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Rievocazioni, sagre, fiere, feste e manifestazioni

Festa della Sensa, Venezia

Ogni anno Venezia richiama milioni di visitatori attratti da eventi di risonanza mondiale. Tra questi spicca la Festa della Sensa, che più di ogni altro appuntamento fa rivivere la millenaria storia della Serenissima, il suo intimo rapporto con il mare e con la pratica della Voga alla Veneta. La Festa della Sensa (Festa dell'Ascensione) era una festività della Repubblica di Venezia in occasione del giorno dell'Ascensione di Cristo (in dialetto veneziano Sensa). Essa commemora due eventi importanti per la Repubblica: il 9 maggio dell'anno 1000 quando il doge Pietro II Orseolo soccorse le popolazioni della Dalmazia minacciate dagli Slavi; il secondo evento è collegato all'anno 1177, quando, sotto il doge Sebastiano Ziani, Papa Alessandro III e l'imperatore Federico Barbarossa stipularono a Venezia il trattato di pace che pose fine alla diatriba secolare tra Papato e Impero. In occasione di questa festa si svolgeva il rito dello Sposalizio del Mare. In quel giorno, ogni anno, il Doge, sulla Bucintoro, raggiungeva S. Elena all'altezza di San Pietro di Castello. Ad attenderlo c'era il Vescovo, a bordo di una barca con le sponde dorate, pronto a benedirlo. Per sottolineare il dominio della Serenissima col mare, la Festa sarebbe culminata con una sorta di rito propiziatorio: il Doge, una volta raggiunta la Bocca di Porto, lanciava nelle acque un anello d'oro. Grazie all'attività del Comitato Festa della Sensa, dal 1965 Venezia è tornata a celebrare l'evento, con un programma che oggi va ben oltre la semplice rievocazione: il "Gemellaggio Adriatico" riunisce oggi alla Serenissima una città o un'area geografica che ha avuto nella storia un particolare rapporto con Venezia, unite in un vincolo culturale, di amore per il mare e per le attività ad esso collegate. Nell'edizione 2010 l'anello che lo simboleggia è passato dalla Provincia di Bergamo alla città di Larnaca (Cipro). Inoltre, la festa è l'occasione per la consegna del "Premio Osella d'Oro della Sensa" assegnato ad Enti, Istituzioni e privati cittadini che, con la loro attività nel settore della cultura, dell'artigianato e del commercio, hanno dato lustro alla città. Ad accompagnare la rievocazione ci sono oggi il corteo dogale in Piazza San Marco, il Mercatino della Sensa presso la chiesa di San Nicolò di Lido, le competizioni di voga alla veneta, il corteo acqueo delle Associazioni Remiere, la Festa al Forte di S. Andrea e numerose altre manifestazioni, a conferma che la Sensa è oggi un momento di grande aggregazione, di presa di coscienza della storia e delle tradizioni veneziane: la festa della città e del suo rapporto con il mare.

