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Aquileia Cristiana

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Aquileia (UD)

Friuli Venezia Giulia

Aquileia si incontra a metà strada fra Grado e Cervignano, nella bassa friulana, percorrendo la via Giulia Augusta, che prosegue quasi entro limiti esatti il percorso dell’antico cardo. Il suo nome...

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La presenza di Roma in Friuli è di decisiva importanza per la formazione dei valori culturali del popolo friulano, soprattutto per il fatto che la latinità ha fermentato in presenza della celticità, dando vita ad una nuova cultura popolare, capace di sopravvivere alla morte dell'impero e alle invasioni barbariche. Non si deve credere, però, che la cultura latina in Aquileia abbia presentato spiccati caratteri di originalità. La metropoli della "Venetia et Histria" era una città di provincia più fortunata di altre per la posizione geografica che favoriva la sua opulenza e la sua funzione commerciale, ma non poteva certo competere con Roma. Gli storici sono concordi nel dire che, nei primi tre secoli dopo Cristo, non si nota "la presenza di movimenti artistici originali ed innovatori dell'arte conformista e di vasto consumo, propria della civiltà ellenistica. Tuttavia il numero e la qualità dei prodotti sono espressione di una raffinata cultura" (Menis). II discorso vale principalmente per le arti figurative, perché la vita letteraria, teatrale e musicale di quei tempi non ci appare né vivace né originale.
Ben più degna di nota, e ricca di spunti veramente inediti, é la vita spirituale e religiosa di Aquileia, dove la presenza di una "grande moltitudine" di genti diverse, finì per fondere elementi appartenenti alle religioni nordiche e ai culti misterici orientali. II sincretismo religioso trova in Aquileia esempi di solare evidenza, ma, senza dubbio, l'apporto decisivo e più originale dato dalla metropoli alla nostra regione e a tutte quelle contermini, fu la religione cristiana che, data l'importanza della Città, trova l'ambiente adatto per una rapida e vasta espansione. È il Cristianesimo la terza componente culturale della civiltà friulana, che è profondamente cristiana.
"Non si può asserire con precisione in quale periodo il Cristianesimo sia stato introdotto nella regione aquileiese", scrive il Leicht, ma da molti "sintomi", se non da documenti scritti, possiamo concludere che tale periodo è molto antico, compreso forse nella seconda metà del II secolo dopo Cristo. Tuttavia la chiesa aquileiese appare citata da una fonte certa nel 314 d.C. quando fu rappresentata al Concilio di Arles da "Theodorus episcopus, Agathon diaconus, de civitate aquileiensi, provincia Dalmatiae" (Dagli atti del Concilio).
Sul finire del III e all'inizio del IV secolo, troviamo molti nomi aquileiesi fra quelli dei martiri caduti per la persecuzione ordinate dagli imperatori, segno certo della vitalità e della saldezza di principi della comunità locale. A partire da tale periodo appare comunque in piena luce una particolare forma di assimilazione del cristianesimo, che possiamo ben chiamare "aquileiese", da parte della popolazione locale, che si dimostra capace di trasformare in cultura originale, pronta per l'esportazione, la filosofia e la liturgia della nuova religione.
Scrive il Marchetti, ricordando una notizia riferita da San Girolamo: "Alla metà del quarto secolo, il vescovo di Aquileia Fortunaziano stendeva un commento dei Vangeli in "lingua rustica", cioè nel particolare latino degli Aquileiesi: ciò significa che il popolo non era più in grado d'intendere sufficientemente il latino comune della scuola e degli atti ufficiali. L'opera di Fortunaziano è andata smarrita, ma il solo fatto ch'egli abbia creduto di doverla scrivere pare attestare chiaramente la forte individualità già raggiunta dal volgare carnico: infatti né i Vescovi di Ravenna, né quelli di Milano, né quelli di Vercelli (cioè dei maggiori centri religiosi dell'alta Italia) sentirono il bisogno di fare altrettanto".
Fra l'editto di Costantino del febbraio 313 d.C. che sancisce la libertà religiosa e l'imposizione del cristianesimo ortodosso come religione di Stato, da parte di Teodosio nel 380 si abbatte anche su Aquileia la tempesta dell'arianesimo, un movimento teologico alessandrino che, da semplice eresia, si trasformò in un affare politico di portata globale.
