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Fiumi, laghi, cascate

Lago di Garda

Il paesaggio del lago di Garda, il più grande dei laghi del versante meridionale delle Alpi, è uno dei più spettacolari per le sue forme glaciali, sia di erosione, sia di accumulo. Tutta l’area fa parte di un complesso geosistema composta dalle valli che costituiscono il bacino del lago, dallo stesso lago ed infine dal sistema di colline che lo circondano. La conca del Garda può essere spiegata come il risultato dell’azione di sovraescavazione operata dai ghiacciai o ancora può essere il risultato dell’evoluzione tettonica. La conca del lago è infatti inserita in un’area sismica e la conca stessa sarebbe impostata in una depressione tettonica in continua evoluzione. Il declinare dell’epoca glaciale segna l’inizio dell’ultimo decisivo episodio della storia naturale del lago: l’episodio che ha provocato la sostituzione della fiumana di ghiaccio con le acque di oggi. AcquaIn superficie le acque del lago hanno una temperatura media di circa 12°. Il lago è soggetto a rapidi innalzamenti di livello, collegati a cali improvvisi di pressione atmosferica. La profondità massima del lago è di 346 m. e si situa nella parte valliva di fronte a Magugnano. La profondità minima, lontano dalle sponde, è di 4 m., al Pal del Vò. Il livello medio delle acque è a 65 metri sopra il livello del mare e subisce variazioni stagionali relativamente limitate rispetto agli altri grandi laghi prealpini. Le acque e la conca benacense Le acque del Garda sono sempre state navigate. Una particolare agevolazione poi è sempre stata data dai venti, che hanno consentito lo svilupparsi di sport velici a tutti i livelli. Oggi ogni centro importante è perfettamente attrezzato per raccogliere in darsene e porti le barche e le vele. Per quanto riguarda invece l’ittica il Garda vanta 25 specie di pesce più alcune non accertate. Il pesce più caratteristico è il carpione, un salmoide molto prelibato che si ciba di plancton e che predilige l’alto lago. Altri importanti pesci che popolano il Garda sono la trota, il luccio, il coregone, il cavedano, la tinca, il barbo, lo spinarello, il persico e i pesci panctofagi come l’alosa, che vive in grossi sciami, come la piccola alborella. Comune è anche l’anguilla che preferisce il basso lago.

Lago di Alleghe

Una enorme frana precipita dal monte Spitz (Sasso Nero) che sovrasta la strettoia della valle prima del grande salto verso Cencenighe. E' la fredda notte dell' 11 gennaio 1771 e in pochi minuti l'enorme frana, della quale è ancora ben viva e visibile la cicatrice, chiude lo stretto passaggio della valle. Vi furono una cinquantina di vittime tra le casupole delle frazioni di Marin e Fusine (ora non più esistenti), ma nel giro di qualche anno la vallata venne riempita d'acqua a formare l'ameno lago e costrinse gli abitanti del fondovalle, nei borghi di Peron, Costa e Torre, a sloggiare e a riedificare il paese sull'altura sotto le pendici della Civetta. Nel maggio dello stesso anno una nuova frana precipita sulle acque del bacino che si stava riempendo e l'onda d'acqua mette in rovina la chiesa che già stava per essere sommersa dall'acqua. Alcune parti della vecchia chiesa, in stile romanico risalente al XII secolo rifatta nel XV secolo con gusto gotico, vengono 'salvate' e riutilizzate nella nuova chiesa eretta nel 1773 dove ora la vediamo. La nuova chiesa era impreziosita anche da suppellettili della vecchia chiesa e da preziosi doni, ricevuti in segno di solidarietà dalla Repubblica di Venezia, in gran parte perduti nel furioso incendio del 1899 che distrusse gran parte delle casupole in legno del villaggio. Gli eventi catastrofici furono motivo per numerose leggende. Una di esse narra di un pover'uomo che chiese cibo e alloggio ad alcune ricche famiglie del paese, ma venne cacciato. Solamente una povera vedova lo accolse e gli diede del cibo strappato alle bocche affamate dei figli. Il poverello, prima di coricarsi nella stalla, la ringraziò e le confidò che il silenzio della notte sarebbe stato rotto da un immane boato, ma la rassicurò dicendole che non doveva assolutamente preoccuparsi perché il Signore avrebbe vegliato su di lei e sui suoi figli. Al mattino, nel trambusto generale, la sua casa era intatta, ma del poverello non vi era più nessuna traccia e nemmeno nessun segno. Un'altra leggenda narra di danze di streghe, al comando del Gran Bracun, in festa per l'immane spettacolo al quale, forse, hanno contribuito con magie propiziatorie. Giro del lago Partendo dal grande parcheggio dello stadio del ghiaccio, si può compiere l'anello completo attorno al lago con una facile passeggiata adatta anche ad anziani e disabili. S'impiegherà un paio d'ore, considerando che ogni angolo si presta a riflessione ed osservazione del paesaggio e degli aspetti naturalistici che, senza tema di smentita, possiamo definire tra i più belli ed affascinanti del mondo. Consigliabile il giro in senso orario, costeggiando all'inizio la statale, sull'apposito marciapiede, e attraversando il ponte proprio sui massi di frana a Masarè per proseguire poi sulla stradina che circonda il lato ovest del lago, quindi riattraversare il torrente sul ponticello di corde sospeso ed infine ritornare in paese. Da non dimenticare un buon paio di binocoli. Itinerario molto affollato nei periodi di alta stagione turistica nei mesi estivi, ma il fascino del luogo ripaga e riempie il cuore di indimenticabili emozioni.

Forra del Vinadia

La spettacolare forra del Vinadia è il risultato di tre grandi baratri in cui scorrono altrettanti corsi d'acqua: il rio Chiantone, il rio Pichions ed il rio Vinadia. A sinistra del Fiume Tagliamento, fra Villa Santina e Tolmezzo, si apre la profonda forra del Torrente Vinadia, il cui bacino si apre sui contrafforti meridionali del Monte Arvenis, probabilmente un tempo sede di una trasfluenza glaciale. Il torrente è formato da tre corsi d'acqua (Picchions, Chiantone e Vinadia) che confluendo sotto gli abitati di Vinaio e Buttea creano tre profonde e caratteristiche forre. Anche l'asta del Rio Picchions nel tratto terminale prima della confluenza con il Vinadia si presenta particolarmente incassata. A valle della confluenza del Rio Chiantone, a causa di una derivazione per scopi idroelettrici, le portate idriche calano bruscamente. Proprio questo tratto è quello ove si manifesta più eclatante l'evoluzione del parte nei livelli delle dolomie e calcari dolomitici della Fm. della Dolomia dello Schlern (Triassico medio-sup.). Sì tratta di rocce carbonatiche di piattaforma con stratificazione da massiccia a indistinta. Solo in una limitata porzione, immediatamente a valle di Vinaio, l'alveo incide i calcari scuri ben stratificati alternati alle marne in strati sottili del Triassico sup. Le pareti del canyon si presentano spesso ben levigate dall'azione erosiva fluviale. Sono presenti, diffuse e ben rappresentate, le tipiche morfologie fluvio-torrentizie: cascate e salti, pozze e meandri in roccia, marmitte e sottoescavazioni stanno ad indicare l'evoluzione del reticolo idrografico con il progressivo abbassamento della quota di base. Morfologica-mente interessante è anche l'altopiano di Vinaio e Lauco, antico terrazzo glaciale.

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