Chiese, Abbazie, Santuari e Parrocchie
Basilica di Sant'Eufemia
La basilica patriarcale di Sant'Eufemia è il principale edificio religioso di Grado (GO) e originaria cattedrale dell’abolito Patriarcato di Grado.
Risalente al VI secolo, si erge sulla piazza dell'antica città patriarcale, affiancata dal battistero e dal campanile a cuspide del secolo XV.
Sul luogo sorgeva una precedente basilica del V secolo, forse voluta dal metropolita di Aquileia Niceta al tempo dell'invasione di Attila. L'edificio, a pianta basilicale, venne ordinato da Elia, arcivescovo di Aquileia anch'egli in fuga da un'invasione: quella dei Longobardi.
Quasi al contempo, Elia, in opposizione con papa Pelagio II a seguito della condanna dei Tre Capitoli, scelse la strada dell'autocefalia, proclamandosi patriarca, e, per riaffermare la propria fedeltà al concilio di Calcedonia, decise di intitolare la nuova chiesa a Sant'Eufemia di Calcedonia, patrona di quel concilio, consacrandola forse il 3 novembre 580. Contemporaneamente anche Agrippino, vescovo di Como, tenace sostenitore dello scisma diffondeva in terra lariana il culto di Sant'Eufemia di Calcedonia erigendo sull'Isola Comacina una Basilica dedicata a questa santa.
Seguendo le intricate traversie della sua diocesi, tra il VI e l'inizio del VII secolo, la basilica fu sede del ramo filo-romano e filo-bizantino in cui si scisse il patriarcato, fino alla decisiva separazione tra le due chiese e la costituzione, negli anni 717 e 739 del Patriarcato di Grado.
Costretta al sempre più stretto controllo dei Duchi di Venezia, delle cui terre era chiesa madre, più volte coinvolta negli scontri militari per la mai sopita rivalità coi vicini Patriarchi di Aquileia, la basilica di Sant'Eufemia prese a decadere a partire dal 1105, quando il nuovo patriarca, Giovanni Gradenigo, scelse di stare nella capitale: Venezia. La basilica mantenne tuttavia la titolarità della cattedra patriarcale anche dopo il riconoscimento pontificio, nel 1177, della residenza veneziana dei patriarchi.
Nel 1451, però, con la soppressione del titolo gradense e l'istituzione del nuovo Patriarcato di Venezia, la basilica venne assimilata nella nuova diocesi, perdendo il titolo di cattedrale, trasferito alla basilica di San Pietro di Castello, a Venezia. Nel 1455 venne innalzato l'attuale campanile, sormontato da una statua segnavento in rame sbalzato del 1462, raffigurante San Michele Arcangelo.
Il 22 settembre 1888 il vescovo di Gorizia Mons. Luigi Mattia Zorn consacra la Basilica e l'altare ai Santi Ermacora e Fortunato.