Archeologia e mosaici
Preistoria e Protostoria in Friuli
La preistoria, almeno nella misura in cui la conosciamo, non consente l'individuazione di culture con caratteristiche regionali o zonali. Per un lungo periodo di tempo, misurabile in un milione di anni prima della nascita di Cristo, l'umanità visse divisa in piccoli aggregati sparsi e sporadicamente comunicanti, che dovevano soddisfare alcuni bisogni vitali o primari e che, per sopravvivere, si comportavano in modi uniformi e istintivi.
Il tempo qui considerato si divide, dal punto di vista dell'evoluzione geologica, in due periodi, chiamati Pleistocene ed Olocene. Sembra che l'uomo appaia in Europa già all'inizio del primo periodo, caratterizzato da una serie di cicli glaciali ed interglaciali che rendevano instabili e particolarmente ardue le condizioni di vita. Durante tale periodo i ghiacciai scendono dalle montagne del Friuli e depositano sulla pianura gigantesche quantità di materiale, le cosiddette morene; scavano valli profonde fra i monti, costruiscono le colline fra il Tagliamento e il Torre e, ritirandosi, lasciano aperti enormi solchi nei quali oggi scorrono i nostri fiumi. La faccia stupenda del Friuli si forma durante il Pleistocene, ma a prezzo di fenomeni geologici tali che difficilmente possono consentire la vita dell'uomo.
Le prime culture umane, chiamate paleolitiche o della pietra scheggiata, appaiono in Europa un milione di anni prima di Cristo. L'uomo paleolitico é nomade, conosce il fuoco, si rifugia nella caverna, sa lavorare l'osso, il legno e soprattutto la pietra, secondo tecniche sempre più perfezionate, ma sempre basate sulla scheggiatura.
La civiltà della pietra scheggiata si sviluppa durante tre distinte età, denominate inferiore (da un milione di anni a 250 mila anni prima di Cristo), media (da 250 mila a 40 mila anni a.C.) e superiore (da 40 mila a 10 mila anni a.C.). Tenendo presente il fatto che le schegge più antiche sono state trovate in Friuli in una caverna presso Faedis, chiamata Zondar des Paganis, e che per le caratteristiche della lavorazione sono attribuibili al Paleolitico medio, si può concludere che la nostra regione è abitata, sia pure in modo sporadico agli inizi, da non più di 250 mila anni.
Stabilizzatosi finalmente il clima e l'ambiente naturale con l'inizio dell'Olocene, circa 10 mila anni prima di Cristo, le culture litiche subiscono notevoli cambiamenti e, dopo un periodo di transizione detto mesolitico, circa cinquemila anni prima di Cristo si afferma la cultura neolitica o della pietra levigata.
Importanti stazioni neolitiche friulane si trovano a San Vito al Tagliamento, nella conca di Palù alle sorgenti del Livenza; a sud-ovest di Palmanova, a Concordia, San Giovanni di Casarsa, Marano, Muzzana, Palazzolo dello Stella, Buia, Tricesimo, ed ancora a Enemonzo. Invillino, Cave del Predil e ai laghi di Fusine. Quelli elencati sono i depositi di materiali litici più consistenti finora segnalati, ma altri, meno importanti, sono numerosi in pianura.
Circa duemila anni prima di Cristo, per immigrazione o transito di nuovi popoli culturalmente progrediti, ha inizio anche in Friuli l'età dei metalli. Appaiono dapprima oggetti in rame e, subito dopo, in bronzo, una lega di rame e stagno ottenibile solo con un notevole progresso nella tecnica di lavorazione dei metalli. Si trattò evidentemente di una rivoluzione tecnologica paragonabile a quella determinata dalla scoperta delle materie plastiche, che migliorò di molto la produttività del lavoro umano, permettendo forme di vita associata sempre più evolute. Se qui l'età del bronzo, la metallurgia ebbe, soprattutto, l'effetto di liberare una parte considerevole dell'umanità dai lavori necessari per produrre i beni primari (agricoltura, caccia, pesca, allevamento), consentendo lo sviluppo dell'arte e della vita intellettuale e spirituale.
Con l'età dei metalli, suddivisa dagli studiosi in diversi periodi in base all'evolversi ed al mutare di determinati fenomeni artistici o sociali, quali la forma del vasellame o gli usi funerari, inizia la protostoria, cioè il periodo di tempo in cui le culture umane cominciano a differenziarsi e a regionalizzarsi. Nell'Italia settentrionale prende corpo e fisionomia il gruppo etnico degli Euganei; nell'Europa centrale, lungo il Reno emerge il misterioso popolo dei tumuli, ossia i Celti, che a partire dal 1500 a.C. comincia ad espandersi in tutte le direzioni.
