Portale Nordest
 mobile

Mare, spiagge, lagune

I Murazzi, Lido di Venezia

I Murazzi sono degli argini in pietra d’Istria costruiti per difendere la laguna dall'erosione del mare che andarono a sostituire le precedenti difese costituite da palificazioni. L’ideatore di quest’opera fu il frate francescano, nonché cosmografo, Vincenzo Maria Coronelli che nel 1716 propose la creazione di quest’ampia diga. La costruzione, seguita da Bernardino Zendrini, venne iniziata nel 1744 e completata nel 1782. I murazzi sono divisi in tre parti: una, sull’isola del Lido, inizia a Ca’ Bianca e finisce dopo circa 5 km in prossimità degli Alberoni; una seconda, sull’isola di Pellestrina, inizia a Santa Maria del Mare e termina dopo 10 km nei pressi di Ca’ Roman; una terza, nel litorale di Sottomarina, inizia dal Forte San Felice e finisce dopo circa 1255 metri, fino al centro di Sottomarina Vecchia. Queste costruzioni subirono notevoli danni durante le mareggiate del 1825 e soprattutto del 4 novembre 1966, quando il loro cedimento fu una delle cause dell’eccezionale acqua alta che sommerse Venezia. Lungo il loro percorso è possibile incontrare alcune lapidi: una del 1751, posta alla fine di Pellestrina, la quale recita: "UT SACRA AESTUARIA URBIS ET LIBERTATIS SEDES PERPETUUM CONSERVENTUR COLOSSEAS MOLES EX SOLIIDO MARMORE CONTRA MARE PUSUERE CURATORES AQUARUM AN.SAL.MDCCLI AB URBE CON MCCCXXX" (I curatori delle acque posero le colossali moli di solido marmo contro il mare affinché siano conservati in perpetuo i sacri estuari della città e della libertà). Nella parte del Lido, una stretta stradina a 5 metri sopra il livello del mare permette di percorrere i murazzi a piedi o in bicicletta. Una serie di scalette poste a distanza regolare consentono di scendere su questi enormi pietroni artificiali dove d’estate molti veneziani si arrampicano a prendere il sole. Sparsi qua e là lungo gli scogli si possono intravedere delle sculture in legno o addirittura delle vere e proprie capanne costruite dai frequentatori dei murazzi per godere di un po’ di ombra durante la calura estiva.

Il territorio lagunare tra velme e barene

La laguna di Venezia è la più estesa zona umida d'Italia, con 55.000 ettari, che con le lagune di Grado e di Marano, rimane a testimonianza della grande fascia lagunare e deltizia che un tempo andava dalle foci del Timavo a Ravenna. Presenta caratteristiche del tutto originali sia per la flora che per la fauna, con ambienti forgiati dall'azione delle maree e delle correnti marine in contrasto a quella dei fiumi che vi sfociano, ma anche modificati dalla continua opera dell'uomo che vi ha costruito e scavato canali, argini, abitazioni. Ne è derivato un ecosistema con specchi d'acqua a diverso grado di salinità, che condiziona la presenza delle diverse specie animali e vegetali, affioramenti temporanei di terreno, barene e velme, differenti microclimi. L'uomo ha rappresentato il fattore decisivo nel processo che ha invertito la naturale tendenza della laguna verso l'interramento o la scomparsa e l’ha mantenuta come barriera naturale per difendersi contro i nemici che provenivano dal mare e come fonte di ricchezza, con i suoi porti e le sue isole, abitate e coltivate. Le lagune costiere sono figlie dei lidi. Si formano infatti quando le sabbie portate a mare dai fiumi, per effetto delle correnti e della risacca, si accumulano in allineamenti paralleli alla costa, intrappolando tratti di mare che diventano, appunto, lagune. Come avviene per i fiumi in pianura, i canali naturali delle lagune hanno andamenti tortuosi, a meandri. Gli allineamenti rettilinei e le forme geometriche sono sempre indici di realizzazioni artificiali, estranee ai dinamismi spontanei e agli equilibri dell'ambiente. I fiumi che sfociano dentro le lagune tendono rapidamente ad interrarle con i sedimenti che trasportano; al tempo stesso la loro corrente d'acqua dolce, immessa nella laguna, scava dei percorsi in direzione del mare, originando dei tipici canali lagunari. Il Canal Grande altro non è che un antico tratto lagunare del fiume Brenta. Ma i canali lagunari non hanno solo origini fluviali: l'acqua marina, infatti, entrando in laguna dalle bocche durante l'alta marea, forma una corrente che scava canali ampi e ramificati da mare verso terra. Questa corrente marina riesce a penetrare, percorrendo i canali, anche in zone lagunari molto interne, trasportando masse d'acqua che poi, con la bassa marea, seguono il percorso inverso. Gli spostamenti di acqua in ingresso e in uscita assicurano un elevato ricambio in ampie aree lagunari. Tanto le acque di origine fluviale quanto quelle provenienti dal mare trasportano sedimenti, che tendono a distribuirsi e depositarsi sui bassi fondali ai margini dei canali. In questo modo si formano delle secche, definite in laguna "velme". Le velme sono regolarmente emerse durante le basse maree. Quando altri sedimenti, depositandosi, ne elevano la quota fin oltre il livello del medio mare, le velme si ricoprono di una tipica vegetazione trasformandosi in "barene". I ricami tipici delle forme lagunari derivano, congiuntamente, dalle linee impresse dalle correnti e dai disegni tracciati dalle deposizioni dei sedimenti. L'equilibrio dinamico tra erosioni e sedimentazioni naturali rappresenta il principale fattore da cui derivano l'aspetto e la funzionalità delle superfici della laguna.