La Regata Storica, Venezia

La regata da sempre ha coinvolto cittadini e forestieri. Le prime testimonianze storiche risalgono alla metà del secolo XIII e sono legate alla Festa delle Marie, ma è probabile che, in una città come Venezia da sempre proiettata sul mare, la regata abbia avuto origini più antiche, dettate dalla necessità di addestrare gli equipaggi al remo. Molto più tarda è la prima immagine visiva: un gruppo di barchette con la scritta “regata” si vede nella Pianta di Venezia di Jacopo dé Barbari del 1500. Da allora la regata sarà uno dei temi prediletti dai vedutisti per rappresentare una Venezia festeggiante. L’etimologia della parola regata è incerta, ma è probabile derivi dal termine aurigare (gareggiare), usato e attestato nel secolo XVI come sinonimo di gara. Da Venezia il termine passò nelle principali lingue europee indicando sempre una competizione agonistica su barche. Anticamente le regate si divisero in sfide tra barcaioli o gondolieri e regate grandi (queste ultime motivate da eccezionali celebrazioni cittadine religiose o laiche). Le spese per allestirle però gravarono sempre sui privati. Non di rado furono indette per liberalità di prìncipi stranieri. Nel 1797, caduta la Repubblica, le regate non cessarono. Proprio in quell’anno il governo democratico veneto indisse due competizioni. La regata moderna nacque nel 1841, da quando le spese furono di spettanza non più di privati ma del pubblico. In quell’anno il Municipio di Venezia chiese alle autorità austriache di indire annualmente una “corsa di barchette lungo il Canal Grande a cura del Comune per incoraggiare i gondolieri a mantenere in onore la decantata loro destrezza”. Con l’annessione di Venezia al Regno d’Italia (1866), contrariamente a quanto accadeva in precedenza, le regate ebbero come finalità la celebrazione del glorioso passato della Repubblica Veneta. Ma è solamente dal 1899, in occasione della III Biennale Internazionale d’Arte, che - su proposta del Sindaco di Venezia, conte Filippo Grimani - la regata assumerà il nome di “storica”. Le gare Regata dei gondolini La regata consiste in varie gare su particolari tipi di barche (anticamente si disputava anche su galee, peatoni, burchi, oltre che su barchette agili a due o più remi). Attualmente la più seguita e entusiasmante è la regata dei gondolini. In occasione della “Regata Storica” Venezia vede il bacino di San Marco e il Canal Grande pullulare di imbarcazioni di ogni tipo, dalle quali i cittadini assistono alla competizione con partigiana animosità. Per fronteggiare e contenere i disordini la regata anticamente fu preceduta - con funzione di servizio d’ordine - da peote e da bissone (barche da parata), dalle quali alcuni patrizi posti a prua, muniti di archi, lanciavano alle imbarcazioni più indisciplinate palle di terracotta (balote), usate abitualmente per la caccia in laguna agli uccelli palustri. Attualmente le bissone hanno la sola funzione di aprire il corteo storico. I punti cruciali e le tappe fondamentali della regata sono: - lo spagheto (il cordino) teso alla partenza davanti ai giardini di Sant’Elena; - il paleto, un palo infisso nel mezzo del Canal Grande di fronte alla stazione ferroviaria di Santa Lucia, dove - così si afferma per tradizione - si determinano i vincitori; - la machina, edificio galleggiante che poggia su una chiatta ancorata in volta de canal davanti a Cà Foscari, ricca d’intagli policromati e dorati, luogo deputato per il concludersi delle gare e per l’assegnazione dei premi consistenti in denaro e bandiere. Quest’ultime, le più ambite, sono quattro di altrettanti diversi colori: al primo è consegnata la rossa, al secondo la bianca (anticamente celeste), al terzo la verde, al quarto la blu (anticamente gialla su cui campeggiava un maialino, animale considerato poco veloce). Il corteo storico Rievoca l’accoglienza riservata nel 1489 a Caterina Cornaro, sposa del Re di Cipro, che rinunciò al trono a favore di Venezia. È una sfilata di decine e decine di imbarcazioni tipiche cinquecentesche, multicolori e con gondolieri in costume, che trasportano il doge, la dogaressa, Caterina Cornaro e tutte le più alte cariche della Magistratura veneziana, in una fedele ricostruzione del passato glorioso di una delle Repubbliche Marinare più potenti e influenti del Mediterraneo.

