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Speleologia e Grotte

Grotte del Caglieron

Le Grotte del Caglieron sono situate in località Breda di Fregona in Provincia di Treviso, il complesso consta di una serie di cavità, parte delle quali di origine artificiale e parte di origine naturale. Quella naturale è una profonda forra incisa dal torrente Caglieron su strati alternati di conglomerato calcareo, di arenarie e di marne del Miocene medio. Numerose sono le cascate, alte parecchi metri, con alla base grandi marmitte. Nella parte più profonda della forra si notano sulle pareti grandi concrezioni calcaree che chiudono per un tratto e in parte la volta, dando all'insieme l'aspetto di una grotta. Sulle pareti della forra si aprono delle grandi cavità artificiali, ottenute con l'estrazione dell'arenaria, la tipica "pietra dolza " (pietra tenera). L'attività estrattiva, che risale al 1500 e forse anche prima, forniva il materiale per la costruzione di stipiti, architravi…, come si può ancora osservare sulle vecchie case e palazzi di Vittorio Veneto e dintorni. Interessante il metodo di estrazione praticato: essendo gli strati inclinati anche oltre i 45°, lo stacco del materiale, praticato con grossi scalpelli che hanno lasciato segni ancora visibili, avveniva a blocchi con l'avvertenza però di lasciare delle colonne inclinate a sostegno della volta. Ne è derivato cosi un insieme di suggestive cavità artificiali, distribuite lungo l'orrido sul cui fondo scorre vorticoso e rumoroso il torrente, tanto da portare alla costruzione di un percorso attrezzato. Suggestivo il percorso proposto; dal parcheggio (appena superato il ponte) si scende lungo un largo sentiero fino a percorrere un tratto appena sopra alle acque correnti del torrente Calieron; si passa poi a sinistra e davanti ad un ampio portale con le caratteristiche colonne inclinate che sostengono gli strati di arenaria formanti il soffitto. Poi da un rustico ponticello, che permette di superare il torrente, si può ammirare la forra naturale, la grande marmitta scavata dalle acque che precipitano passando proprio sotto al ponticello e poi a valle la parte naturale che costituisce la grotta vera e propria. A destra e a sinistra del ponticello si aprono due ampie cavità artificiali. Si scende con un tornante in quella a sinistra, si riattraversa il torrente e poi, su un suggestivo e attrezzato sentiero, sospeso su cascate e marmitte, dopo un breve tratto, si ritorna alla luce… Va altresì segnalata la presenza di piccole sorgenti e stillicidi in più punti delle grotte che fuoriescono da fratture sia all'interno che all'esterno delle grotte. Dato il notevole contenuto in calcare delle acque, si ha la sua rideposizione con formazioni di ampie superfici concrezionate, cortine, stalattiti e stalagmiti delle più varie forme e colori. Nelle zone più illuminate è notevole la formazione di travertino a spese dei muschi e altri residui vegetali che vengono ricoperti dal calcare. All'interno delle cavità artificiali, ci sono alcuni tratti di cunicoli naturali, tanto da essere esplorati dagli speleologi. Nelle acque che li percorrono è stata costatata la presenza del Niphargus, un piccolo crostaceo cieco, depigmentato, tipicamente ipogeo che attualmente è oggetto di studio nel laboratorio sotterraneo di Biospeleologia di Villa Papadopoli a Vittorio Veneto. Data la costanza della temperatura nelle parti più profonde delle grotte e la progressiva diminuzione della luce, si osserva tutta una serie di microambienti di notevole interesse botanico e zoologico, che farebbero la felicità di qualsiasi naturalista. Le grotte del Calieron, apprezzate sia in estate per la frescura che in inverno per le stupende cascate di ghiacci, sono anche dei notevoli punti di riferimento per laboratori di educazione ambientale per le scuole. Soprattutto durante l'estate le grotte diventano suggestivo scenario di rappresentazioni teatrali e spettacoli di vario genere.