L'isola di Grado e la sua laguna

GRADO e la sua Laguna costituiscono una realtà paesaggistica, artistica, storica e antropologica originale e autonoma nell’ambito del Friuli Venezia Giulia e della stessa provincia di Gorizia. Complesse e lontane sono infatti le sue vicende storiche, che si intrecciano con quelle di Aquileia sin da prima delle invasioni barbariche, proseguono a margine della storia della Serenissima e, alla scomparsa di quest'ultima, si innestano in quelle dell’asburgica Contea di Gorizia e Gradisca, per divenire, con la dissoluzione dell’Impero, parte integrante e definitiva della più; recente storia d'Italia. L’Adriatico è dominato prevalentemente da due venti: la bora che spira da Nord-Est, fresca ed asciutta, e lo scirocco che sale da Sud-Est, caldo e umido. La possibilità di orientare nei due sensi la navigazione ha, nell’antichità, consentito lo sviluppo di collegamenti marini. Le navi di Giulio Cesare mantenevano, infatti, i collegamenti con le legioni di stanza ad Aquileia, utilizzando l’alterno spirare dei due venti. L’ isola di Grado era il primo approdo di questi antichi navigatori che, dall’isola, risalivano poi la laguna ed il fiume Natissa fino ad Aquileia. Grado era già allora famosa e non era ancora nata Venezia... Il resto della storia, quella dei patriarchi, di Venezia figlia di Grado, degli Asburgo, della Mitteleuropa, venite a leggerla qui sul posto, in quest'isola stupenda, nata dai venti: dalla bora e dallo scirocco. La laguna Oltre 12 mila ettari di estensione, la laguna di Grado, che prosegue ad occidente con quella di Marano, è la più; bella dell’intero bacino Mediterraneo, con il suo fronte di cordoni litoranei lungo ben 25 chilometri. Un intrico di canali e valli fra le "mote", come i gradesi chiamano le piccole isole lagunari, ricoperte di canne e di cespugli. Un luogo senza tempo, regno dell’acqua, del vento e del silenzio. Un ecosistema unico al mondo, dall’equilibrio delicato, tuttora perfettamente conservato, per proteggere il quale sono state create due grandi riserve naturali, habitat ideale per decine di specie di uccelli acquatici che vi nidificano o che vi fanno tappa nel periodo delle migrazioni, come gli aironi, le folaghe, i germani reali, le alzavole, le marzaiole, le anatre e i gabbiani.