorio aperto tutto l’anno che spesso si apre a collaborazioni di ampio respiro."