Ario, come è noto, era un presbitero di Alessandria che negava l'identità della natura fra Padre e Figlio, uno dei cardini della dottrina cattolica. Il Concilio di Nicea, convocato dall'imperatore Costantino, fu unanime nel condannare la dottrina di Ario. I documenti conciliari, contenenti le risoluzioni prese dai vescovi, furono pubblicati come leggi dell'impero. L'intervento autoritario non riuscì tuttavia a spegnere il fuoco, che divampò furiosamente alla morte dell'imperatore. Costantino divide l'impero in tre parti che assegna ai suoi tre figli: la Gallia a Costantino II, l'Italia e l'Illirico a Costante e l'Oriente a Costanzo I. Dopo una lotta fratricida scatenata da Costantino II e durata tre anni, Costante rimane unico signore della parte occidentale dell'impero, alla quale assicura dieci anni di pace e di ortodossia religiosa. In Oriente, invece, l'arianesimo ha il sopravvento sulla dottrina di Nicea con l'esplicito appoggio di Costanzo.
Aquileia, "la più orientalizzante delle chiese occidentali" (Menis), resiste bene all'eresia fra il 340 d.C. e il 350 d.C. sotto la guida di Fortunaziano. Ma nel 350 d.C., quando viene ucciso Costante, dopo una lunga lotta contro l'usurpatore Magnenzio, Costanzo diviene l'unico padrone di tutto l'impero e vuole imporre l'arianesimo con la violenza anche in occidente. Molti vescovi occidentali cedettero, almeno tatticamente, alle pretese del desposta, e fra questi troviamo Fortunaziano, che si adoperò, fra l'altro, per indurre lo stesso papa Liberio ad aderire all'eresia. Furono tempi di grave turbamento delle coscienze, di violenze e persecuzioni.
Nel 360 d.C., mentre Costanzo era in guerra contro i Persiani, suo cugino Giuliano, detto l'Apostata, tenta di prendere il potere. L'imperatore si accinge ad affrontarlo, ma lo scontro non avviene perché la morte lo coglie.
Giuliano si dirige allora verso Aquileia, dove alcune legioni fedeli a Costanzo e ignare della sua morte sono pronte a resistere all'assedio, che fu lungo e duro per entrambe le parli. Alla fine Giuliano ebbe partita vinta e si dimostrò singolarmente clemente con gli Aquileiesi, la cui fedeltà era evidentemente una sicura garanzia al confine tra due mondi.
II nuovo imperatore non sostiene politicamente l'arianesimo; favorisce la restaurazione del paganesimo, ma il tentativo é effimero. Alla sua morte, che chiude veramente un'epoca, il potere torna in mano a imperatori cristiani favorevoli alla dottrina nicena. Sulla cattedra di Milano siede Sant'Ambrogio e l'imperatore Teodosio impone addirittura il cristianesimo ortodosso come religione di Stato.
Aquileia è ancora contesa fra gli imperatori e gli usurpatori del potere. Nel 387 e nel 393 d.C. Teodosio accorre due volte verso la Città per sconfiggere dapprima Massimo e poi Arbogaste ed Eugenio, che vengono sconfitti al Vipacco con la complicità di violentissime folate di bora.
Pur fra alterne e talora tragiche vicende politiche, la metropoli vede fiorire ed espandersi la comunità cristiana locale, uscita finalmente dalla bufera dell'arianesimo. Negli anni a cavallo fra il IV ed il V secolo, la cattedra é tenuta da due vescovi eccezionali per cultura, spiritualità e capacità organizzative: Valeriano e Cromazio. Sotto il loro episcopato nasce e fiorisce anche un centro di studi teologici, che ha il preciso scopo di combattere le eresie, dal quale uscirono tre dei maggiori scrittori ecclesiastici di quel tempo: Girolamo, Rufino e Cromazo. Nel 381 d.C. si tenne ad Aquileia un Concilio dei vescovi occidentali al quale partecipò anche Ambrogio, vescovo di Milano, che sostenne con successo la causa dell'ortodossia. Nel 382 d.C. il vescovo di Aquileia partecipò al sinodo romano che sancì la fine dell'eresia e fissò i termini dell'accordo religioso fra Oriente ed Occidente. Erano tutti fatti che concorrevano a dare grande prestigio alla chiesa aquileiese, che stava vivendo in quegli anni il suo periodo aureo, e ad accelerare il processo di evangelizzazione delle masse popolari. All'opera di Fortunaziano si aggiungono ora le celebri omelie di Cromazo, veri capolavori di dottrina e di umanità, la costruzione di imponenti basiliche, la netta caratterizzazione cristiana della religiosità popolare.
La sede vescovile di Aquileia si avvia a diventare una delle prime del mondo antico, quando i "barbari" sono già pronti a cogliere i segni premonitori del crollo dell'impero. Nel caos politico e nella decadenza civile, durante una lunga notte, che ci appare tanto più buia quanto più splendente fu la luce del lungo giorno che l'ha preceduta. la chiesa di Aquileia sarà la stella polare di molti popoli d'Europa.

G. BRUSIN, Il museo cristiano di Aquileia, "Rivista di Archeologia Cristiana", 38 (1962).
P. S. LEICHT, Breve storia del Friuli, Udine 1970.
J. LEMARIE, Chromace d'Aquilèe, Sermons, vol. 2, Paris 1969-1971.
G. C. MENIS, Nuovi studi icologici sui mosaici teodoriani di Aquileia, Udine 1971.
G. C. MENIS, La cultura teologica del clero aquileiese all'inizio del IV secolo, "Antichità Altoadriatiche", Udine 1982.
AA. VV. Il Concilio di Aquileia del 381 nel XVI centenario, Udine 1980.

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