Partita a Scacchi di Marostica

Nell'impossibilità di riprodurre le mosse originali giocate dai contendenti Vieri da Vallonara e Rinaldo da Angarano durante la leggendaria Partita a Scacchi con pezzi viventi del 1454, fin dal 1954 gli organizzatori dell'evento hanno deciso di prendere ispirazione dalle più belle partite della storia mondiale degli scacchi e di rievocarne una ogni 2 anni sulla Scacchiera Gigante di Piazza Castello.Tra di esse le più note sono l'Immortale e la Sempreverde. Proposta dal locale Circolo Scacchistico, la partita viene scelta dal comitato organizzatore secondo precisi requisiti: deve concludersi infattti con un minimo di 16 e un massimo di 20 mosse; deve durare intorno ai 30 minuti e deve essere altamente spettacolare. La vicenda della Partita risale al 1454 quando Marostica era una delle fedelissime della Repubblica Veneta. Avvenne che due nobili guerrieri Rinaldo d'Angarano e Vieri da Vallonara, si innamorarono contemporaneamente della bella Lionora, figlia di Taddeo Parisio Castellano di Marostica e, come era costume di quei tempi, si sfidarono in un cruento duello. Ma il Castellano, che non voleva inimicarsi alcuno dei due calorosissimi giovani e perderli in duello, proibì lo scontro rifacendosi anche ad un editto di Cangrande della Scala, e decise perciò, che Lionora sarebbe andata sposa a quello dei rivali che avesse vinto una partita al nobile gioco degli scacchi: lo sconfitto sarebbe diventato lo stesso suo parente sposando Oldrada, sua sorella minore. L'incontro si sarebbe svolto in un giorno di festa nella piazza del Castello da Basso, a pezzi grandi e vivi, armati e segnati delle nobili insegne dei bianchi e neri in presenza del Castellano, della sua nobile figlia, dei Signori di Angarano e di Vallonara, dei nobili e del popolo tutto. Decise anche che la disfida fosse onorata da una mostra in campo di uomini d'arme, fanti e cavalieri e fuochi e luminarie e danze e suoni. Ecco dunque scendere in campo gli armati: arceri, balestrieri ed alabardieri, fanti schiavoni e cavalieri, il Castellano, la sua nobile corte con Lionora trepidante perchè segretamente innamorata di uno dei due contendenti, la fedele nutrice, dame, gentiluomini, l'araldo, il capitano d'armi, falconieri, paggi e damigelle, vessilliferi, musici, massere e borghigiani e poi ancora i bianchi e i neri con Re e Regine, torri e cavalieri, alfieri e pedoni e due contendenti che ordinano le mosse; tripudio infine con fuochi e luminarie secondo l'ordine del castellano. E così oggi tutto si ripete come la prima volta, in una cornice di costumi fastosi, di corteggi pittoreschi, di gonfaloni multicolori, di marziali parate, di squisita eleganza e su tutto domina una nota di singolare gentilezza cui si è ispirata la rivocazione e questa torna a rivivere oggi quasi per miracolo di fantasia. I comandi alle milizie vengono ancora oggi impartiti nella lingua della "Serenissima Repubblica di Venezia". Lo spettacolo, con oltre 550 figuranti, dura circa 2 ore.

Veneto: spettacoli di Mistero - Festival

Il Festival che le Pro Loco del Veneto dedicano ai luoghi leggendari e misteriosi. “Novembre”, in Veneto, si traduce solo con un’altra parola: “Mistero”. Torna infatti,il Festival dedicato interamente ai luoghi leggendari e misteriosi della regione, che per tutto il mese terrà banco dalle montagne alle coste, dai laghi alla laguna, dalle pietre dei borghi antichi ai marmi sontuosi delle città d’arte. “Veneto: spettacoli di Mistero” vedrà nelle piazze, nelle ville, le aie, i teatri, i castelli, i giardini, la rivisitazione delle antiche leggende del territorio, spesso provenienti direttamente dalla tradizione orale, in una infinita teoria di fascinazione e di scoperta. Promosso dalla Regione Veneto, il Festival del Mistero è organizzato dalle Pro Loco aderenti all’Unpli, che daranno vita a oltre duecento eventi: storie di streghe e di demoni, di folletti dispettosi e di fate generose, di antichi tiranni la cui vita sanguinaria è circonfusa di leggenda e di mille fantasmi pronti a essere evocati per raccontare i segreti più nascosti. Un vortice fatto di spettacoli teatrali, serate di racconto, visite guidate, rievocazioni in costume e cene a tema, mostre di fotografie o di disegno, proiezioni e presentazioni di libri, passeggiate in mezzo alla natura o tra i borghi, performance artistiche, concerti, musical, ricostruzioni storiche e giochi per i più piccoli, trascinerà grandi e piccoli in una festa di piazza lunga un mese, alla riscoperta delle tradizioni e degli aspetti più nascosti, sulla scia dell’incredibile eredità della tradizione veneta, delle sue credenze, delle sue figure fantastiche e della sua essenza più profonda, che affonda le radici alle origini della Storia.