Grotte di Oliero

Situate nella valle del Brenta, in comune di Valstagna, le sorgenti dell’Oliero sono gli scarichi idrici più importanti del massiccio carsico dei Sette Comuni e le più grandi sorgenti valchiusane d’Europa. Le grotte attualmente aperte al pubblico sono quattro: dalle due più in basso scaturisce il fiume Oliero, mentre i due “covoli” superiori, antichi sbocchi delle medesime sorgenti, sono ora asciutti. Una delle due grotte da cui sgorga il fiume Oliero, chiamato ‘Covol dei Siori’ o Grotta Parolini, prende il nome dal famoso botanico Alberto Parolini che lo rese accessibile al pubblico dal 1832. La visita a questa straordinaria grotta viene svolta in barca e accompagnati dalle Guide Naturalistiche Ambientali, è possibile scoprire e ammirare stalattiti e stalagmiti di 40.000 anni. Nello stesso anno in cui il Parolini esplorò la grotta, vi introdusse – portandolo da Postumia (Slovenia) – il Proteus anguinus, anfibio cavernicolo molto lento e cieco, lungo circa 15 cm., di color rosa e provvisto permanentemente di branchie. Per oltre un secolo e mezzo si pensò che l’esperimento fosse fallito, e lo stesso Brentari scrisse che morirono. Invece, nel 1965, il Gruppo Speleo-idrologico Friulano ne individuò alcuni esemplari nei tratti sotterranei sia del Covol dei Siori che in quello dei Veci, avvistamenti poi ripetuti periodicamente da molti speleosub. Le Grotte di Oliero sono circondate anche da un bellissimo Parco Naturale ricco di piante secolari dove trova spazio un laghetto dalle acque fresche e cristalline. Il Sentiero Natura e gli altri percorsi offrono la possibilità di trascorrere una piacevole giornata a contatto con la natura. Méta turistica di interesse nazionale gestita dal Valbrenta Team, le Grotte di Oliero sono un macroscopico e straordinario fenomeno carsico legato alle sorgenti dell’Oliero, il secondo fiume più corto d’Europa. Il complesso turistico visitabile dal pubblico è composto da quattro grotte, che nella tradizione sono chiamate Covol dei Assassini (grotta degli Ezzelini), Covol dee Soree, Covol dei Veci (grotta Cecilia di Baone) e Covol dei Siori (grotta Parolini). La prima grotta è situata a 35 metri sopra il torrente, e il ritrovamento di alcuni utensili e le tracce di fortificazione – che ancora si osservano – hanno alimentato la leggenda che in epoca medievale qui si nascondessero dei banditi assoldati da Ezzelino da Romano, padrone nel passato di queste terre. La seconda è stata dedicata dallo stesso Parolini alle due figlie: Elisa, studiosa e colta, che andò in sposa all’alpinista e scienziato inglese John Ball, e Antonietta, che sposò il nobile bassanese Paolo Agostinelli e perpetuò la passione paterna per il giardino botanico di Bassano e le grotte. Dalla terza e dalla quarta – poste più in basso – sgorga l’Oliero. La terza, in particolare, appare come la più esotica e misteriosa, inaccessibile com’è dallo specchio d’acqua antistante. Non meraviglia che lo scrittore Alvise Zorzi abbia deciso di ambientare il romanzo Cecilia di Baone proprio in questa misteriosa cavità ricca di suggestioni, in cui Cecilia, la terza moglie di Ezzelino III, viene rapita dai Camposampiero. La quarta, infine, è quella visitabile, scoperta da Alberto Parolini nel 1822 e anche detta Grotta Parolini, la più affascinante e profonda, méta turistica, scientifica e sportiva. Lo speleosub Gigi Casati ne ha risalito il percorso subacqueo per oltre due chilometri, un vero record mondiale! Al di sopra delle grotte notiamo altissime pareti rocciose sulle quali si può ammirare un ricco campionario della flora rupestre, primo fra tutti in bellezza il Raponzolo di roccia, una campanulacea endemica delle alpi meridionali che sulle superfici lasciate libere dai ghiacciai ha trovato modo di sopravvivere al gelido Quaternario.

Grotte di Villanova di Lusevera

L'Alta Val Torre è uno scrigno che racchiude gemme di rara bellezza dal punto di vista naturalistico e speleologico. Come uno scultore che modella l'argilla, così l’acqua ha pazientemente creato, nel buio e nel silenzio del cuore della terra, durante milioni di anni, le vere meraviglie che qui possiamo ammirare: le grotte. Villanova delle Grotte, uno stupendo paese definito "il balcone sull'Alta Val Torre" per la sua posizione panoramica, custodisce nel suo sottosuolo un vero e proprio complesso carsico. La "regina" di questo mondo sotterraneo è la Grotta Nuova di Villanova; un luogo dove nutrire i nostri occhi con immagini dì natura incontaminata, dove poter abbandonare la nostra routine e lasciarci sorprendere dalle meraviglie che l'uomo non può imitare né costruire. La magnificenza di questa grotta è arricchita da una rara peculiarità; la Grotta Nuova è infatti una “grotta nel Flysch”, formata a contatto tra due tipi di roccia completamente diversi tra loro. L’acqua ha esercitato su queste rocce due differenti azioni di carsismo, plasmando gallerie e sale che variano per dimensioni e morfologia ogni poche decine di metri, offrendo allo sguardo stupito di chi le visita ambienti mutevoli, d’incomparabile fascino, simili ad immense sculture di pietra nelle quali sono incastonate bianche gemme di calcite. Con quasi 9 km di sviluppo è la più estesa nel suo genere finora conosciuta in Europa e in gran parte del mondo, ed è l’unica ad essere attrezzata per il turismo ipogeo. Anche noi oggi possiamo ammirare queste meraviglie visitando il percorso turistico o assaporare il fascino della scoperta e dell’esplorazione, vivendo attimi d’emozione e di puro incanto, con le coinvolgenti visite speleoturistiche.

