Castelli, fortezze e manieri
Castello di Arco
Nel paesaggio di Arco, ora disteso, ora arroccato, unico nella sua variegata complessità entra quasi prepotentemente la rupe con il Castello.
Risalendo il borgo fortificato di Arco, superata una splendida macchia d´oliveto fino al Prato della Lizza e tre pareti di venti metri superstiti alle cannonate napoleoniche, si arriva al Castello, che dal XII secolo controlla la parte settentrionale della valle del Sarca, un tempo spesso attraversata da eserciti provenienti dal nord verso la Pianura Padana. Quattro erano le porte di accesso al borgo: oggi è visibile quella di Transfora, un tempo con ponte levatoio. Suggestivo è il paesaggio fra i ruderi del Palazzo inferiore e della Rocca circondato da cipressi secolari. All’interno si possono visitare la prigione del sasso, la torre grande, il rivellino e numerose stanze. Gioiello del complesso, lo splendido ciclo di affreschi profani del Trecento, che raffigurano dame intente a giocare a scacchi.
Icona e simbolo della città, il Castello di Arco è uno dei più rinomati, riprodotto in innumerevoli codici e dipinti, fra cui, famosissimo, l’acquerello di Albrecht Dürer al Louvre di Parigi. All’inizio del XVIII secolo scese un velo di oblio sul castello, fino al 1879 quando il geometra Giuseppe Caproni, padre del pioniere dell’aeronautica Gianni Caproni, stese un progetto per interventi minimali di restauro. Dopo la prima guerra mondiale la parte del castello appartenente al ramo germanico dei conti d’Arco venne incamerata dal demanio italiano, ma nel 1927 la contessa Giovanna d’Arco, marchesa di Bagno, lo acquistò diventando l’unica proprietaria di tutto il maniero. Fino al 1982, quando tornò al Comune di Arco. Il castello è visitabile tutto l’anno e fa da cornice nel corso dell’estate a spettacoli di musica e prosa.