Gli uomini dell'età dei metalli si stabiliscono in Friuli soprattutto sulle colline moreniche e, nella pianura, lungo le risorgive, cioè nella zona più ricca d'acque e di vegetazione. Ritrovamenti della cultura eneolitica sono segnalati a Portogruaro, Sesto al Reghena, Palazzolo dello Stella, Teor, Gonars, Muscoli, Gorizia; e ancora a Travesio e Sequals, Mereto, Fagagna, Moruzzo, Martignacco, Udine, San Pietro al Natisone, Purgessimo, Azzida, Clodig e, in Carnia, a Enemonzo, Socchieve, Paularo e Imponzo. L'elenco delle località potrebbe essere molto più lungo, ma basta per dare un'idea della distribuzione territoriale degli insediamenti eneolitici. Fra tutti i reperti, rivestono una particolare importanza le asce arcaiche ritrovate a Belgrado di Varmo, tra Torsa e Talmassons, e a Gabrovizza (Savogna), che, essendo databili fra il 2000 e il 1900 a.C., dimostrano la presenza dell'uomo in Friuli fin dalla prima età del bronzo.
È con la protostoria, comunque, che la terra che noi oggi chiamiamo Friuli comincia a differenziarsi dalle terre che la circondano, per due fenomeni accertati ma misteriosi: il vuoto della civiltà atestina e la nascita dei castellieri.
L'età del ferro comincia mille anni prima di Cristo e nell'Italia settentrionale appare ritmata da tre avvenimenti fondamentali: l'immigrazione dei Paleoveneti, all'inizio del millennio; l'immigrazione dei Celti. cinquecento anni dopo, e, infine, la colonizzazione romana, che inizia a partire dal terzo secolo avanti Cristo.
Paleoveneti sono un gruppo indoeuropeo che si stabilisce nell'Italia nord-orientale scacciando i Liguri. Il centro culturale paleoveneto più vivace è quello di Ateste (Este) per cui la loro civiltà viene chiamata atestina. Ebbene, noi oggi osserviamo non senza stupore che tale civiltà "avvolge" il Friuli ma non vi penetra, cosicché la nostra regione si presenta come un vuoto nella civiltà paleoveneta, che risulta presente nel Veneto, in Carinzia, a oriente dell'Isonzo, sul Carso e in Istria! Esiste tutta una serie di iscrizioni venetiche lungo i confini storici del Friuli, ma nessuna traccia rilevante di quella cultura entro i confini di una terra considerata utile più per il transito che per la vita stabile, sicché allora, come scrisse Devoto, è Friuli ciò che non è veneto.
(Recenti ricerche archeologiche hanno portato alla luce tracce paleovenete corredi funebri, bronzetti, iscrizioni a San Vito al Tagliamento e a Dernazacco, nei pressi di Cividale).
I castellieri sono fortificazioni circondate da un argine di terra, dotato di ingressi. di forma quadrilatera oppure ovale (quello di Savalons, però è semicircolare) situate in pianura, con una superficie che varia da 30.000 a 47.000 metri quadrati. La zona più ricca di tali manufatti si trova a nord di Codroipo, a cavallo del Tagliamento, ed è interessante anche per la presenza di singolari coni di terra, sicuramente di origine artificiale, chiamati tombe o anche tombe a tumulo. La tentazione di attribuire al popolo dei tumuli, i Celti, tali manufatti é ricca di suggestioni, ma secondo il prevalente parere degli studiosi, tanto i castellieri quanto le tombe risalgono all'età del bronzo, non all'età del ferro, e sono stati costruiti da un popolo che, almeno per ora, non ha nome. È comunque interessante notare che i castellieri della pianura friulana si differenziano per le loro caratteristiche sia da quelli del Carso e dell'Istria, sia da quelli del Veneto; c'è perciò chi vi riscontra la prima traccia di una individualità etnico-culturale locale (Menis).
Non si può, in ogni caso, dimenticare che le diversità ambientali ebbero una decisiva influenza sulle tecniche di costruzione: in Istria e sul Carso la pietra spigolosa è abbondante e di agevole reperibilità; in Friuli i fiumi trasportano pietre ciottolose e c'è tanta terra da ammucchiare.