Grotta Gigante

Aperto da novembre a febbraio dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 16.00; marzo e ottobre dalle 10.00 alle 16.00 orario continuato; da aprile a settembre dalle 10.00 alle 18.00 orario continuato. Chiuso tutti i lunedì (tranne quelli luglio e agosto), il 25 dicembre e l'1 gennaio. La visita alla Grotta Gigante, a cui si accede accompagnati da guide specializzate, dura circa 1 ora. Si consiglia un abbigliamento adeguato alla temperatura di 11°C (costante tutto l'anno) e alla natura del percorso (dislivello 100 metri con numerosi gradini): sono sufficienti una felpa e scarpe da ginnastica. E' consentito fotografare e filmare, ma per ragioni di sicurezza si prega di non farlo durante la discesa (i gradini sono umidi ed è meglio non distrarsi); una volta sul fondo e durante la risalita non ci sono controindicazioni, si raccomanda però di rimanere in gruppo con la guida e di non usare treppiedi o simili al fine di non intralciare o ritardare il normale svolgimento della visita. Sono ammessi gli animali domestici di piccola taglia, ma solamente se tenuti in apposita borsa da trasporto per l'intera durata della visita.   L’ingresso e la discesa: Si entra da un’apertura naturale scoperta nel 1890, che già dal 1908 fu attrezzata come accesso turistico. Numerosi gradini, suddivisi in comode rampe rese sicure da solide ringhiere e copertura antiscivolo, permettono di raggiungere il fondo al termine di una ripida e suggestiva galleria.   Il fondo e la Grande Caverna: A circa 80 metri di profondità si apre la parte più imponente della Grotta Gigante: la Grande Caverna. Si tratta di un unico vano naturale, reso spettacolare dalle dimensioni eccezionali: 98,50 metri di altezza, 167,60 di lunghezza e 76,30 di larghezza. Il punto più profondo raggiunto dal percorso turistico si trova a 101,10 metri di profondità rispetto all'ingresso. Attraversando la sala, la guida introduce il visitatore alla conoscenza del mondo sotterraneo, svelando i segreti della formazione delle cavità carsiche e della loro evoluzione. Le principali attrattive della Grande Caverna sono le stalagmiti, le stalattiti e le colate calcitiche, formate dal carbonato di calcio depositato dalle gocce d’acqua piovana che si infiltrano dalla volta. La stalagmite più imponente è la Colonna Ruggero, alta ben 12 metri. La sala è ulteriormente impreziosita dai suggestivi  colori naturali delle pareti, che presentano sfumature rossastre, bianche e grigie dovute alla presenza di differenti minerali. Al centro della caverna è visibile la stazione di ricerca geofisica che ospita sofisticate strumentazioni installate dall’Università degli Studi di Trieste e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale per lo studio dei movimenti della crosta terrestre.   La Sala dell’Altare: In questo vano minore si nota l’imbocco di un ramo secondario della grotta che, sviluppandosi con una serie articolata di pozzi verticali, scende per ben 160 metri raggiungendo la profondità di 250 metri sotto la superficie.   La risalita e l’uscita: Si risale dal fondo percorrendo il Sentiero Carlo Finocchiaro, inaugurato nel 1997 per raggiungere l’accesso della Grotta Gigante da cui scesero i primi esploratori nel 1840. La risalita è costituita da gradini comodi e regolari che si arrampicano sicuri e protetti su una ripida parete,  permettendo di godere di uno spettacolare panorama sull’intera cavità. Attraversato un breve tunnel artificiale si giunge al Belvedere, una terrazza interna alla grotta da cui potersi affacciare sul fondo da un’altezza di ben 95 metri. Da qui una breve galleria naturale porta, in lieve salita, a raggiungere l'uscita ormai vicina.