Sagra del Pan-Zal

La “Sagra del Pan-Zal“  si svolge tradizionalmente durante il terzo e quarto fine settimana di ottobre in concomitanza con il giorno di San Luca (18 ottobre), copatrono di Rosa.
 La festa paesana di San Luca ha origini antiche ed è sempre stata collegata al “Pan-Zal”, il dolce della povera tradizione locale che, in particolare per questa occasione, veniva preparato in grande quantità dalla gente di Rosa.
La festa di San Luca è stata talmente caratterizzata dal “Pan-Zal” da essere ben presto riconosciuta appunto come “Sagra del Pan-Zal”.
Dal 1986 la “Sagra del Pan-Zal” è organizzata dal Comitato di Rosa.
Grande attenzione è rivolta alla qualità del servizio ed al rispetto delle tradizioni.
La manifestazione si svolge in un telo-tenda di 2000 metri quadrati, riscaldato e pavimentato, all’interno del quale vengono allestiti i vari chioschi (“stand” per i più moderni).
Adiacenti al telo-tenda vi sono alcune strutture fisse dove ha sede l’attrezzata cucina.
Le pietanze sono servite in piatti di ceramica e con posate di metallo. Il “Pan-Zal” (pane giallo) è una piccola focaccia dolce, a base di zucca, che per antica tradizione viene preparata durante il mese di ottobre dalla gente di Rosa, piccola frazione di San Vito al Tagliamento (PN). L’inizio di questa tradizione non è noto ma si sa con certezza che la preparazione del “Pan-Zal” era già ampiamente diffusa nell’Ottocento. Gli ingredienti sono quelli tipici della povera tradizione contadina, frutto dell’ingegnosità nello sfruttare le poche risorse a disposizione per preparare il dolce con cui rallegrare degnamente la festività di San Luca (18 ottobre), copatrono di Rosa. Alla polpa di zucca bollita veniva aggiunta farina di mais e di segala, fichi secchi ed un goccio di grappa. Si otteneva, quindi un impasto al quale, subito prima della cottura, andavano aggiunti il lievito e semi di finocchio. Tramite una scodella veniva poi prelevato il quantitativo di impasto necessario per una pagnotta, che poi veniva modellata e, in taluni casi, avvolta in una foglia di verza. La cottura avveniva al centro del focolare, coprendo i pani con materiale termo-resistente, su cui venivano disposte le braci. In molti casi si ricorreva anche alla collaborazione dei fornai della vicina San Vito, che mettevano a disposizione i propri forni per la sola cottura del “Pan-Zal”, limitandosi a richiedere esclusivamente la fornitura delle fascine di legna necessarie. Al giorno d’oggi la produzione del “Pan-Zal” continua ad essere eseguita, nelle antiche modalità sopra descritte, solo in alcune case di Rosa. Per i grandi quantitativi prodotti in occasione della tradizionale “Sagra del Pan-Zal” si ricorre ad un panificatore locale, nel rispetto dei principi di preparazione originari ma con alcuni piccoli adattamenti: le farine di mais e di segala vengono sostituite dalla farina di grano tenero e, ovviamente, i pani non vengono avvolti nella foglia di verza.

Festa della Zucca - San Martino di Terzo di Aquileia

A San Martino di Terzo tutto profuma di uva e di vino: è tempo di vendemmia, e tra non molto nei tini ribollirà il mosto ed il suo profumo impregnerà l'aria. Carri trainati dai buoi, bambini giocosi, donne con grandi gonne e lunghi grembiuli, cesti ricolmi d'uva: alla vendemmia e tra le vigne ci sono proprio tutti, in un rito che coinvolge anche i più piccoli, protetti dall'ombra dei filari. La vendemmia è una tradizione festosa: il momento della maturazione e della raccolta dell'uva è fatto di lunghe giornate trascorse tra il sole dei filari ed il fresco della cantina, di braccia stanche e di mani colorate di mosto e di un vivo brulicare tra i vigneti. Una festa corale, fatta di raccolta, di trasporto, di faticosi spostamenti tra i vigneti, di allegre pigiature coi piedi, ma anche un'occasione per stare insieme, per cantare, ballare e divertirsi: un momento di unione della comunità che culmina con il pranzo collettivo, innaffiato dal buon vino. Nell'occasione dei festeggiamenti per la fine della vendemmia, la nobile Maddalena de'Varmo, badessa del monastero di Santa Maria di Aquileia e signora incontrastata di queste terre, come da tradizione ha dato il permesso di tenere un grande mercato per dare letizia al suo popolo. Dame e uomini d'arme, musici e danzatori, giullari e mangiafuoco, indovini e streghe, nobili e mendicanti, ladri e truffatori affollano le vie del borgo ingombre di banchi che offrono ogni genere di mercanzia: argenti preziosi, erbe ed elisir medicamentosi, fresche verdure degli orti, odorosi formaggi, sfarzosi tessuti, dolci fragranti, canestri intrecciati e cocci colorati. Ben presto il frastuono delle armi degli audaci cavalieri, l'allegro canto delle lavandaie, le risate festose dei bambini che cercano il leggendario drago invisibile, le grida concitate dei venditori riempiono l'aria già satura dei profumi che escono dalla taverna dove già dal mattino si stanno preparando le cibarie più saporite: oca arrosto e polenta, baccalà e sardelle, gnocchi di zucca e patate in tegame. E per innaffiare abbondantemente tutto questo ben di Dio, nelle botti attende impaziente il miracoloso frutto della vite.

Biker Fest

Era il 1987 e in quel periodo i raduni biker in Italia erano praticamente inesistenti. Qualche piccolo incontro delle cosiddette Giacche Blu, qualche ritrovo di gruppetti biker locali, ma nulla più. Così i “ Motârs ” (traduzione in lingua friulana della parola “biker”), un gruppo di esperti motociclisti e rockettari friulani, decide di impegnarsi nella realizzazione di una festa particola - re, più complessa delle poche esistenti in Italia, un evento che seguisse le orme dei grandi raduni del Nord Europa, in parti - colare quelli a loro ben noti organizzati in Germania (la German Bike Week, il Biker Union Rally ed il President Rally ) oppure oltreoceano (Daytona e Sturgis in primis).L’inizio fu difficile e la prima edizione, quella del 1987 appunto, fu contraddistinta dalla pioggia battente. Il venerdì i partecipanti non erano più di 250, ma il sabato si arrivò alla conside - revole quota di circa 600 persone, con oltre 400 moto. Non tante, ma per una piccola comunità come quella di Villano - va di San Daniele (Udine), che conta solo un migliaio di abitanti, il raduno biker rappresenta una sorta di invasione: tanti tatuaggi, tende e forcelle così lunghe non si erano mai viste prima. In quegli anni per il movimento biker nazionale e per gli organizzatori fu un grande successo. Per la prima volta in Italia si vedono e si copiano le strette di mano alla biker (con i pollici incrociati), in pochi anni tutti i motociclisti italiani si stringeranno la mano a quel modo. L’interesse e i par - tecipanti al raduno crescono anno dopo anno in maniera progressiva e costante nonostante la pioggia che bagna quasi ogni edizione. Il merito è degli attenti ed esperti organizzatori che curano ogni dettaglio per mettere a proprio agio gli ospiti: gentilezza, illuminazione, servi - zi e spettacoli si sprecano. Ogni moto parcheggiata ha una tavoletta in legno sotto il cavalletto, per non sprofondare. Si copia “il meglio” di tutto quello che si vede nei raduni di tutta Europa. Crescono anche le iniziative che fanno da corollario alla festa: lotterie con in palio moto, ci - clomotori, capi d’abbigliamento in pelle e caschi, viaggi a Daytona (per i vincitori del Bike Show), stand, convention di tatuag - gi e aerografisti, giri in elicottero, bun - gee jumping, sexy show con grandi star dell’erotismo (Luana Borgia, Baby Pozzi e Selen Edelweiss fra le tante), concerti sempre più grandi e importanti ( Ron - nie James Dio, Kim Brown, Creeden - ce Clearwater Rev., Status Quo, Uriah Heep, Dr. Feelgood, Sweet, Alvin Lee, Whitesnake, Motorhead, Soon, Rats, Yardbirds, Animals, Canned Heat, Wi - shbone Ash, Blues Pumpm, Alex Sure Band, Trutz “Viking” Groth, Ten Years After, Kim & The Cadillacs, Saxon, Twin Dragons e Tony Martin [Black Sabbath], Andrea Braido, Uli Roth degli Scorpions e Jaime Dolce , per citarne alcuni), i gio - chi d’ogni tipo con la nascita (per la prima volta in Italia) delle gare di monobike, la partecipazione di personaggi e nomi fa - mosi del mondo dello sport e dello spet - tacolo. Si è arrivati così a 4.000 persone nel ’90, 13.000 nel ’94 e oltre 23.000 nel ’97 nel corso dell’undicesima edizione, in un crescendo senza limiti . Il tutto in un’atmosfera d’amicizia e solidarietà che unisce tutti i partecipanti europei presen - ti all’insegna della passione per la moto, qualunque essa sia. Nel 1998 si compie la scelta, rivelatisi vincente, di cambiare il luogo della manifestazione , diventato ormai troppo limitato e non abbastanza sicuro per contenere le decine di migliaia di partecipanti. Da Villanova di San Da - niele si passa ad Osoppo , sempre in pro - vincia di Udine, a circa una decina di chi - lometri dalla precedente sede. La nuova area è quella del Rivellino di Osoppo, ampia ( circa 280.000 mq , dei quali 6.000 coperti), spaziosa e immersa nel verde. Nel 1999 si contano 32.000 presenze , con oltre 17.000 moto parcheggiate , di tutti i tipi e di tutte le marche. Grande novità della 13a edizione sono le gare nazionali di Dragster e quel - la internazionale di Stunt Men , prima e ultima svoltasi ad oggi in Italia. Vista l’ottima riuscita della manifestazione e il grande senso di civiltà dei partecipanti, gli organizzatori ricevono un pubblico en - comio dal Sindaco di Osoppo e dai primi cittadini dei comuni limitrofi. Nel 2001 si ritorna nel comune di San Daniele del Friuli , stavolta però nell’area dei rinoma - ti prosciuttifici, uno spazio abbastanza capiente per tutti, ma sfortunatamente senza alcun riparo naturale dal sole co - cente. Inoltre un’imposizione burocratica impone di ridurre l’evento da quattro a soli due giorni; uno scotto in termini di presenze che si pagherà gli anni a ve - nire. Nonostante ciò, i biker continuano ad arrivare, anche da oltre oceano, per vivere l’adrenalinica atmosfera che si respira alla Biker Fest, che da anni so - stiene l’evento tramite un sito internet dedicato. Presente in quest’occasione un camion di Overland a sostegno dell’Uni - cef. A Ricky Angerer e allo Show Action Group sono affidati gli spettacoli acroba - tici, mentre per la musica ecco risuonare i nomi degli indimenticabili Status Quo (GB) e dei Creedence Clearwater Revi - ved (USA). Il 2002 arriva in un attimo e vede il ritorno della manifestazione lad - dove nacque ben 16 anni prima, ma ora i visitatori si sono più che centuplicati e lo spazio a disposizione è troppo ridotto. Altri spettacoli ed attrazioni si affiancano a quelle più tradizionali, ma come sem - pre la buona musica la fa da padrona. La 17a edizione a San Daniele del Friuli (UD) non è stata delle più favorevoli, a causa dell’eccessivo caldo (42°) e anche della concorrenza sleale messa in atto da certi commercianti all’esterno. Dopo numerosi sforzi per trovare uno spazio più adatto ad ospitare l’evento, nel 2004 la manifestazione si sposta sul Monte Zoncolan a Sutrio, dove l’eccellente ri - cettività alberghiera consentono di sod - disfare le esigenze di tutti i tipi di biker, dai più rudi ai più stanchi e stressati, che cercano svago e relax dopo settimane di duro lavoro. Dopo la 25a edizione svol - tasi nel 2011 nel Parco del Rivellino di Osoppo, la grande svolta del 2012, ha portato l’evento a Lignano Sabbiadoro , modificandone l’impostazione e reinven - tando totalmente il format. Ora la Biker Fest utilizza un’intera città balneare, ed in soli due anni è già stata consacrata la Daytona italiana.

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